15. Oddio si, ti prego Leo ancora

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Lui

<<Scusa, c'è del caffè?>> balbetta qualcuno, con la voce assonnata.

Alzo gli occhi dal libro e vedo una ragazza con una maglietta di Star Wars che le ricade larga sulle gambe.

Ti sei divertito, Leo, stanotte.
Beato te.

Mi limito ad indicarle la cucina e torno a studiare.

<<Buongiorno Mat>> compare Leo, con la voce squillante. <<Vedo che hai conosciuto Beatrice, la mia amica>> fa, rivolgendosi alla sconosciuta.

Lei mi guarda e sorride, esitante.

<<Buongiorno>> rispondo, secco.

<<Cosa fai?>> chiede lui, totalmente indifferente al mio malumore.

Oh, niente di che. Cerco di studiare nonostante abbia dormito due ore scarse, dato che tu e la tua "amica" mi avete tenuto sveglio tutta la notte con i vostri versetti del cazzo.

<<Non si vede?>> ribatto. <<Fate meno casino la prossima volta. Mi sembrava di essere a letto con voi, non ho chiuso occhio>>

La ragazza trasalisce, imbarazzata.

<<Ignoralo>> dichiara Leo, sorridendo tranquillo e dirigendosi verso di lei. Le cinge il fianco con un braccio e lei sembra sciogliersi a quel contatto. <<Fa sempre lo stronzo e la mattina supera ogni record. Ma in realtà ha un cuore di panna>> continua, sghignazzando nella mia direzione.

Perfetto, ci mancava solo il trionfo dell'amore nella mia cucina.
Sto per vomitare cuori e orsetti di peluche.

Sbuffo e torno a concentrarmi sullo studio. Leo aiuta Beatrice con la colazione e poi insieme prendono posto dall'altro lato del tavolo, scambiandosi effusioni fastidiose da adolescenti in crisi ormonale e emettendo degli urletti strani di tanto in tanto.

No ma tranquilli, fate pure come se non fossi qui.

Dopo quello che mi pare un secolo e dopo aver fumato almeno tre sigarette, la figura di Giacomo compare in salotto. Con la voce impastata e strofinandosi gli occhi, esordisce. <<Cazzo Leo, la prossima volta scopatene una più silenziosa. Mi stava venendo voglia di unirmi a voi: oddio si, ti prego Leo ancora>> la imita, scoppiando in una fragorosa risata.

Mette a fuoco la stanza, si rende conto che la ragazza è ancora lì e lo fissa paonazza. <<Ah, buongiorno signorina. Piacere, Giacomo>> si presenta, porgendole la mano con un ghigno stampato in faccia.

Questo è scemo forte.

<<Beatrice>> risponde lei, con lo sguardo a terra.

<<Se vuoi posso essere io il tuo Dante, bellezza>> muove le sopracciglia su e giù, probabilmente tentando di apparire ammiccante.

Io non ci credo che l'ha detto davvero.
Sto per tagliarmi le orecchie.

<<Non fare caso neanche a lui. Sembra stronzo e lo è>> interviene Leo, ancora calmo.

<<Buongiorno cazzone>> dice Giacomo, rivolto a me.

Mi limito a ricambiare con un cenno. Lui mi supera, diretto verso la cucina. <<Senti, ma poi quella biondina l'hai più vista? Com'è che si chiamava?>> domanda, cercando qualcosa da mangiare.

Che palle, ora parte l'interrogatorio. Qualcuno venga a salvarmi.

<<Giada>> ribatto. <<E no, non l'ho più vista>>

<<Potresti chiederle di uscire>> afferma.

<<Si infatti Mat>> si intromette Leo, per un attimo distraendosi dalla sua dolce compagnia. <<Da quando tu e Cami avere rotto, non sei mai uscito ufficialmente con una tipa>>

Ecco, ci mancava solo lui.

<<E poi hai detto che è carina, nonostante fosse vestita come una suora>> conclude l'altro, afferrando un pacco di biscotti e masticandone uno rumorosamente.

Qualcuno mi dia una pistola.

<<Siete un'agenzia matrimoniale adesso? Non voglio uscire con nessuno>>

<<Ora chiedo il numero ad una mia amica>> mi ignora Giacomo.

Sono passati quattro giorni da quando ho visto Camilla in università.

Ho tentato di impegnare il tempo in ogni modo, cercando di resistere alla tentazione di presentarmi di nuovo al Red Lion o di mandarle l'ennesimo messaggio disperato in cui le dico che mi manca e che l'amo. Dopo essere stato ad una festa con Giacomo, di cui non ho ricordi nitidi, ho trascorso la domenica a fumare erba e a guardare film sugli zombie con Leo; il lunedì, incapace di concentrarmi sullo studio, mi sono rifugiato al Black Ink e Amilcare ha disegnato sulla mia coscia un enorme teschio messicano.

Non ho pensato a Giada, nè al nostro incontro. Ma ora, dopo aver pronunciato il suo nome, la curiosità su quella ragazza torna prepotentemente a farsi spazio nella mia testa.

<<È troppo chiedervi di farvi i cazzi vostri?>> faccio, accendendo un'altra sigaretta.

<<Chi è Giada?>> domanda l'amica di Leo, con fare complice.

La incenerisco con lo sguardo, diventa paonazza e torna a concentrarsi sull'interessantissima trama a quadri della tovaglia.

<<Ti sto inviando il numero, vedi di usarlo cazzone>> replica il mio amico, con un sorriso beffardo.

*

Continuo a rigirare nervosamente il telefono tra le mani. Sospiro, mi faccio coraggio e scrivo.

Ciao Giada. Sono Mattia.

Sono arrugginito per questo genere di cose. Sono anni che non tento un approccio di questo tipo con una ragazza. Con Camilla è andata diversamente: ci siamo conosciuti a scuola, durante l'occupazione, e l'ho conquistata giorno per giorno, vincendo la sua iniziale antipatia nei miei confronti. Alla fine, è stata lei a chiedermi di uscire: era già mia. Dopo di lei, sono stato a letto con qualcuna, ma nessuna ha avuto la pretesa di essere richiamata il giorno dopo. È stato sesso, puro e semplice sesso e per me andava bene così.

Lo schermo si illumina. Mattia chi?

Cazzo.

Mattia, quello della festa.

Penso alla sua risposta quella mattina al campus, quando non l'avevo riconosciuta.

Andiamo Signor Karma, è tutto qui? Puoi fare molto meglio di così.

Mi passo nervosamente una mano tra i capelli.

Si lo so. Ti stavo prendendo per il culo.

E poi, di nuovo.

Ce ne hai messo di tempo a trovare il mio numero.

Sembra divertente e le sono grato per aver reso il tutto più semplice.

Già. Non sono famoso per essere particolarmente sveglio.

Quindi, mi chiedi di uscire? Perchè in tal caso, la risposta è si. Scrive lei.

Sorrido tra me. Questa ragazza mi piace.

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