7. Ha detto un attimo

474 52 229
                                    

"Credi che tutte le eccezioni siano regole."

Lei

<<Buongiorno baby>> mi sussura Liam nell'orecchio. <<Io sto andando a lavoro, c'è del caffè e ho preso anche i biscotti che ti piacciono>>

<<Grazie>> sbiascico, con la bocca impastata dal sonno e accennandogli un sorriso, tenendo però gli occhi ancora chiusi.

<<Giuro che sto facendo uno sforzo immenso a non rimanere qui accanto a te. Sei bellissima>> afferma, baciandomi la fronte, e si allontana.

Cerco di aprire gli occhi e di mettere a fuoco ciò che mi circonda.

Liam è in piedi vicino allo specchio, mentre chiude il bottone sul polsino della camicia. Lo osservo: i capelli biondi sono tirati indietro, così da risaltare i suoi magnetici occhi azzurri; la camicia nasconde bene i tatuaggi e i muscoli, che di tanto in tanto guizzano al di sotto, seguendo ogni suo movimento.

È bellissimo.
Ed è mio.
Davvero inspiegabile.

È entrato nella mia vita per caso e in un momento in cui le mie certezze sembravano tutte vacillare. Mi ha corteggiata fin dal primo istante e alla fine ho ceduto al suo essere dolce e al contempo deciso; i suoi occhi e la sua sicurezza mi hanno stregata e senza neanche rendermene conto, ho tradito Mattia, quello che pensavo fosse l'amore della mia vita. Ho provato per mesi a giustificare me stessa per quel gesto: le cose tra me e lui non andavano bene da un po' ed era vero, ma questo non basta a placare il senso di colpa che mi opprime il petto.

Liam è il ragazzo perfetto: bello, sempre presente e comprensivo, romantico e passionale. E soprattutto, mi ama e me lo dimostra ogni giorno. Anch'io lo amo, ma c'è sempre qualcosa che mi impedisce di godermi a pieno quella felicità: semplicemente, io non me la merito perchè l'ho ottenuta facendo del male ad altri.

Facendo del male a Mattia.

<<Ciao amore mio>> mi dice di nuovo, stampandomi un bacio sulle labbra.

<<Ciao piccolo>> rispondo, ricambiando il bacio e tirandolo a me.

<<Cami non rendere tutto più difficile>> lo sento sorridere sulla mia bocca.

Lo lascio andare, controvoglia. <<Ti amo>> sussurra velocemente ed esce dalla camera.

Lo guardo sparire oltre la porta e mi rigetto sul letto.

Com'è possibile che le sue lenzuola profumino sempre di lavanda?

*

Dopo aver bevuto il caffè che Liam mi ha preparato e aver divorato una quantità indefinita dei miei biscotti preferiti, indosso i vestiti di ieri sera e mi dirigo verso casa. Infilo piano la chiave nella toppa e cerco di fare meno rumore possibile: entro nella mia stanza, già pregustando l'idea di rimettermi a letto, quando noto due sagome sotto le mie coperte.

<<Ma che cazzo!>> urlo, spaventata.

<<Non urlare Cami, ti prego>> lagna Luna, alzando di poco la testa e tenendosela tra le mani.

<<E questo chi è?>> chiedo, esterrefatta, indicando la figura accanto a lei.

Luna lo guarda con attenzione per diversi secondi e poi scrolla le spalle.

<<Credo che sia Giovanni>> risponde, con un tono indecifrabile.

Scoppio in una risata isterica. <<Per quale motivo siete nella mia camera, Lu?>> domando, dopo aver ripreso fiato.

<<Perchè Gigio ha vomitato nel mio letto e mi serviva un posto dove dormire>> dichiara, con noncuranza.

<<Si, certo un posto dove dormire>> sibilo, uscendo dalla stanza mentre lei riprende il suo posto sul cuscino.

Laveró le lenzuola con l'acido muriatico, credo.

Entro in cucina e trovo Luigi intento a preparare il caffè. <<Buongiorno Gigio>> esclamo, sorridendo.

<<Ho combinato un guaio stanotte, piccerè. Vuoi una tazzulella 'e cafè?>> mi chiede.

<<No, l'ho già preso da Liam. Grazie>>

<<Il mio è più buono. Ho pulito la casa stamattina>> fa, ma con aria colpevole.

<<Gigio, sono le otto e mezza. Luna è in stato comatoso con un tizio nel mio letto e mi ha detto che ieri sera le hai vomitato nel suo. A che ora ti sei svegliato e dov'è il tuo post-sbornia?>>

<<Mi sentivo in colpa>> sospira.

<<Ma chi è il tizio?>> indico verso la mia stanza, con fare cospiratorio.

<<Piccerè, misà che stavolta è seria la cosa>> esclama, illuminandosi un po'. <<È la terza volta che si vedono!>>

Mi spiega che si tratta del ragazzo da cui Luna è stata nelle ultime sere: si chiama Giovanni, fa il cuoco e sembra che lei si sia innamorata.

<<Ma allora siamo in ritardo! Non abbiamo ancora preparato gli inviti per il matrimonio e organizzato l'addio al nubilato>> scherzo, portandomi le mani sul volto.

<<Si, ah ah, divertente>> si intromette Luna, entrando in cucina e dandomi una gomitata.

Gigio le porge una tazzina di caffè con lo sguardo mortificato; apre la bocca per dire qualcosa ma viene interrotto da lei.

<<Non ci provare Luigi. Non basterà questo caffè, nè le tue infinite scuse di stanotte>> sentenzia.

<<Perdonami piccerè, ti prego. Ho lavato le lenzuola e ho pulito la tua stanza>> implora, mettendosi con le mani giunte davanti a lei, che per tutta risposta gira il viso dall'altra parte.

<<Dai Lu, non fare la stronza>> intervengo. <<E poi, dato che hai dormito nel mio letto con quel tipo, facendoci non so che cosa, direi che tu hai un debito con me. Quindi, se tu perdoni Gigio, io perdono te e non ti faccio lavare le mie lenzuola!>> dichiaro.

Luna sembra pensarci su, mentre Luigi la guarda come un cucciolo di cane bastonato: poi apre le braccia e lui vi si fionda. <<Abbraccio di gruppo!>> urla, tirandomi verso di loro. Tutti scoppiamo in una risata.

In questa casa siamo tutti pazzi.
Forse.

*

La giornata trascorre in fretta. Dopo aver cercato di ricostruire la serata precedente dei miei due coinquilini senza grandi risultati, faccio la conoscenza di Giovanni che ci prepara un pranzetto fantastico; mi sembra simpatico e mi riprometto, quindi, di consigliare a Luna di proseguire questa conoscenza. Passo il pomeriggio a studiare e alle sei mi preparo per andare a lavoro.

Alle dieci il locale inizia a riempirsi di ragazzi, in vena di fare festa. <<Piccoli bastardi, ma non hanno esami da preparare?>> si lamenta Tris, affiancando tre piccoli bicchieri per riempirli di tequila.

<<Spero che almeno lascino qualche mancia>> faccio io, battendo l'ennesimo scontrino alla cassa.

<<Mi dai tre birre, per favore?>> mi chiede un ragazzo.

<<Un attimo>> rispondo, preparando un altro ordine.

<<Sono venti minuti che aspetto, datti una mossa bella!>> ribatte lui, infastidito.

Lo ignoro, ma sento Tris insultarlo in dialetto. Accenno un sorrisetto.

<<Ma che cazzo ti ridi? Ti vuoi muovere?>> urla il ragazzo.

Sto per rispondergli per le rime, ma vengo anticipata.

<<Ha detto un attimo, coglione>> dice una voce maschile, che riconosco all'istante.

Alzo lo sguardo e la bottiglia di vodka che stringo nelle mani cade, rompendosi in mille pezzi.

Il mio posto nel mondoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora