17. Dannatamente sexy

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Lui

Un gruppetto di ragazzini, su di giri per il troppo alcol e eccitati dalla musica assordante, ridono e urlano entusiasti, spintonandosi tra loro. Mi faccio strada, allontanandone non troppo delicatamente uno di loro che mi è appena caduto addosso.

Mi chiedo per l'ennesima volta che cosa ci faccia in questo posto. Mi ero ripromesso di trascorrere la serata a studiare ma i miei buoni propositi sono stati vanificati dal mio coinquilino che, già alticcio, ha fatto irruzione nella mia stanza costringendomi a seguirlo in questo stupido locale.

<<Spiegami di nuovo per quale cazzo di motivo siamo qui>> domando a Giacomo, gridando per farmi sentire.

<<Perchè ho superato l'esame e devo festeggiare>> risponde, sorseggiando il suo terzo cocktail.

<<Ti rendi conto che sono passati quattro giorni e hai usato questa scusa per devastarti ogni sera?>>

Fa spallucce e torna a fissare la pista.

Uccidetemi.

Mi guardo attorno. Odio questo genere di locali: la musica, dal ritmo sempre uguale e ripetitivo, sembra risvegliare nella gente il desiderio di muoversi in maniera cadenzata. Le ragazze si spostano in branco, strusciandosi le une con le altre con fare sensuale, e i ragazzi girano loro intorno, come degli avvoltoi pronti ad agguantare una preda. Respiro profondamente e l'odore di fumo, misto a sudore, mi colpisce le narici: fa caldo e mi manca l'aria.

Mi avvicino al bancone, attirando l'attenzione del barista.

<<Un Negroni, per favore>> ordino.

Lo prepara velocemente e me lo porge. Bevo un sorso, tentando di mandare giù quella sensazione di malessere insieme all'alcol, ma non sembra funzionare.

<<Io torno a casa>> affermo, avvicinandomi al mio coinquilino, totalmente rapito da quella strana danza che io trovo soltanto sconcertante.

<<Come ti pare. Comunque stanno venendo delle mie amiche e c'è anche Giada>> mi informa.

Mi fermo a riflettere: quella ragazza mi intriga, ma l'ho già conosciuta in modalità festa e siamo finiti a scopare senza che mi ricordassi il suo nome. Se davvero devo andare avanti e smettere di pensare a Camilla, non voglio che il nostro primo appuntamento sia in questo posto: voglio parlare con lei, sapere cosa le piace e tentare di capire la sua persona.

<<Me ne vado>> ripeto, tirandogli una pacca sulla spalla e accingendomi all'uscita.

<<Cazzo Mat, guarda quella bionda laggiù>> esclama, trattenendomi per la maglietta e costringendomi a voltarmi di nuovo verso la pista.

Seguo con gli occhi la traiettoria indicata dal suo dito. Luna dimena i fianchi scatenata contro un tizio che sembra non capirci nulla e poco lontano riconosco un divertito Luigi Capasso che tenta di twerkare imitandola.

Poi la vedo.

Ehi, omino del bar cosa ci hai messo in quel Negroni?

Si dondola un po' sul posto tenendo il tempo, ridendo imbarazzata dai suoi amici, scuotendo i lunghi capelli neri che le ricadono sulla schiena in piccole onde delicate. Il seno è a stento trattenuto da un body con una profonda scollatura a V e i fianchi sono stretti da una gonna di pelle, che la fascia alla perfezione lasciando ben poco all'immaginazione. Il verde dei suoi occhi è accentuato da un trucco pesante e le sue labbra carnose sono dipinte di un rosso scuro.

Deglutisco, con la salivazione azzerata.

Probabilmente sono morto e mi trovo in paradiso.
O forse all'inferno, devo ancora capirlo.

<<Ma quella accanto? Guarda che tette!>> urla Giacomo, quasi in preda ad una crisi isterica.

<<È Camilla>> mi limito a dire, cercando di riacquistare un barlume di lucidità dopo questa visione.

<<Si lo so>> sogghigna. <<Non stavi andando via?>> alza un sopracciglio.

<<Vaffanculo>> gli tiro una gomitata.

*

Poso una piccola quantità di sale tra il pollice e l'indice e prendo una fetta di lime, utilizzando la stessa mano. Lecco il sale, mi porto il bicchierino vicino alle labbra e getto la testa all'indietro, lasciando che la tequila mi bruci la gola. Infine, do un morso al lime.

Scuoto la testa, tentando di liberarmi dal sapore che mi pervade la bocca.

<<Il prossimo giro lo offro io>> grida Giacomo, sventolando una banconota in faccia al barista infastidito.

Scusaci, omino del bar.

Quest'ultimo afferra stizzito il denaro, guardandolo torvo mentre si accascia sul suo bancone; affianca quattro piccoli bicchierini per riempirli con della vodka.

Mi guardo alle spalle, cercando con lo sguardo Camilla ma non la trovo nel punto dove l'ho vista l'ultima volta. Sono rimasto, incapace di allontanarmi sapendola lì, ma ho deciso di anestetizzare il mio malumore con l'alcol. Il mio amico è stato ben felice di accompagnarmi in questa impresa e dopo qualche shottino è già completamente ubriaco.

Forse anch'io inizio a vederci doppio.
Sigh.

<<Alle ragazze che ti sbattono in faccia le loro tette>> brinda Giacomo, alzando il bicchierino verso il mio.

Inizio a sentirmi la mente parecchio annebbiata. <<Agli amici stronzi e alle ex con il culo perfetto>> lo imito.

Ridiamo fragorosamente, prima di compiere il nostro rituale alcolico e in quel momento qualcosa dietro di me attira l'attenzione del mio coinquilino.

<<Ma ciao Camilla>> si stampa un sorriso sghembo.

Per poco non mi strozzo, voltandomi e trovandomela davanti. <<Ciao>> dico, tra un colpo di tosse e l'altro.

<<Ciao ragazzi>> replica lei. <<Grazie per il complimento>> mi fissa, con un'espressione compiaciuta.

Ha la fronte imperlata di sudore, una strana sicurezza negli occhi.

<<Questo è tuo?>> domanda indicando il bicchierino.

Mi limito ad annuire. Lo afferra, schiude le labbra e ne ingoia il contenuto tutto d'un fiato. Quindi, fa l'occhiolino nella mia direzione e mi stampa un bacio sulla guancia, prima di sparire tra la folla danzante.

Ormai è chiaro, sono all'inferno e lei è la mia tentazione.

<<Cazzo, mi sono innamorato>> sospira Giacomo.

<<Già>> rispondo.

È dannatamente sexy.

Ma sono io o in questo locale la temperatura è troppo alta?
Qualcuno accenda un ventilatore, grazie.

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