4. Odi et amo

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"Cos'è questa nostalgia,
Che mi consuma e perché."

Lui

<<Ma si può sapere che cazzo avete da urlare?>> dico a Giacomo e Leo, entrando in cucina mentre mi massaggio le tempie.

Il post-sbornia non mi lascia scampo, come sempre dopo una serata ad alto tasso alcolico. Mi metto subito alla ricerca delle uniche cose che mi potrebbero aiutare a riprendermi e ad affrontare la giornata: caffè e aspirina.

<<Buongiorno cazzone>> ghigna Giacomo, lanciandomi l'accendino che ha in mano.

<<Buongiorno>> rispondo, schivandolo e incenerendolo con lo sguardo.

<<Eri messo proprio male ieri sera>> dice Leo, nella voce una punta di preoccupazione. <<Stai bene?>>

<<Si. Se la smettete di parlarmi, dopo questo caffè, starò anche meglio>>

Non sono mai di buon umore la mattina appena sveglio, ma quando la sera prima ho esagerato con l'alcol, il cattivo umore si accentua, rendendomi davvero insopportabile. Camilla impazziva per questa cosa, mi rimproverava sempre, dicendomi che la mattina era il suo momento preferito della giornata e che il mio essere odioso glielo rovinava: adorava quando restavamo insieme nel letto.

E sentirla ridere mentre mi faceva i dispetti, per farmi svegliare, era il mio momento preferito della giornata.

Basta.

Butto giù l'aspirina, tentando di togliermi dalla testa questo stupido pensiero e, soprattutto, il suo sorriso.

Mi volto e vedo i miei due coinquilini che guardano foto di ragazze provocanti sui social e le commentano in maniera volgare.

<<Ma almeno ci provate? O vi limitate a guardare i loro profili come due maniaci sessuali?>> chiedo.

<<In realtà, questa bibbi03 mi ha appena messo un like ad una foto>> risponde Giacomo, compiaciuto.

<<Sembrate, anzi, siete patetici>> sospiro, guadagnandomi un dito medio alzato.

Giacomo e Leo sono i miei due migliori amici. Il primo, ventitre anni di arroganza, cerca di atteggiarsi da bad boy: alto, muscoloso e con i capelli sempre perfetti, ostenta una sicurezza che non gli appartiene; io, che lo conosco da quando eravamo bambini, so che quello è il suo modo di proteggersi dagli sguardi di disgusto di suo padre, che non lo ha mai amato, che non lo ha mai voluto. Il secondo, Leo, è il più piccolo della squad: capelli lunghi, una passione smisurata per i libri fantasy e un inguaribile romantico, piace alle ragazze che in lui vedono un cucciolo da proteggere e di cui prendersi cura; nonostante Giacomo non manchi mai di sfotterlo per questo, lui sembra a suo agio in questo ruolo e ne è felice.

Nella maggior parte dei casi, si comportano come due cretini, ma da sempre ci lega un rapporto fraterno e, come ci diciamo, ci getteremmo nel fuoco per salvarci l'un l'altro.

Qualunque cosa voglia dire questa stupida frase da film.

In quel momento, il telefono si illumina, attirando la mia attenzione. Mia madre, come al solito, mi ricorda di andare a lezione puntuale, sottolineando l'importanza dell'università e mio fratello mi ha scritto, lamentandosi di mia madre e delle sue manie di controllo. Per un attimo alzo gli occhi al cielo, come se entrambi potessero vedere la mia insofferenza a quelle parole; poi, però, la mia attenzione viene catturata dall'ultimo messaggio e improvvisamente mi sento la gola secca.

È di Camilla.

Ti prego, dimmi solo che stai bene e che non hai fatto qualche stronzata.

Ci metto un po' a ricollegare, ma mi ricordo della mia performance musicale della sera precedente. Le ho cantato una canzone, quella canzone.

Cazzo.

Le mie mani sono più veloci del mio cervello, ancora rallentato dalla sbornia. Senza neanche rendermene conto, scrivo: Ti importa davvero o vuoi solo ripulirti la coscienza?, e lo invio.

Ma che cosa vuole da me questa ragazza? Vuole farmi credere davvero di essere preoccupata per me, che le importi davvero di come sto, nonostante quello che mi ha fatto? Non sto bene, sono mesi che il dolore per averla persa mi consuma e lei lo sa benissimo.

Me la immagino. Seduta, i lunghi capelli neri a cingerle il bellissimo viso. I suoi occhi verdi, profondi e preoccupati, mentre le piccole dita digitano quel messaggio per permetterle di placare, almeno per oggi, il senso di colpa.

Sorrido tra me, ripensando a quando, al liceo, abbiamo deriso la Ruggiero, la professoressa di latino, che con trasporto ci aveva letto il carme 85 di Catullo:

"Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior".

Allora, mi era parsa un'enorme stronzata: come si può amare ed odiare una persona allo stesso tempo, avevo pensato? O si ama, o si odia: di certo non si può fare entrambe le cose insieme. Eppure, in questo momento, io mi sento esattamente così.

Odio Camilla per avermi fatto sperare, nonostante sia sempre stato l'anti-romanticismo, nel per sempre.

La odio perchè mi ha fatto scoprire la versione migliore di me, per poi abbandonarmi ai miei istinti peggiori.

La odio perchè sta con un altro che non merita niente della sua purezza, della sua bellezza e del suo amore per la vita.

La odio.

Ma la amo.

Cazzo se la amo.

<<Mat, guarda che tette questa>> grida Giacomo ormai rimasto solo, mostrandomi il suo telefono.

Mi sporgo un po' per dare un'occhiata. <<È la sorella di Leo, coglione>> e mi viene da ridere quando lo vedo sbiancare.

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