Erano le sei e mezzo di sera quando Jin decise di andare a bussare alla porta dei suoi due giovani vicini di casa per assicurarsi che stessero preparando qualcosa di sano e di commestibile da mangiare. S'era armato di un po' di spesa in ogni caso, pronto a provvedere come al solito a sfamarli con del cibo vero e non con qualche scatola preconfezionata.
Ad aprirgli fu un piccolo Yugyeom spaventato, che lo fece entrare sussurrandogli di non fare movimenti bruschi o di prendere tutto con leggerezza, almeno che non desiderasse una morta lenta e dolorosa.
Jin pensò che stesse facendo il drammatico come suo solito per qualcosa che aveva combinato a Kookie, ma quando mise piede in cucina capì subito che non stesse affatto scherzando.
Jungkook sedeva al tavolo con lo sguardo spento e fisso sulla sua adorata macchina fotografica ridotta parecchio male: l'aveva fatta cadere? Yugyeom gliela aveva spaccata? Era possibile che quei due ne combinassero sempre una.«Jungkookie, che è successo?» chiese apprensivo Jin, avvicinandosi al ragazzino e posandogli una mano sulla spalla.
Il moro sussultò al contatto, ma non reagì in maniera spropositata come aveva fatto con il suo coinquilino, forse perché il suo Hyung aveva capito quanto grave fosse la situazione, non come Yugy che lo aveva preso in giro ridendo a crepapelle, finché non era stato illuminato dalla luce divina e aveva capito che fosse meglio smorzarla se ci tenesse alla sua pelle.«Un idiota, un idiota con i capelli arancioni mi è finito addosso e la macchina fotografica è caduta a terra, non si accende più e ... inoltre se n'è andato dicendomi che avrebbe pagato la riparazione, ma non so il suo nome e lui non sa il mio e questo vuol dire soltanto una cosa: mi ha lasciato nella merda! Come posso dirlo ai miei? Dove trovo i soldi per aggiustarla? Dove trovo quel Mandarino!?».
Jin a quell'ultima domanda rimase qualche secondo perplesso: perché Jungkook doveva trovare un mandarino? Yugyeom alzò le spalle in sua direzione, confuso quanto il loro Hyung e Jungkook, invece di rispondere ai suoi dubbi, poggiò la testa sul tavolo e si lasciò andare ad un verso di disappunto.
«Jungkookie, troveremo il modo, okay? Hai detto che ha i capelli arancioni, dubito che qui abbiano tutti i capelli di quel colore, quindi basterà tenere gli occhi aperti e il primo che lo vede lo ferma, uhm? Nel frattempo porta la macchina fotografica a far aggiustare e una volta che sai il prezzo vediamo come fare.»
Il moro annuì e nel farlo sbatté delicatamente la testa contro la superficie del tavolo, Yugyeom voleva scoppiare a ridere, ma Jin gli lanciò un'occhiataccia intimandogli di non azzardarsi a farlo o lo avrebbe ucciso lui.
«Parliamo d'altro, va bene? Com'è andato il tuo primo giorno allo studio?».
Jungkook sembrò riprendersi un po', tornò a sedersi composto e seguì con lo sguardo il suo Hyung che poggiava una borsa della spesa sull'isola della cucina e iniziava a tirare fuori delle verdure e della carne - Yugyeom sorrise a quella vista, d'altronde il loro frigorifero era vuoto e l'idea di mangiare ramen per l'ennesima volta non lo faceva impazzire.
Jin Hyung era la loro salvezza.«Bene, Taehyung mi ha mostrato l'intero edificio e ho conosciuto il fotografo per cui lavoreremo e sapete chi è? Jackson Wang!».
Il moro era così entusiasta e gli altri due ragazzi si guardarono nuovamente confusi: e ora questo chi era!?
Jungkook intuendo il loro disagio si sbrigò a spiegare che fosse un fotografo molto giovane, aveva appena ventiquattro anni, ma che fosse già diventato molto famoso e che i suoi lavori fossero spettacolari. Non intendendosi di fotografia gli altri due annuirono alle sue parole, non volendo indagare oltre.
La cena passò velocemente, la carcassa della macchina fotografica venne spostata in camera di Kookie e la conversazione si spostò su argomenti più leggeri, anche se il moro continuava a tornare lì con la mente: un po' alla sua macchina fotografica, un po' al ragazzo dai capelli arancioni - il solo pensiero di quest'ultimo lo faceva innervosire, se ripensava con che sfrontatezza lo avesse trattato gli veniva voglia di picchiare qualcuno.