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Jungkook seguì a qualche passo di distanza il ragazzo dai capelli arancioni, era diviso fra lo sconforto e la rabbia: avrebbe voluto uccidere quel ragazzo, ma allo stesso tempo sapeva che non potesse farlo perché aveva bisogno che risolvesse il danno che aveva combinato.

«Sei silenzioso.» mormorò il ragazzo con i capelli arancioni, buttando un'occhiata alle sue spalle osservando se il ragazzino lo stesse ancora seguendo.

«Sto cercando di trattenermi dallo strozzarti.» sussurrò acidamente, mentre tra le mani teneva ancora la sua adorata macchina fotografica.
Jimin alzò gli occhi al cielo e lo strattonò da un polso per farlo entrare in un piccolo bar. Non distava molto da casa sua, ma di portarlo lì proprio non gli andava, già immaginava Yoongi e Taehyung saltellare per casa come delle ragazzine e poi non voleva che il moro sapesse che fosse amico del suo collega, non osava nemmeno immaginare cosa sarebbe potuto accadere in quel caso.

«Cosa posso portarvi?».

Una ragazza dai lunghi capelli castani si era avvicinata velocemente al loro tavolo e alternava lo sguardo dal moro, che sembrava cercasse in ogni modo di calmarsi, al ragazzo dai capelli arancioni, che si era voltato verso di lei con un sorriso accattivante in volto.

«Per me un caffè freddo.» sussurrò ammiccando in direzione della cameriera e facendola arrossire, mentre il moro lo osservava con un sopracciglio inarcato: seriamente stava flirtando con lei invece di parlarle di cose più sensate? Tipo la sua stramaledetta macchina fotografica!

«Per me un succo di frutta alla pesca.»

La ragazza annuì e sparì velocemente, sentendo su di sé lo sguardo penetrante del ragazzo dai capelli colorati.
Jungkook sbuffò richiamando l'attenzione del ragazzo.

«Potresti evitare? O almeno farlo dopo, quando me ne andrò.» sussurrò infastidito il moro, incrociando le braccia al petto.

«Fare cosa? Non ho intenzione di chiederle il numero o di uscire, non mi interessano le ragazze.»

Jungkook strabuzzò gli occhi per due motivi: primo, aveva ammesso di non essere etero con una tranquillità tale che lui nemmeno dopo anni ancora possedeva, secondo motivo e forse il più sconvolgente, perché diamine ci stava provando allora!?
Jimin sembrò intuire quello che gli passava per la testa e rise divertito passandosi una mano fra i capelli: Jungkook pensò fosse irritante.

«Uhm, così ... Mi diverte.» sussurrò alzando le spalle poco interessato e poco dopo la cameriera portò loro le ordinazioni, ricevendo l'ennesimo sorriso provocante da parte del maggiore.

«Così la ferisci, lo sai?».

Jungkook pensava che fosse un comportamento da stupidi e da bambini, ma l'arancione non era dello stesso avviso.

«Ferirla? Non gli ho chiesto di sposarmi per poi mollarla all'altare, semplicemente le ho regalato qualche sorriso, tornerà a casa pensando di aver fatto colpo, ma probabilmente non mi vedrà più ed io sarò soltanto stato l'ennesimo cliente carino, che le ha riservato un'occhiata in più. Fine.»

Jungkook si morse la lingua pur di non rispondergli e cercò di concentrarsi su altro, ovvero la sua adorata macchina fotografica.

«Cosa pensi di fare per questa?» domandò indicando l'oggetto sul tavolo accanto a lui e Jimin alzò nuovamente le spalle.

«Non ne ho idea, quanto costa?».

Il moro trovava irritante quel ragazzo ogni secondo di più, il suo tono strafottente, il modo in cui sembrava che non gli importasse nulla ... Avrebbe voluto tirargli un pugno.

«Troppo, fottutamente troppo! Ora non ricordo esattamente, prova a cercare il modello! I miei genitori hanno fatto i salti mortali per potermela regalare.» lo incitò il moro, così svogliatamente Jimin afferrò il suo cellulare e cercò su internet il modello della macchina fotografica.
Rimase a fissare la pagina internet con gli occhi fuori dalle orbite.
No. Lui non aveva tutti quei fottuti soldi.

«Ehm ... Non esiste, io non ho tutti questi soldi e poi, se volessimo proprio essere del tutto sinceri, io non l'ho fatta cadere: è scivolata a te di mano.»

Jungkook sbarrò gli occhi a quella risposta, stava scherzando vero?

«Mi stai prendendo per il culo, vero!? Tu mi sei finito addosso, tu me l'hai fatta scivolare di mano!».

Jimin sospirò e alzò le spalle.

«Hai letto il prezzo? Dove pensi che io trovi tutti questi soldi? Non ci penso minimamente.» dichiarò serio, incrociando le braccia al petto.
Jungkook spalancò la bocca sotto shock.
Non era serio, vero? Lo stava prendendo in giro, giusto?
Ora gli avrebbe detto che avrebbe ripagato i danni e fine della storia.

«Senti, Mandarino, questa macchina fotografica è tutta la mai vita, ci devo lavorare con questa, inoltre non devi ricomprarmela nuova - a meno che non sia irreparabile; proverò a portarla ad aggiustare e sentirò quanto mi chiedono, poi ti farò sapere.»

Jimin storse il naso a quel soprannome fastidioso, ma il discorso del ragazzino non faceva una piega.
Poteva acconsentire, ma dentro di sé si ripeteva che anche la riparazione sarebbe costata parecchio e se avesse accettato, in caso fosse stato impossibile aggiustarla, si sarebbe ritrovato anche a dovergliela ricomprare.
Maledizione a lui e alla sua sbadataggine.

«Perché non la tenevi dentro quelle cazzo di custodie apposite! Alla fine è anche colpa tua!».

Jungkook stava iniziando seriamente a contemplare l'idea di picchiarlo, ma prese un profondo respiro e cercò di calmarsi.

«Perché stavo scattando una fotografia, magari? Senti, sono affari miei cosa effettivamente stessi facendo, quindi torniamo a noi: ripagherai i danni.»

Jimin alzò gli occhi al cielo e poggiò le mani sul tavolo, sporgendosi verso di lui. Kookie arrossì e non ne capì il motivo: era solo un arrogante alto un metro e mezzo.

«E chi mi assicura che tu non stessi aspettando proprio qualcuno per farla cadere e guadagnarci qualcosa?».

Jimin sapeva che fosse impossibile, d'altronde sapeva che lavorasse con Taehyung, ma questo il ragazzino non lo sapeva, quindi poteva prendersi gioco di lui ancora per un po'.

«Stai insinuando che io avrei mandato a puttane la mia adorata macchina fotografica volontariamente!? Ma tu sei tutto scemo!».

Il maggiore avrebbe voluto ridere della sua espressione, ma cercò di trattenersi per evitare di venire picchiato seriamente da quel ragazzino.
Bevve velocemente il suo caffè, lasciò un paio di banconote sul tavolo e si alzò in piedi sbadigliando.

«Io ora devo andare, mi faccio vivo io, tu intanto porta quella a far vedere da qualcuno di competenza.»

Detto ciò il ragazzo dai capelli arancioni lasciò il locale, mentre Jungkook rimaneva a fissare i soldi sul tavolo nuovamente in stato di shock.

Come cavolo avrebbe fatto a contattarlo se non sapevano l'uno il nome dell'altro!?

«Merda!».

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