6. Pistole e Proiettili

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Mentre passeggiavano lungo il parco, lui si voltò per baciarla. «No, non qui», e lo respinse con delicatezza. «Portami da te». Attraversarono la strada camminando veloci, a tratti si guardavano e si sorridevano, eccitati all'idea che a breve si sarebbero avvinghiati come due perfetti innamorati tra lenzuola di cotone bianche. Salirono gli scalini di marmo ed entrarono nel grande e lussuoso edificio, sparendo in un ascensore il cui accesso era consentito a una ristretta cerchia di persone grazie a una carta magnetica. Lui non aveva mollato la mano di Serafina per tutto il tempo. Era chiaro quanto la desiderasse. Quando si fermarono davanti a una porta, lui rallentò i movimenti, come se volesse assaporare ancora l'eccitante sensazione dell'attesa. Una volta entrati, Serafina si appoggiò con la schiena al muro e sospirò.
«Devo assolutamente togliermi queste scarpe!».
«E perché indossi scarpe così scomode?», le chiese mentre si chinava per aiutarla a toglierle.
«Sono stupende e il loro posto è ai piedi di una donna e non in una vetrina per essere ammirate».
Il ragazzo si rialzò e avvicinò il viso al suo. «Se meritano di stare ai piedi di una donna, perché ora non le vuoi più?». Le sue labbra sfiorarono quelle di Serafina che non lo respinse, ma accolse quel bacio come fosse il primo che riceveva, quello che ogni ragazza attende con ansia e desiderio, ma poi si scostò di scatto. «Sono costretta a togliermi le scarpe perché limitano l'equilibrio e per ucciderti devo riuscire a stare in piedi!». Con un'inaspettata violenza, spinse il ragazzo contro il muro facendolo cadere a terra, poi si chinò su di lui e lo colpì al viso ripetutamente, fino quasi a farlo svenire.
«Allora, caro Giuseppe, veniamo al vero scopo di questo appuntamento. Dove nascondi i soldi? So che ci sono, per cui non farmi perdere tempo», disse mentre si spogliava dell'aderente tubino per indossare indumenti scuri che recuperò dalla sua borsa. Giuseppe si sollevò a fatica, visibilmente stordito ma anche spaventato.
«Svelto, dammi i soldi, c'è un trafficante d'armi che mi aspetta».
«Si può sapere chi diavolo sei?».
«Non è importante chi io sia, se non vuoi soffrire ti conviene darmi subito ciò che ti ho chiesto. Non sto scherzando». Giuseppe si ritrovò con una pistola puntata contro. Tremava, il sangue sul viso colava lento dal labbro rotto fino al collo. Indicò un armadio e Serafina gli fece cenno di avvicinarsi. Scostò una pila di t-shirt rivelando la presenza di una cassaforte e inserì il codice per sbloccarla. Nel sentire un suono che indicava la sua apertura, Serafina lo fece allontanare e controllò il suo contenuto. Un diabolico sorriso prese posto sul suo viso. Prelevò tutto ciò che vi era all'interno, poi si voltò verso Giuseppe, il braccio sollevato che impugnava la pistola.
«Aspetta! Avevi detto che non avrei sofferto!».
«Infatti ti sparo un colpo dritto in fronte, non soffrirai. Promesso».
Il ragazzo cadde a terra, morto, e in quel momento il suo cellulare squillò.
«La merce è stata consegnata».
«Sto arrivando».
«Hai tutti i soldi?».
«Certo! Avvisate Manny che sto arrivando».

John Wick - In Omnia ParatusDove le storie prendono vita. Scoprilo ora