8. Warehouse Bockton

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John correva lungo le strade di New York, di fianco a lui il suo fedele cane. Si sentiva osservato e minacciato dagli sguardi che incontrava, ma aveva ancora un'ora, forse meno, per potersi preparare a un destino ormai segnato. Aveva detto a Winston che li avrebbe uccisi tutti, tutti quanti, e quello al momento era il suo unico piano. Ma era vero anche che aveva bisogno di armi, di prepararsi a un evento epico e unico nel mondo della criminalità. La morte di un membro della Gran Tavola di così grande rilievo gli sarebbe costata la vita, ma lui aveva intenzione di lottare fino all'ultimo, e lo avrebbe fatto. Corse lungo le strade trafficate di New York, addentrandosi nei quartieri meno affollati, cercando di non dare nell'occhio. Per un attimo pensò di non avere speranze. Le porte del Continental gli erano state proibite.
Era solo. Solo contro tutti.

«John!», gridò una voce. Si fermò di scatto, guardando verso la sua sinistra. Una mano gli fece cenno di avvicinarsi. Rimase perplesso per qualche secondo, poi quando riconobbe quella figura che lo chiamava, rilassò lo sguardo. «Che cosa ci fai qui, Aurelio?». L'uomo lo guardò senza rispondere, partendo in quarta verso il magazzino che Serafina gli aveva indicato.
«Dove stiamo andando?».
«Ti sto salvando. Ti porto in un posto. Lì sarai al sicuro».
Attraversarono una New York improvvisamente taciturna e per un istante John pensò che tutti si fossero ritirati, ma solo per prepararsi a uno scontro inevitabile. All'improvviso, ruppe la tensione, strappando un piccolo sorriso ad Aurelio.
«E la mia auto?».
«John, quando me l'hai data era un disastro e non siamo migliorati molto, ma vedrai che la guiderai presto, solo promettimi una cosa questa volta...».
«Trattala meglio, guarda che si offendono persino le auto.

Quando arrivarono al magazzino, Aurelio si affrettò ad aprire il portone che gli era stato indicato. John lo seguiva senza smettere di guardarsi attorno con sospetto. Salirono un paio di rampe di scale fino a giungere in una grande stanza dai muri erano grigi e anneriti. Le finestre erano intatte, ad eccezione di quelle più in alto, vittime forse di qualche palla da baseball lanciata per gioco. Aurelio non conosceva quel posto, ma sembrava muoversi con naturalezza. Serafina lo aveva informato di tutto ciò che doveva sapere. Si guardarono entrambi straniti: poco distante, in un angolo, un arsenale di armi in bella vista e di fianco, una serie di completi scuri.
«Aurelio, ma che posto è questo?», chiese John, l'aria sempre più sospetta. L'uomo trovò una bottiglia di whiskey e dei bicchieri, si sedette su uno sgabello davanti a un tavolo e fece segno a John di raggiungerlo, avvicinando uno sgabello anche per lui.
«John, non so chi sia questa persona. All'inizio ero riluttante nel seguire le sue istruzioni, ma poco prima avevo letto il messaggio della tua scomunica ufficiale. Insomma, ho seguito l'istinto e di certo non avevi molte alternative. Se non ti avessi salvato poco fa, chissà dove saresti ora». Bevve un lungo sorso di whiskey, poi continuò a parlare, e questa volta lo fissò dritto negli occhi.
«Non so se sia un bene o un male, so solo che questa ragazza ti vuole vivo, John, e diavolo se hai bisogno di protezione ora!».
«Una ragazza? Di chi si tratta?», chiese curioso ma senza abbandonare l'aria sospetta.
«Non so nulla di lei, mai vista. Mi contatta da un cellulare, ma non riesco a chiamarla. È impostato solo per ricevere chiamate».
«Quindi una misteriosa ragazza sta cercando di proteggermi, ma a che scopo?».
«John, puoi anche provare a rintracciarla, ma ora mi concentrerei su come sopravvivere alla Gran Tavola e a un esercito di killer che ti vogliono morto per incassare ben quattordici milioni di dollari. Sono tanti soldi, John! Ma che ti è saltato in mente?», e si riempì il bicchiere con dell'altro whiskey.
«Hai ragione. Devo tornare là fuori e fare ciò che ho detto che farò. Ucciderò tutti quanti, fino all'ultimo killer se necessario». Sollevò il bicchiere in aria, fissando il suo contenuto. Pensò a quel miracoloso passaggio, ad Aurelio, ma soprattutto a quella misteriosa ragazza che lo stava aiutando a sopravvivere. Non era certo una cosa positiva. Chi si celava dietro a quel gesto? Bowery King? Winston? Vuotò il bicchiere, poi si tolse la giacca e ne prese una pulita.
«Devo chiederti un favore». Non ci fu bisogno di dire altro, Aurelio gli sorrise e disse: «Non preoccuparti, John, ci penso io al cane».

John Wick - In Omnia ParatusDove le storie prendono vita. Scoprilo ora