Forse doveva passare più tempo. Forse le dosi erano sbagliate. Forse assumeva farmaci che interferivano con ciò che le aveva fatto ingerire a sua insaputa. Serafina non era sicura del perché Helen fosse ancora viva. Aveva seguito scrupolosamente le istruzioni che Ray le aveva passato. Quel medico – quello strano medico dall'aspetto ridicolo ma pieno di terrificanti risorse – aveva fornito a Ray il mix letale perfetto, ma bisognava somministrarlo poco alla volta e Serafina pensò che di pazienza ne aveva avuta già abbastanza. Sedeva sul divano davanti alla televisione, senza nemmeno guardarla. La stanza illuminata da una debole luce proveniente da una lampada a un metro da lei. Era molto nervosa e nemmeno la canna che fumava sembrava darle pace. Aveva aspettato così tanto di poter vendicare Maksimilian. Tutti quegli anni ad allenarsi, a diventare rapida e sicura delle sue azioni, perfida e letale per poi scoprire che era tutto inutile: John era uscito dal giro, ma poi aveva capito che il modo migliore per vendicarsi non era ficcargli una pallottola in testa, ma togliergli la cosa più preziosa che aveva, ovvero la sua cara moglie Helen. Eppure, anche quel suo piano non sembrava funzionare. Aveva intuito che la donna non stesse bene e che quindi quella sostanza somministratale a sua insaputa stava avendo effetto, ma avrebbe dovuto già essere morta e sepolta. Serafina non si dava pace, ma per fortuna, a rompere quei pensieri che la tormentavano, fu l'arrivo di Ray. Non appena il campanello era suonato, si era fiondata all'ingresso, spalancando la porta.
«Ray, non funziona!». L'uomo sbuffò, appoggiandosi allo stipite della porta.
«Hai intenzione di farmi entrare o no?».
«Sta passando più tempo del previsto, Ray. Non era ciò che mi ha detto quel medico».
«Ci sono diverse variabili da considerare, lo sai bene. Sii paziente, vedrai che avrai la tua vendetta». Si guardò attorno, raggiungendo il frigorifero per prendere una birra. «Che atmosfera da funerale. Sei proprio in lutto! Sai cosa ti ci vorrebbe? Un hobby!», disse sorridendo, ma Serafina lo fissò seria e lentamente raggiunse un tavolo, si sedette e sollevò un telo, rivelando una dozzina di pistole, alcune pulite e smontate. Ray scosse il capo.
«Serafina...».
«Vattene!». Ray fece un lungo sospiro e nel momento in cui si voltò per appoggiare la birra sul mobile della cucina, lei gli si scagliò contro, facendogli sbattere la testa contro il frigorifero. Iniziarono a lottare: lei lo colpiva di continuo, era una vera furia. Lui parava i colpi cercando di fermarla. Il minuto che lottarono sembrò non avere fine, ma poi quando i loro visi si sfiorarono, lei mollò di colpo la presa. Forse stanca, forse consapevole dell'inutilità di quella fatica. Tornò a sedersi e a pulire una delle sue pistole. Ray si avvicinò. «Sei brava a combattere, ma una cosa che non hai ancora acquisito è la pazienza e ciò sarà la tua rovina». Appoggiò una mano alla sua, ma lei lo allontanò di scatto. Si alzò e fece per dargli uno schiaffo, ma questa volta Ray anticipò la sua mossa e la mise spalle al muro, impedendole di muoversi. Serafina si dimenava ma non riusciva a liberarsi dalla presa. I loro occhi si fissarono, i visi erano a pochi centimetri l'uno dall'altro. Ray poteva vedere chiaramente la rabbia che abitava nei suoi occhi, poi le diede uno schiaffo, le abbassò le mutande e si sbottonò i pantaloni. La sollevò e la penetrò con forza. Serafina non reagì, ma lo accolse dentro di lei stringendosi alle sue spalle e per tutto il tempo non lo lasciò andare. Non disse nulla, era chiaro che quella sera non voleva rimanere sola.
Quando Serafina aprì gli occhi, la luce del sole illuminava parte della camera da letto. La carta da parati era orribile e per un secondo Serafina pensò che per come stavano andando le cose, avrebbe potuto dedicarsi ad arredare a nuovo quell'appartamento. Scosse la testa e si voltò, incontrando lo sguardo di Ray.
«Che hai da guardare?».
«Non ti ho mai visto dormire. È l'unico momento in cui non sei incazzata col mondo».
Serafina si alzò, indossando una lunga maglia nera. «Faccio il caffè».Quando raggiunse il soggiorno, la osservò trafficare con tazze e cucchiai. A vederla così non aveva proprio l'aspetto di un'assassina, eppure lo era e solo grazie a lui. Fece qualche passo in avanti e in quel momento una foto catturò la sua attenzione. Una ragazza dall'aria cupa, capelli castani e corti, un insieme androgino, occhi di ghiaccio. La riconobbe subito, era Ares. Serafina aveva imparato a maneggiare le lame grazie a lei ed era più che sicuro che ci fosse stato qualcosa di più di un semplice addestramento, ma Serafina non ne aveva mai parlato. Solo, ogni volta che guardava quella foto, il suo sguardo mutava completamente, come se perdesse un pezzo di anima poco alla volta.
Ray prese un pezzo di carta, scrisse qualcosa, e glielo porse, poi si avvicinò alla porta.
«Che cos'è?», chiese Serafina.
«Prova a correggere la formula con queste indicazioni, ma non ti prometto che funzionerà...», e se ne andò senza dire altro. Serafina fissò il pezzo di carta, era perplessa, ma poi guardò l'ora e si affrettò a prepararsi. Non poteva perdere l'occasione di incontrare Helen e mettere subito in atto un nuovo piano.
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John Wick - In Omnia Paratus
FanficJohn Wick è un uomo braccato. Dopo aver violato le regole del mondo degli assassini, è stato scomunicato e ora ha una taglia milionaria sulla sua testa. In "Parabellum", il terzo capitolo della saga, seguiamo le avventure di John [creato da Derek Ko...