19. Il Continental

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Non appena si fermarono davanti al Continental, Serafina scese dall'auto con fare sicuro, raggiungendo l'ingresso quando, come anticipato da Cassian, fu fermata da una guardia vestita con un'impeccabile uniforme. «Signorina, non credo sia autorizzata a entrare. In ogni caso dovrà prima essere perquisita». Serafina fissò l'uomo come se le avesse appena parlato in una lingua che non comprendeva. «È meglio che tu mi faccia passare, fidati», rispose con fare presuntuoso, pronta a scagliare un pugno se l'avesse anche solo sfiorata. La guardia aprì la porta, ma le fece cenno di non muoversi. Guardò verso la reception e incontrò lo sguardo di Charon che in piedi, dietro al bancone, fissava curioso la scena, anche se il suo sguardo criptico non lasciava trapelare alcuna emozione. Fece un debole cenno con la testa e la guardia diede il permesso a Serafina di entrare. «Signorina, deve essere perquisita, altrimenti non potrà accedere alla struttura. Se volesse gentilmente...», ma Charon non arrivò a terminare la frase, che Serafina lo prese in parola, forse fin troppo. Si tolse gli indumenti, rimanendo solo in intimo e con gli anfibi ai piedi, poi lo fissò dritta negli occhi, l'aria di chi ha la presunzione di avere diritto su tutto.
«Come vedi mio caro Charon, sono innocua! Potresti farmi avere del bourbon e chiamare il signor Winston? Grazie». Sfoggiò un inquietante sorriso mentre l'uomo, sempre impassibile a ogni suo movimento e parola, sollevava il ricevitore. «Nel frattempo, se vuole consegnarmi l'arma che ha dietro alla schiena, gliene sarei molto grato». A quelle parole, il falso sorriso di Serafina sparì per lasciare spazio a una vera e propria smorfia. Portò una mano alla schiena e la appoggiò con una certa violenza contro il bancone. «Contento?», gli chiese non appena appoggiò un pugnale davanti a lui. «Signore, c'è una persona per lei qui alla reception e...». Si interruppe scostando la cornetta per chiederle il nome. «Il signor Winston sa chi sono, ma se vuoi rinfrescargli la memoria, digli che sono un lavoro non finito di John Wick».

Serafina entrò in quello che sembrava una sorta di club. Il lungo bancone bar, il palco per i musicisti, tavolini e sedie di gran classe come le bottiglie che pavoneggiavano sulle impeccabili mensole in vetro. E in un angolo, impegnato a leggere quello che sembrava essere un giornale, c'era Winston. Non appena fu a pochi passi da lui, si fermò, in attesa che le desse udienza. L'uomo chiuse lentamente il giornale e la fissò nel suo abbigliamento nero e di pelle, troppo banale, ma perfetto per lei.
«E così tu saresti un lavoro incompleto di John Wick? Strano da parte sua perdersi in dettagli, ma se sei chi penso che tu sia, allora forse tutto ha un senso», disse guardandola divertito, come se avesse appena sentito una barzelletta. «Sono Serafina, lavoravo per Maksimilian Patrovich, ma non sono qui per fare una bella chiacchierata. Facciamola breve, Winston. Hai una cosa che mi serve e la voglio ora!».
«E sentiamo, che cosa avrei di così importante per te?».
«Voglio la lista delle persone che si sono registrate al Continental nelle ultime quattro ore».
«Allora è opera tua quel messaggio, i miei complimenti!».
«Roba da poco, ma come avrai capito, non ho tempo da perdere, per cui se vuoi gentilmente farmi avere quella lista, sarò lieta di levarmi di torno e tornare al mio lavoro». L'uomo la fissò con uno sguardo diverso. Era chiaro che si stesse seccando della sua presenza e fosse stanco dei suoi giochetti. Si sistemò più comodamente sulla poltrona, tolse gli occhiali e la guardò dritto negli occhi. «Sono spiacente, ragazzina, ma non posso concedertelo. Qui al Continental abbiamo delle regole e tuteliamo i nostri clienti. Sono più che sicuro che capirai. Ti faccio accompagnare all'uscita e a proposito, se volessi tornare a salutarci, pensaci bene prima di farlo: la prossima volta non riceverai lo stesso trattamento». Serafina digrignò i denti, pronta a scoppiare. Detestava non ottenere ciò che voleva ma sapeva molto bene che Winston era tosto e non poteva commettere ulteriori errori. «Bevi il tuo bourbon e vattene, Serafina. È la cosa più giusta da fare e non credo di doverti ricordare dove ti trovi. Persino un killer senza regole come te verrebbe adeguatamente punito per qualsiasi azione che mini il Continental e i suoi clienti». Il viso divertito riaffiorò così d'improvviso, che Serafina bevve il whiskey tutto d'un sorso, poi sbatte il bicchiere sul tavolo e si alzò senza degnarlo di un saluto, impaziente di raggiungere l'uscita.

«Deduco che non sia andata bene», disse Cassian, avviando il motore dell'auto. «Quindi, dove andiamo ora?». Serafina appoggiò la testa al finestrino, apparentemente sconsolata e poi, con un filo di voce, gli rispose. «Saranno i proiettili a dirci quale direzione prendere, non ci resta che aspettare...».

John Wick - In Omnia ParatusDove le storie prendono vita. Scoprilo ora