41. Fino all'ultimo Killer

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John lottava contemporaneamente con due killer. La camicia era strappata, la giacca sporca ma stranamente ancora integra. Si ritrovò in ginocchio a tenere testa ad un killer piuttosto insistente, mentre l'altro impugnò una pistola puntandogliela contro, ma non fece in tempo a sparare che Serafina lo investì con l'auto. John a quel punto riuscì a riprendere possesso della pistola e con tre colpi uccise il killer. "Sali!" gli gridò contro Serafina. Lui non esitò e salì subito in auto. Serafina stava guidando come una pazza per cercare di allontanarsi da quel posto. Raggiunsero la zona in costruzione, ma furono individuati da un auto che iniziò ad inseguirli. Serafina cercò di seminarla, ma inutilmente. L'auto gli stava costantemente alle costole. "Torna indietro" disse John. Serafina lo guardò, ma non chiese spiegazioni. Era evidente che John sapesse cosa fare. Serafina si allontanò dalla zona in costruzione e tornò verso il centro del cantiere portuale. John uscì dal finestrino e sparò, mirando ad una gomma.

L'auto dietro di loro iniziò a perdere il controllo ma continuò a seguirli. A quel punto disse a Serafina di girarsi completamente e quando lo fece, senza smettere di guidare, lui sparòuna serie di colpi, facendo finire l'auto contro un container. Serafina si fermò senza spegnere il motore, ma si ritrovò a dover ripartire perché ora due suv li stavano raggiungendo. Era come se i killer si fossero alleati a gruppi pur di raggiungerli ed ucciderli. "Cazzo!" esclamò lei girando l'auto e ripartendo a gran velocità. "Dobbiamo uscire da questo posto" disse mentre John cercava dei proiettili sul sedile posteriore. "Dove sono le munizioni?" chiese scocciato. "Nel baule..." disse Serafina seccata a sua volta. "Dammi la tua pistola". 

Serafina lo fissò titubante, ma poi cedette e gliela diede. Ora il suv era uno solo ad inseguirli e sicuramente l'altro sarebbe scattato fuori all'improvviso, bloccandoli. Serafina cercò di individuarlo senza perdere di vista la strada. John sparò un paio di colpi ma fu costretto a rientrare in auto perché dal suv partì una raffica dispari che pareva non finire mai. "Dobbiamo fermarli in qualche modo!" disse Serafina, guardando dritto davanti a lei e pensando ad una soluzione. Cercò di accelerare il più possibile, ma il suv era sempre dietro a loro. Giravano all'impazzata tra i container, ma era impossibile sparire dalla loro vista.

John si voltò e vide un uomo uscire dal finestrino impugnando un'arma di dimensioni notevoli, pronto a colpirli. "Cazzo!". Ora era lui ad esclamarlo. "Che cosa c'è?" chiese Serafina sempre più scocciata. "Accelera!"ordinò lui. Serafina guardò lo specchietto retrovisore e sgranò gli occhi. Sarebbero saltati in aria se non avessero fatto qualcosa. Inserì una marcia e accelerò, lo sguardo più che furioso. Il suv che era sparito spuntò davanti a loro in lontananza. Erano intrappola, ma Serafina aveva un piano. Accelerò sempre di più, poi si rivolse a John dandogli un preciso ordine. Per un attimo le sembrò di essere di nuovo assieme a Cassian. "Colpisci quella catena!" disse con fare calmo, gli occhi puntati sulla traiettoria davanti a lei. Non ci fu bisogno di spiegazioni. John puntò la pistola dove Serafina gli aveva indicato e accadde tutto in un istante.

 La catena si spezzò, liberando centinaia di enormi tubi metallici che si dispersero lungo lo scuro asfalto. Serafina li evitò per un soffio, sterzando e riuscendo a passare in quel piccolo varco che si creò tra una fila di container e il suv che non riuscì a controllarsi e si ribaltò, venendo colpito dall'arma impugnata da uno dei killer che lo fece esplodere mentre volava in aria, oltrepassando l'auto che ora slittava su quel pavimento ostacolato e che si ritrovò a sbattere più volte, girandosi e finendo contro un container, esplodendo pochi secondi dopo. Serafina non aveva smesso di guidare, cercando una via d'uscita. Si infilava tra una una fila di container e l'altra e quando intravide una strada che pareva portare fuori dal cantiere, si ritrovò a stringere il volante per tenere il controllo dell'auto. Non aveva visto che in realtà quella strada era un ponte non finito e si ritrovarono a precipitare di qualche metro, entrando in quella che sembrava essere una galleria non ancora terminata.

Non appena l'auto toccò il terreno, Serafina riprese il controllo e si fermò, questa volta spegnendo il motore. Entrambi respirarono a fatica, riprendendo fiato, poi Serafina scese dall'auto. John si voltò per controllare che il cane stesse bene, poi uscì anche lui dall'auto senza togliere gli occhi di dosso da Serafina, che lo guardava seria e pronta a battersi, ma con suo stupore si trovò una pistola puntata contro. John rimase di sasso. Quella mossa non se l'aspettava. Serafina lo fissava con aria dura, ma lentamente i suoi occhi la tradirono. Si guardò bene attorno e capì che erano completamente isolati. Anzi, non capiva esattamente dove fossero finiti. Tornò a guardare John che ora la fissava incuriosito. "...non mi hai ancora ucciso... è strano vista la tua sete di vendetta..." disse intuendo che Serafina non avrebbe mosso un dito. Rimaneva in silenzio, sapendo di non poterlo uccidere lì. La Gran Tavola non avrebbe mai avuto la certezza che John sarebbe morto per causa sua. Prese in mano il cellulare, ma non c'era campo. "...merda!" disse quasi in un sussurro. John sorrise appena. "Tu non puoi uccidermi qui. Nessuno ci vedrebbe, giusto?" chiese lui iniziando a capire come stavano le cose. 

Serafina non rispose ma il suo silenzio diceva tutto. Improvvisamente abbassò l'arma e si guardò attorno. Mura di cemento, pozze di acqua in qua e in là, macchinari da costruzione. Cercò di capire dove si trovassero, poi vide due serie di scalette metalliche inchiodate al muro così si affrettò a prendere dall'auto un borsone con delle armi e si avvicinò ad esse. "John, saliamo in superficie" disse. "Dobbiamo risalire" e si affrettò ad arrampicarsi su quegli strani scalini arrugginiti. "Io non vado da nessuna parte con te" disse deciso. Serafina si fermò, scendendo dagli scalini e voltandosi verso di lui. Chiuse gli occhi e scosse il capo. "John, sono stanca. Sono davvero stanca. Voglio farla finita. Risali in superficie" ordinò nuovamente. John rimaneva impassibile. "Non puoi uccidermi qui perché devi farlo in modo che la Gran Tavola sappia che è stato fatto per mano tua? Così ti lasceranno vivere? È questo il patto che hai fatto con loro?" chiese capendo già che aveva centrato la risposta. 

Serafina continuava a rimanere in silenzio, ripetendo la stessa cosa, ma questa volta con tono intimidatorio. "John, sali su quella cazzo di scaletta e torniamo in superficie!". Silenzio. John si avvicinò all'auto, prendendo il cane, poi si rivolse a lei. "Il bracciale!". Serafina non mollava la presa. Rimaneva ferma in piedi, decisa a farlo risalire in strada, così che potesse ucciderlo in pubblico. "Se vuoi il bracciale vieni in superficie! Battiti con me e se vincerai potrai riprenderlo, ma come ti ho detto, sali in superficie con me!" e prese la pistola puntandola contro il cane. "Non costringermi a farlo, John" disse, gli occhilucidi per la rabbia e la stanchezza che ormai la stavano devastando. John chiuse gli occhi per un attimo, poi scosse il capo. "Tu sei pazza... e sappi che quel bracciale me lo riprenderò... in un modo o nell'altro..." e senza dire altro si voltò, allontanandosi da lei, il cane al seguito. 

"John!" urlò Serafina. "John! John!" urlava continuamente. Lo vedeva allontanarsi sempre dipiù, poi perse la pazienza e scoppiò. "John, fermati! Ho detto fermati!" urlò a squarciagola. L'uomo finalmente si fermò, voltandosi lentamente. Fece qualche passo verso di lei e rimase a fissarla. "Tu sei pazza Serafina e questa storia sinceramente mi ha proprio stancato..." disse facendola sentire stupida e inutile. Le labbra di Serafina tremarono. I suoi occhi ora si fecero lucidi perché quelle parole l'avevano ferita. Per il suo grande nemico non era niente, non valeva la pena battersi. "...non hai alcuna possibilità contro di me e lo sai benissimo!" e a quelle parole Serafina si spezzò dentro.

Chiuse gli occhi. Sentiva il sangue ribollire. Ogni singolo muscolo del suo corpo stava tremando e al tempo stesso impazzendo. "John..." lo chiamò. La voce bassa e pacata. Lui si voltò nuovamente, ma poi di scatto si fermò. Quelle parole lo avevano paralizzato. "John, se torni in superficie con me ti dirò come ho ucciso Helen". John si voltò molto lentamente. Camminò verso di lei, fermandosi a un paio dimetri. "Che cosa hai detto?" chiese. Serafina si sentì improvvisamente meglio. Ora aveva di nuovo la sua attenzione. "Ho detto, sali in superficie con me e ti dirò come ho ucciso Helen, tua moglie. Sì, John, sono stata io a ucciderla".



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