42. Verum Crudeli

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Quando risalirono in superficie, si ritrovarono in un'area distante dal cantiere portuale, ma che affiancava sempre il fiume. La notte era calata del tutto e il cielo sembrava un grande manto scuro. Solamente qualche luce artificiale illuminava lo spazio tra di loro. Serafina fissava John con aria soddisfatta per averlo finalmente convinta a seguirla, ma anche con una certa strafottenza ora che lui pendeva praticamente dalle sue labbra, pur di sapere che cosa fosse realmente successo a Helen. Il cane gli stava vicino, come se sentisse chiaramente il dolore e la rabbia che stava provando in quel momento. Non aveva ancora parlato.

Le parole di Serafina gli rimbombavano nella testa continuamente. Era evidente che si stesse trattenendo dall'emettere anche una sola parola o dal muovere un muscolo, perché se lo avesse fatto in quel preciso istante, l'avrebbe uccisa con un solo colpo. Aveva sofferto pensando che una terribile malattia gli avesse strappato l'amore dalle sue braccia, invece ora scopriva che la verità era un'altra e di gran lunga peggiore. Sua moglie era stata assassinata. Serafina, il borsone di fianco a lei, carico di pistole e proiettili, inclinò appena il capo verso destra, inarcando un sopracciglio, quasi a chiedergli con quei gesti se volesse dire qualcosa, ma poi sospirò accennando quel suo sorriso inquietante e parlò. "Dunque, mi hai seguito fino a qui e ora ti dirò che cosa è davvero successo". Fece qualche passo, calciando piano un sasso e guardandosi attorno. Quell'area non era in fase di costruzione, ma anzi, era completamente malmessa e in alcuni punti enormi crepe si facevano largo fino alla fine del cemento, sotto il fiume che scorreva calmo e piatto.

Serafina si fermò quando il suo piede mosse appena una crepa e si allontanò da quel punto, aggirandolo attentamente ma senza darlo a vedere mentre fissava John compiaciuta di quel momento. Sentiva di avere completamente potere su di lui. "Serafina..." disse lui in un sussurro pronunciando quel nome in modo duro, quasi digrignando i denti. La ragazza si fermò sedendosi su una pila di mattoni e ruppe quella tremenda attesa. "Sono cresciuta in un posto orribile, John. Doveva essere una casa famiglia, ma non lo era affatto perché nessuno sapeva gestire quel posto e infatti, non appena compiuti i sedici anni, mi hanno cacciato. Dicevano che ero abbastanza grande per cavarmela da sola, ma in realtà non avevano abbastanza soldi per mantenere la struttura. Mi hanno dato venti dollari e hanno chiuso la porta" disse ridendo nervosamente. "Non amavo quel posto, ma potevo almeno dormire sopra ad un materasso, mangiare qualcosa. Insomma, mi sentivo al sicuro dentro a quelle mura e nel giorno in cui avrei dovuto festeggiare il mio compleanno mi sono ritrovata da sola, con pochi soldi in mano e il grande consiglio di vita del Sig.Parker. Mi ha detto Veronica, vedrai che un giorno troverai un posto nel mondo e quando ciò accadrà, ricordati: non lasciare mai che nessuno te lo porti via. Mai". 

Abbassò lo sguardo, ricordando quel momento. Indossava dei jeans sporchi e strappati, una felpa e sopra un grande cappotto nero e una sciarpa colorata. Non aveva nient'altro oltre ad un piccolo zaino con dentro una bottiglia d'acqua e un pacco di biscotti che il Sig.Parker le aveva passato di nascosto, augurandole il meglio. "Non sapevo dove andare e che cosa fare. Ero improvvisamente sola e sono rimasta sola per molto tempo fino a quando una sera non ho incontrato Maksimilian. Stavano per ucciderlo ma gli ho salvato la vita. Non so come mai ho preso in mano quel sasso e l'ho tirato contro quel tizio che gli puntava la pistola contro... ho solamente sentito che dovevo farlo e così è stato e quel gesto non mi ha dato solamente un tetto sopra alla testa, non mi ha solamente fatto trovare un posto nel mondo, ma mi ha anche dato una famiglia che mi voleva bene" disse alzandosi e camminando davanti a John, aggirando sempre con cautela quel tratto malmesso e pronto a crollare in qualsiasi momento. 

"Vedi John, per te Maksimilian era solo un lavoro ma per me era il padre che non ho mai avuto. Avrà gestito affari illeciti e commesso atti orribili, ma io lo rispettavo. Avrebbe potuto uccidermi o cedermi ai suoi ospiti ogni qualvolta volesse, invece mi proteggeva e trattava come fossi una figlia" disse addolcendo per un attimo lo sguardo. "Anche se non lo ammetteva, ogni qualvolta qualche uomo si avvicinava, venivo sempre chiamata per obbedire ad un ordine e, se non era lui a farlo, c'era il suo braccio destro Roman a pensarci che mi ha ribattezzato con il nome Serafina, per farmi dimenticare completamente il passato".

John Wick - In Omnia ParatusDove le storie prendono vita. Scoprilo ora