34. Oak Drive

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"Non c'è molto da dire, signori e signore. Come ben sappiamo l'obiettivo è alquanto ostile e pare che ci sia in aggiunta anche questa pazza scatenata di nome Serafina ad ostacolarci" disse una donna vestita completamente di nero, con sopra un cappotto dalla grande zip metallica. Camminava attorno alla tavola rettangolare dove altre cinque persone, rispettivamente tre uomini e due donne, la stavano ascoltando attentamente. "Ritengo che per una volta possiamo unire le forze e far fuori sia quella piccola stronzetta che John Wick e la taglia sarà ripartita in sei parti esatte. Allora, chi è d'accordo alzi la mano". Dodici occhi si osservarono in silenzio, ma pochi istanti dopo tutte le manierano alzate. La donna si legò i capelli biondi in una morbida coda, caricando la sua pistola. "Perfetto, allora prepariamoci ad andare in guerra!".

John camminò fino al centro del grande piazzale ornato da panchine e tavoli in cemento e decorato da vasi di varie dimensioni con piante dalle grandi foglie verdi e strani fiori gialli e rosa pastello. Il posto era deserto e non illuminato. L'alba era ormai vicina ma ancora nessun raggio era apparso dal cielo. L'aria era fresca e quasi tagliente, conscia che di lì a poco qualcosa sarebbe successo. John si fermò guardandosi attorno, inattesa. Nessun rumore se non solamente quello di qualche auto che passava nei dintorni in qualche strada parallela. L'ambiente era circondato da grandi grattacieli e qualche edificio di media altezza, ma tutte le vetrate erano buie, le luci spente, tutti ancora schiavi del sonno. John rimase in attesa, leggermente sorpreso di non trovare nessuno, ma poi ebbe un sentore, come se un elemento estraneo avesse messo piede sulla piastra dai grandi mattoni grigi. Era Cassian. John si voltò e lo fissò stupito, senza però darlo a vedere. Si guardarono per un po' in silenzio, poi John esordì.

 "Cassian, ti trovo bene rispetto all'ultima volta che ci siamo visti..."disse voltandosi completamente verso di lui. L'uomo lo guardò serio, lo sguardo gelido e gli occhi cattivi. "Si, sto decisamente meglio" rispose con tono supponente. John si guardò attorno, poi tornò su Cassian. "Toglimi una curiosità... come sei sopravvissuto?" chiese cercando di non scomporre la sua altezzosa immagine. Cassian rimase in silenzio, un impercettibile sorriso sulle labbra, quasi volesse giocare al gioco del silenzio. "Non è stato piacevole ciò che ho dovuto fare..." disse lasciando la frase in sospeso "...ma l'ho fatto e ora averti davanti e non poterti uccidere mi fa incazzare come un matto!" disse trattenendo la rabbia che aveva in corpo. John lo aveva ascoltato, osservandolo attentamente. Era evidente che Cassian si stesse trattenendo dal colpirlo. I pugni serrati a tratti, le labbra corrucciate, gli occhi severi, l'atteggiamento di chi ci metterebbe un attimo a prendere una pistola e premere il grilletto. 

Perché, però, rimaneva lì fermo, quasi immobile? Perché non tentava nemmeno di metterlo in difficoltà? John si chiedeva molte cose, magli fu presto tutto chiaro. "Per startene lì fermo senza nemmeno impugnare una pistola contro di me, devi avere sicuramente un buon motivo" disse cercando di sciogliere la tensione di quel momento. Cassian lo fissò dritto negli occhi. Nella sua testa picchiava a morte John, ma nella realtà si ritrovò a spostare il suo sguardo altrove e quando John seguì i suoi occhi, voltandosi, dietro di lui finalmente la vide. Serafina.

Improvvisamente cambiò espressione, assumendo un'aria seria ma finalmente soddisfatta di trovarsi la tanto attesa ragazza che lo stava cercando e al tempo stesso proteggendo per averlo tutto per sé. "Serafina, giusto?" chiese lui sapendo già la risposta. Lei non rispose, la sola presenza era sufficiente. "Allora, sentiamo quale verità nascondi. Perché tutto questo disturbo per farmi arrivare vivo fino a qui?". John rimaneva fermo nella sua posizione, alzando appena il tono della voce, celando il nervoso e la stanchezza che ora parevano emergere dopo una lunga corsa. Serafina lo osservava con fierezza e allo stesso tempo con un appetito omicida. Era tanto l'autocontrollo che stava avendo per trattenersi dal saltargli addosso e ammazzarlo all'istante. "Semplice e chiaro, John. Voglio vendetta!" esordì con una voce dolce ma decisa, quasi volesse essere delicata nelle parole, per poi esplodere con la forza quando lo avrebbe attaccato.

John Wick - In Omnia ParatusDove le storie prendono vita. Scoprilo ora