Con quella notte Neri riuscì ad invertire il polo negativo di tutto ciò che mi accadeva.
Per prima cosa, Andrea mi chiamò. Esattamente la mattina seguente, in mezzo allo sguardo apprensivo di Neri che mi carezzava le palpebre gonfie per le troppe lacrime.
<<Chi è?>>, sussurrò mentre Paolo faceva finta di interessarsi all’ennesima bolletta. Teneva d’occhio suo nipote, ma sorrideva.
<<Andrea>>, e mi voltai per allontanarmi e chiacchierare liberamente.
Il martedì la bella Kala mi informò che mio padre aveva già prenotato la settimana bianca in quel di Colfosco per la seconda settimana di febbraio, e senza dirmi niente perché non voleva discussioni.
<<Digli che deve smetterla di prendermi sul serio. Non vedo l’ora di vedervi>>, ed ero felice davvero.
Il polo positivo del corpo di Neri stretto vicino al mio continuava ad attrarmi alla superficie della terra, e non mi dava modo di vaneggiare nei miei soliti pensieri. Esercitava la forza gravitazionale di un pianeta intero, lui e il ricordo di quella notte di domenica passata a tirarmi fuori dal mio buco nero.
In secondo luogo, Claire venne a trovarci più spesso, passando le serate a studiare seduta al solito tavolino nella sala superiore della cioccolateria Ninfea. Punto ancora più a suo favore, la curiosità le era triplicata. E continuava a chiedermi di lui.
<<Non ci hai pianto per solo una settimana, vero?>>, mi chiese di striscio il mercoledì alle cinque del pomeriggio, non appena mi avvicinai con l’ennesima cioccolata calda.
<<Vero>>, annuii a tempo debito, mentre mi tirava un pizzicotto sulle braccia nude.
Il giovedì sera lo passai seduta sul bancone del bar, insieme a Woody che rideva e Paolo che bestemmiava per l’inefficienza della lavastoviglie.
<<Woody smetti di ridere che ti tocca lavare le tazze, le pentole, i mestoli, il pavimento, la jeep...>>, minacciava il proprietario confermando come ormai rimanesse solo Claire a chiamarlo con il suo vero nome di battesimo.
<<Amen>>, rispose il ragazzo all’ennesimo insulto rivolto alla curia e al papato tutto.
Il venerdì sera stavo lavando veramente le pentole, ma solo quelle che erano servite a Lilia per prepararci una serie infinita di melanzane alla parmigiana. Ero piena, pienissima.
E pensavo a lui.
<<Damiano>>, disse Neri in piedi alle mie spalle, notando la mia espressione assorta. I nonni erano usciti per fare visita a “quei ragazzi”, il più giovane dei quali aveva sessant’anni. Ero rimasta sola con il nipote prediletto e il suo migliore amico, che leggeva il giornale con i piedi sulla tavola.
Feci spallucce, come a dargli ragione. <<Damiano>>, ripetei. Si accollò a me, tenendomi l’avambraccio sotto il mento e provocandomi una risata. Neri che si esponeva a tal modo dopo due sole settimane di convivenza forzata. E con Woody a qualche metro di distanza. Damiano associato in meno di mezzo secondo al suo braccio sotto la mia gola, e appiccicato al corpo di Neri, prepotente che rideva insieme a me. Il pianeta che tentava di deviare la rotta di un asteroide impazzito, e sostituiva il volto di Damiano con la sua risata.
Neri mi sollevò da terra, ignorando i miei guanti di plastica gialli per rigovernare che gocciolavano sapone, tentando di infilarmi a testa in giù nell’acquaio. Claire entrò in quel momento, sorridente per lo spettacolo.
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Woody mi propose un’altra lezione di sci per la domenica a venire, ma lo avvertii che non ne volevo sapere di spuntini di mezzanotte per quanto riguardava il sabato sera.
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Quando io non sogno
RomanceNina da tempo non sogna più. Le sue notti sono sempre identiche, un sipario nero da cui non filtrano immagini o suoni. Neri, il suo inaspettato coinquilino, la costringe a fare i conti con la realtà. Saranno ancora sogni o nuovi incubi? "Io ero chi...