Neri mi svegliò

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Neri mi svegliò la mattina seguente, arrampicandosi dal fondo del letto sulle mie gambe nude.

<<Quanto avevi bevuto ieri sera?>>, domandò quando riuscii ad aprire un occhio, uno soltanto. <<Ho fatto una fatica enorme per spogliarti>>.

Sogghignai nelle lenzuola bianche, e gliele passai sopra la testa. La luce era filtrata dal cotone e dall'aria calda, densa nel torpore del risveglio.

Neri si appoggiò sul mio petto e si lasciò andare. <<Starei così per sempre, accidenti a te. Hai un odore così buono>>, e mi prese il palmo della mano per schiacciarselo sul naso.

Tenni gli occhi chiusi quando d'un tratto mi ritornò alla mente Marti.

<<Ieri sera ti ho vista su uno dei balconi della villa>>.

<<Ero in una delle camere. Controllavo tua sorella. Era più ubriaca di me, per quanto possibile>>, tentai di svicolare.

<<Sì, ma c'era anche Simon. L'ho visto>>.

Rimasi in silenzio, non sapendo che rispondere.

<<Di che stavate parlando?>>, domandò, le mani che andavano su e giù sulle cosce.

<<Di te>>, dissi d'un fiato, aprendo entrambi gli occhi.

Neri mugolò, in maniera poco convinta. Risalì dal bianco delle lenzuola sulle nostre teste, e mi posò un bacio sulle labbra. <<Per un attimo ho pensato che fosse tornato all'attacco. Ma poi mi sono detto che era sposato>>.

<<Già>>, concessi, un groppo allo stomaco.

Mi tornarono in mente le frasi sconnesse di Marti, l'idea un po' troppo persistente per cui, in effetti, poteva avere ragione. Potevo anche dirmi poco coraggiosa.

Ma quando Neri mi passò le dita sotto il mento, e mi intrappolò nella sua stretta, quando Neri mi fece scivolare sotto di lui, la sua maglia e la mia camicia da notte già molto lontana da noi... ero già troppo impegnata a chiudere di nuovo gli occhi e respirare quell'aria satura dei nostri sapori, per potermi permettere di pensare a un ex con così tanta intensità.

Neri pervadeva ogni senso, qualsiasi pensiero, discorso. Persino il passato mi appariva sotto una diversa angolazione, e il terrore di lasciarsi andare di nuovo si trasformava in un'agrodolce arrendevolezza. Arrendersi a un ragazzo non mi era mai sembrato così semplice. E come potevo resistere, con una fortezza di piume? Ero talmente leggera, e lui così presente e pesante, un peso d'acciaio che cadeva a filo nel bel mezzo di me.

Ricominciai a mangiare, a ridere spesso, con chiunque, soprattutto con lui e di lui. Persino i suoi difetti cominciavano a divertirmi di più.

Marti divenne un'ombra sfocata, fino a due settimane dopo il suo matrimonio, quando a una grigliata davanti alla sua baita entrò di volata dalla porta, prendendomi in totale e voluta sorpresa.

Stavo preparando la carne per la griglia, le mani impiastricciate di sangue e pepe.

Perché, pensai. Ho Neri, ho l'ennesima conferma di quanto sia strafatta di lui.

Eppure.

Eppure.

Stava fermo sulla porta, e io in cucina, le mani nella carne, nel sale. Quando mi voltai, il divano marrone ci divideva, e ci univa. Combattere l'ondata di ricordi che ci attraversò era una possibilità da non prendere neanche in considerazione. Ci fissammo, un po' troppo a lungo, finché non fui costretta a voltarmi e tornare ad occuparmi della pelle che bruciava per il sale.

Quando io non sognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora