Cominciai a stare di più fuori casa, da quel momento, come se tenermi il più possibile lontano dal problema mi facesse sentire in pace con il mondo.
Scoprii che Colfosco offriva più attrazioni di quante ne avessi immaginate, e che Claire non mi sbatteva fuori casa quando alle dieci di sera le suonavo il campanello e passavo da lei per fuggire da me stessa.
E da lui.
<<Mi chiedo cosa vi prenda. A te e Neri, intendo>>, precisò Claire mentre guardavamo una stupida commedia d’amore, il mercoledì sera, che evidentemente non avvinceva né lei, né me, né Greta.
<<Già>>, commentò proprio lei. <<Pensa che di solito Francesco a metà settimana già si trascina verso il letto alle nove... e invece stasera è a casa di Woody, con gli altri. Credo tu ci debba una spiegazione se ci rubi i fidanzati>>. Mi diede di gomito. Presi l’ennesimo biscotto dal pacchetto, ripetendomi mentalmente che...
... non c’è niente che non vada in te.
Sorrisi.
<<Vi chiarirò le idee quando me le sarò chiarite io per prima>>.
<<Avete litigato? Non preoccuparti, lo faceva in continuazione anche con la nipote di Malena, prima che lei si trasferisse dal suo ragazzo>>, mi corse in soccorso Claire, abbandonando l’amore sotto miele della commedia, e intentando uno zapping da pazzoide.
Fissavamo tutte e tre il televisore, sedute sul tappeto blu di camera. Non stavo minimamente seguendo le immagini.
Greta e Claire si guardarono di soppiatto, ma me ne accorsi.
<<Per favore!>>, esclamai ridendo. <<Potete chiedere ai vostri ragazzi. Sono sicura che loro sapranno sicuramente più cose di me>>.
<<Oh, non preoccuparti>>, risposero praticamente in coro. <<Non andranno a letto fino a ché non avranno cantato come uccellini>>.
Francesco suonò il campanello insieme a Woody, e immaginai che si sorridessero con fare complice, come a dire sappiamo qualcosa. Ma non fu così. Furono come sempre. E al contrario delle mie aspettative, capire che Neri non mi aveva neanche menzionato mi mise ancora più in imbarazzo.
<<Ti accompagno a casa>>, si offrì Georg, lanciando un’occhiataccia a suo fratello Norbert, che non capì l’antifona e salì in macchina con noi. Chiacchierammo del più e del meno, ma quando scesi nel piazzale di fronte a casa e non vidi la vetrata di sala illuminata, la domanda mi salì spontanea alle labbra. Quel vetro scuro mi metteva addosso una brutta sensazione.
<<Neri è tornato a casa?>>.
<<Passava...>>.
<<... da Cristina>>, gli finii la frase.
Georg mi guardò con aria pentita. <<Questo non ce l’ha detto. Ma credo che sia lì>>, sottolineò.
E dove vuoi che sia, provai a rispondere, ma mi sarebbe uscito anche un tono di rabbia, e mi zittii. Un attimo dopo ero seduta al buio sulla sua parte di divano davanti alla vetrata.
Chissà se si intrufola dalla finestra come faceva Marti?
O se bussava senza troppi problemi alla porta e entrava senza chiedere il permesso, come Damiano?
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Iniziai a controllarlo, o, per quel che mi convinsi, a prestare più attenzione a quante volte usciva nel corso della settimana.
A cena con i nonni era rimasto il solito. Mi versava l’acqua quando avevo il bicchiere vuoto, mi chiedeva cosa volessi fare nel weekend, forse con un’allusione al crepaccio, e poi si defilava. A volte prendeva il pc, a volte no. Usciva durante la settimana, probabilmente col mio solito intento, e mi stava alla larga, attaccato a Cristina.
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Quando io non sogno
RomansaNina da tempo non sogna più. Le sue notti sono sempre identiche, un sipario nero da cui non filtrano immagini o suoni. Neri, il suo inaspettato coinquilino, la costringe a fare i conti con la realtà. Saranno ancora sogni o nuovi incubi? "Io ero chi...