Mi svegliai scocciata

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Mi svegliai scocciata, come la prima mattina a Colfosco quando tutto era iniziato con buongiorno un cazzo.

Mi vestii in fretta, salutai Paolo e Lilia che mi videro schizzare dalla porta della cioccolateria, ancora indecisa se raggiungere i ragazzi. Il tempo non prometteva granché, e il termometro fuori dalla porta segnava meno sette. E pensare che non era freddissimo.

Acquistai lo skipass giornaliero, noleggiai scarponi e sci, ed ero in pista. Appena le dieci di mattina. Erano mesi che non mi svegliavo così presto di domenica. Mi domandai a che ora si fossero svegliati gli altri due. Allacciai gli scarponi e mi misi gli sci.

Iniziai con una pista facile, tanto per ricordarmi com'è che si faceva. Mi tornò tutto quasi naturalmente, un po' come la teoria della bici: una volta che hai imparato, non te la scordi più. La seconda pista e acquistavo già un po' di velocità. Alla terza decisi che forse potevo rincorrere i ragazzi e mi fermai per prendere il cellulare e chiamarli. Sostai accanto alla gabinovia che si vedeva dalla cioccolateria Ninfea, e che collegava la valle alle piste sopra Colfosco. Il dito mi scorreva sul telefono.

Woody o Neri?

Ci misi solo un minuto per decidermi, e la mano si era già rattrappita per il freddo.

Chiamai Woody. Feci squillare il cellulare per un bel po', prima che il disgraziato se ne accorgesse.

<<Dove siete?>>, chiesi incastrando il telefono tra la spalla e il collo e rimettendomi il guanto. Volevo preservare un minimo di circolazione nelle dita della mano, visto che i piedi erano già freddi.

<<Stiamo tornando da Corvara. Qualche minuto e ci siamo>>.

<<Tra qualche minuto sarò già morta ibernata>>, replicai.

Ci mettemmo d'accordo e decisi che nel frattempo sarei andata da sola in avanscoperta. Bastava non rimanere ferma. Avevo già sciato per quelle piste, qualche anno prima. Ricordavo che le piste a monte erano poche e si ricongiungevano tutte con la gabinovia a valle. <<Se mi perdo mandate un San Bernardo>>.

Presi la gabinovia e ringraziai il signore. Un po' di sole che faceva capolino da dietro la patina grigia delle nuvole. Potevo affrontare la prima pista un po' più impegnativa della giornata. Non ero così arrugginita come credevo. Ma ero una stupida se pensavo di poter tenere testa agli altri due.

Mi raggiunsero alla terza pista rossa. In realtà, vidi vagamente un proiettile umano lanciato a tutta velocità verso il fondo della valle, lo insultai a bassa voce e solo dopo qualche secondo mi resi conto che era Neri. Si era fermato sul lato destro della pista, e mi riconobbe solo quando arrivai a qualche metro da lui.

<<Ehi>>, mi salutò come sempre.

<<Sarai contento di sapere che ti ho appena insultato>>, gli dissi sistemandomi il cappello sulla fronte.

Rise. <<Onorato>>, e fece un inchino appoggiandosi sulle racchette.

Gli chiesi da quante ore fossero in movimento. Come previsto, erano partiti praticamente all'apertura degli impianti. Woody arrivò mentre Neri mi chiedeva perché non avevo noleggiato anche il casco.

<<Non l'ho mai portato>>, risposi alzando le spalle.

<<In teoria serve a proteggerti da quelli che insulti. Tipo me>>, suggerì Neri.

Notai che entrambi lo indossavano.

<<Te ne procurerò uno. Non mi va che tu scii senza, e non mi va di rimpiazzarti alla cioccolateria per trauma cranico>>. Dopodiché ripartì in caduta libera.

Quando io non sognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora