Quando Tessa tornò, mi chiese se c'erano delle novità.
<<No>>, le sorrisi.
<<Posso chiederti un favore? Vorrei tornare un attimo a casa, prendere almeno una tuta e tornare. Non ne posso più di questi jeans>>.
<<Certo>>, annuii.
<<Mio padre mi ha chiamato. Ha detto di insistere per passare la notte in camera con Neri>>, e detto questo aspettò che il dottore uscisse dal reparto.
Ci salutammo sulla porta della camera di suo fratello.
Forse il tumore lo avevo io, ma allo stomaco. Era dalla mattina che lo sentivo pesante come pietra.
<<Va tutto bene?>>, mi domandò Tessa mentre mi aiutava ad aprire due brande accanto al letto di Neri.
No.
<<Sì, figurati, sono solo stravolta>>, minimizzai. Ma non riuscii a guardarla negli occhi.
Cosa potevo dirle? Forse tuo fratello morirà, lasciandoci qui, io e te, sole?
<<Puoi tornare a casa, Nina, davvero>>.
<<E lasciarti sola? No, rimango>>.
Io e te, sole?
Pregai che se ne andasse nel più breve periodo possibile. Sospirai quando finalmente chiuse la porta.
Alle undici della sera passò l'infermiera per controllare che tutto procedesse nella norma. Controllò flebo, l'ago nella femorale, e forse gli iniettò altri tranquillanti. Tessa non era ancora tornata. Forse si era fermata da quella svampita di sua madre, che secondo il mio modesto parere era l'unica a non essersi accorta della gravità della situazione.
Continuavo a stare seduta sulla sedia accanto al letto, guardando di tanto in tanto fuori dalla finestra. C'era solo una piccola lampada accesa sul comodino, nient'altro che mi ricordasse che fuori era già notte.
Cominciavo a perdere la cognizione del tempo, ed era piacevole, pensandoci bene. Mi illudevo di poter stare lì, per sempre, a guardare Neri, addormentato, tranquillo, senza il dolore delle lancette che ticchettavano e lo portavano via da lì.
Se era un tumore, quanto tempo mi sarebbe rimasto?
La notte del concerto nella biblioteca di Marti, la notte in cui mi aveva detto che non avevamo l'eternità. E adesso la profezia si stava realizzando. Ma era troppo, troppo poco tempo fa.
Lo osservai.
Il corpo immobile sotto le coperte, le braccia distese lungo i fianchi, e il suo meraviglioso viso con il neo che tanto mi piaceva.
Sorrisi.
Mi avvicinai al suo respiro, ai suoi capelli sconvolti e ingarbugliati sul cuscino bianco dell'ospedale, e per la prima volta in tutti quei mesi, poggiai le labbra esattamente su quel neo, esattamente dove la sua pelle era ancora calda.
<<Non puoi farmi questo>>, sussurrai più a me stessa che a Neri, che rimase muto, anche lui troppo lontano da lì.
Eravamo entrambi in un luogo dove non ci arrivavano le voci l'uno dell'altra. C'era un modo per tornare a sentirle? C'era un metro quadrato di felicità in cui sarei potuta correre, per potere così ascoltare di nuovo la sua voce, e sentirlo? Ci sarei corsa. Sarei corsa in capo al mondo e poi di nuovo indietro. Avrei sopportato qualsiasi cosa, ma non questo, non la sua morte. La sua morte era un luogo troppo lontano in cui non avremmo più potuto viverci.
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Quando io non sogno
RomanceNina da tempo non sogna più. Le sue notti sono sempre identiche, un sipario nero da cui non filtrano immagini o suoni. Neri, il suo inaspettato coinquilino, la costringe a fare i conti con la realtà. Saranno ancora sogni o nuovi incubi? "Io ero chi...