Mentre la domenica stava finendo, con la luce che si ritirava sulle montagne, litigammo.
Mi svegliai quella mattina impiastricciata di lacrime, impietosamente, sul suo letto, sotto una coperta che non avevo avuto la brillante idea di prendere. Ergo, qualcuno aveva dovuto pensarci al posto mio. Ergo, Neri, che ancora era latitante, data la casa immersa nel silenzio più completo.
Quando provai a schiacciarmi il cuscino sul viso, per mettere fine in maniera ancora meno dignitosa alla mia insulsa vita, mi si appiccicò in fronte un foglio di quaderno.
Egli scese, rifuggendo dal guardarla a lungo, come si fa con il sole, ma la vedeva, come il sole, anche senza guardarla...
Non ci sarò oggi.
N.
E sotto, il disegno a lapis della sottoscritta, addormentata sotto le coperte. Era un disegno talmente dolce, dolce come immaginai fosse stata l'attenzione di chi l'aveva creato, che mi lasciò sconvolta più del dovuto, e rallentò le mie intenzioni suicide.
Forse avrei aspettato la sera per ammazzarmi.
Forse avrei aspettato di vederlo ancora una volta.
Ripiegai il foglio e lo nascosi nel comodino in camera mia, sotto il cactus di Andrea. Rincoglionita per la nottata passata a piangere e a dormire vestita, mi spogliai per usare la vasca di Neri, ma purtroppo mi ritornò in mente l'appunto del mio coinquilino, e frugai di nuovo nel cassetto.
Non ci sarò oggi.
Avevo letto bene.
Ad ogni modo, dopo due shampoo, il balsamo, un'ora nella vasca, la crema per il corpo alla vaniglia, due telefonate a Kala e una a Malena... ancora Neri non c'era.
Mangiai con Paolo e Lilia, come sempre, prestando forse un po' troppa attenzione a non nominare il disgraziato sperso chissà dove, ma quando mi misi le cuffie dell'I-pod nelle orecchie e iniziai a rigovernare, la pressione era diventata talmente forte da suggerirmi un nome e un dove.
Cristina, ad esempio.
Casa sua, tanto per cominciare.
Cinque minuti dopo, Paolo mi stava medicando il taglio profondo che mi ero fatta sul palmo della mano nello sbattere inavvertitamente (?) un bicchiere nel lavello.
<<Ti consiglio di ferire il diretto interessato>>, suggerì poi lui, dandomi un buffetto sulla guancia. <<Anche da parte mia. Non ho idea di dove sia finito>>.
E mi ritrovai a passare la domenica intera, pomeriggio e serata, con il naso su Anna Karenina, per arrivare a pagina cento e sentire fin dove il mio cuore poteva battere e fin dove i miei occhi potevano sgranarsi.
Neri infilò la chiave nella porta mentre Anna ballava con Vronskij, nel momento in cui mi chiedevo se non fossi stata io per prima a ballare con il conte.
E litigammo, naturalmente.
<<Ehi>>, disse con finta tranquillità, mentre alzavo una mano e lo zittivo. Finii il capitolo, mi alzai dal divano e credetti che mi avrebbe seguito in cucina. Mi sbagliavo. Cominciai a chiedermi quando, quando avrei smesso di sbagliarmi sugli uomini.
Forse quando smetterò di sbagliarmi su me stessa, dissi sottovoce al bollitore che fischiava.
Tanto valeva attaccare.
<<Dov'eri?>>, chiesi con un tono da schiaffi che Neri notò, ovviamente.
<<In giro>>, azzardò.
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Quando io non sogno
RomanceNina da tempo non sogna più. Le sue notti sono sempre identiche, un sipario nero da cui non filtrano immagini o suoni. Neri, il suo inaspettato coinquilino, la costringe a fare i conti con la realtà. Saranno ancora sogni o nuovi incubi? "Io ero chi...