Continuammo ad amarci.
Avevo sempre pensato che anche con Neri sarebbe andata come con tutti gli altri. Avrei avuto la solita, conosciuta smania per un mese, e una mattina mi sarei svegliata e l'avrei sentita meno. Poi sempre più fievole, e più fievole.
Ma. Con Neri il ma era d'obbligo.
Ma la smania persisteva, e mi svegliavo tutte le mattine, con il suo bacio sulla fronte prima che se ne andasse a lavoro, mi guardavo nello specchio del bagno, controllavo, e dovevo ricredermi. La smania non aumentava, ma tanto meno decresceva.
Continuavano persino le labbra gonfie, così come il sole di luglio fuori dalle finestre e il caldo anomalo dopo un inverno troppo freddo.
Continuarono le visite di Tessa e Alessio, le feste distruttive di Woody, i dolci dolcissimi di Lilia.
Continuò tutto come sempre.
Neri iniziò ad abituarsi al diabete, ai suoi lati spiacevoli, come quelli piacevoli che consistevano nell'acqua e zucchero che gli baciavo via di bocca. Non mi stancavo mai di chiedergli come fosse avere le glicemie alte, basse, normali. Diventò autonomo e sparirono i lividi delle iniezioni.
Passarono tre settimane, finché la Luna non entrò nel Cancro, e arrivò il 14 di luglio.
<<Buon compleanno!>>, urlò sua sorella saltando nel suo letto da cui avevo avuto la buona creanza di alzarmi per andarle ad aprire. <<Lo sai che giorno è oggi?>>.
<<La presa della Bastiglia>>, commentò lui sprofondando la barba nel cuscino.
<<No! E' il tuo compleanno! Auguri! Ventidue anni! Nina ha solo due anni più di te, da oggi. Sei contento?>>, disse lei con una linguaccia nella mia direzione.
Neri le rispose tentando di soffocarla con il cuscino. E quando Tessa si azzardò a chiedermi aiuto, lasciai che la strangolasse, ridendo a più non posso.
Ci scambiammo uno sguardo nello specchio del bagno.
<<Buon compleanno, anima mia>>.
Lo amavo insistentemente.
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Festeggiamo in lungo e in largo, la sera stessa, con una svampita Patrizia che si diede di gomito tutta la sera con una sfavillante Malena, che aveva mollato all'autogrill uno dei suoi tanti ultimi flirt, e si era fatta in autostop tutta la Val Gardena in compagnia di un camionista.
<<Molto simpatico>>, aveva decretato. <<Molto più di quello che mi sono dimenticata all'autogrill>>, e aveva deciso di rimanere a tempo indeterminato, senza valigie, senza programmi.
Rivederla era meraviglioso.
<<Forte la tua coinquilina>>, disse Neri mentre mi posava un bacio sulla spalla, con le tazze di caffè da mettere in lavastoviglie. <<Ma preferisco la mia>>.
Avevo sorriso al suo sorriso, cominciando a credere di non poterne più fare a meno, in ogni caso.
Infine, con lo stomaco pieno, perché a pancia piena si ama meglio, ero completamente nuda nelle sue braccia, o forse era lui ad essere completamente nudo nelle mie.
Aprii il cassetto del comodino, dove persino il cactus di mio padre si era deciso a fiorire con la mia stessa irruenza, e ne tirai fuori due sacchettini di organza rossa.
<<Non ho trovato un divano dello stesso colore, ma spero ti piaccia ugualmente>>, lo provocai ricordandogli il solito particolare paradisiaco che persisteva nel negarmi. Neri tese una mano e si aspettò che glieli consegnassi entrambi. <<No. Devi sceglierne soltanto uno>>.
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Quando io non sogno
RomansaNina da tempo non sogna più. Le sue notti sono sempre identiche, un sipario nero da cui non filtrano immagini o suoni. Neri, il suo inaspettato coinquilino, la costringe a fare i conti con la realtà. Saranno ancora sogni o nuovi incubi? "Io ero chi...