La mattina seguente non eravamo più tre davanti casa, a imprecare contro gli scarponi. Si erano aggiunti Norbert, Georg (ovviamente), e Silvia, che si era truccata per evitare l’abbrutimento tipico della tenuta da sci.
<<Oppure per cercare di pareggiarti>>, tentò Georg.
<<Ci riuscirà benissimo>>, lo freddai. Chissà se aveva ragione.
Scendemmo verso Corvara, e visto che il tempo ce lo permetteva, ci allontanammo un po’ di più rispetto alla settimana precedente. I ragazzi si scatenarono sulla pista nera della Villa, mentre io e Silvia rimanevamo sulla rossa.
Mi divertii, finalmente.
Le gambe cominciavano a reggere la velocità, e quando uscì il sole, lasciai correre gli sci. Una sensazione stupenda. In fondo all’ultima pista della mattina, una lunga discesa senza particolari difficoltà, aprii le braccia e chiusi gli occhi. Pochi secondi e sembrava di volare sul ghiaccio, il vento che soffiava su ogni centimetro di pelle nuda del viso.
Neri era davanti alla baita che avevano scelto per pranzare. Mi sorrise, uno dei pochi veri sorrisi che riusciva a fare in ventiquattro ore, e mi chiese se ci stessi prendendo gusto.
<<Non sai quanto>>.
Era rimasto indietro per aspettarmi. Lasciò che mi togliessi gli sci e li prese per sistemarli accanto ai suoi. La cosa mi fece tenerezza. Avrei voluto dirgli che erano presi a noleggio, ma già lo sapeva, e un commento idiota avrebbe rovinato il gesto.
<<Goditi questa giornata perché per la prossima settimana mettono neve>>.
Silvia cercava un posto vicino a Georg e Norbert, che si prodigavano per non farla sedere sulla loro stessa panca. La terrazza era tutta esposta al sole.
<<Cristina?>>, chiesi ad alta voce.
Neri mi guardò imbarazzato, ma un istante dopo scoppiò a ridere. Un riflesso del sole tentò di schiarirgli gli occhi, senza alcun successo.
<<Non ti sfugge niente, eh?>>.
<<Solo le cose che mi tengono nascoste>>, dissi mentre mi scioglievo i capelli e costringevo Silvia a sedersi tra i due fratelli. L’unico posto libero, a quel punto, era tra Woody e Neri.
Georg mi guardò.
Mi sedetti.
Mangiammo di gusto, chiacchierando tutti rumorosamente.
Dopo mangiato decisi di ripartire alla ricerca di qualche pista facile. <<Qualcuno mi accompagna?>>, chiesi, non aspettando alcun trasporto da chi invece mi rispose con un sì convinto. Neri si alzò senza incontrare lo sguardo di nessuno, e Woody ridacchiò. Di certo c’era una bella differenza tra l’orso di qualche settimana prima e il ragazzo trasformato dalla tisana al lampone.
Riattaccò il discorso sulla gabinovia.
<<Non dovresti rimanere sul vago>>, commentai togliendo la neve dagli sci.
<<Non sono vago>>.
Gli allungai un’occhiata tale, che fu costretto a smentirsi.
<<E’... Cristina, che vuoi che ti dica>>.
<<Oh Gesù>>, dissi alzando gli occhi al cielo. Pregai di non essere capitata in compagnia di uno di quei ragazzi che neanche riuscivano a parlarne, delle donne. Solo sospiri e nomi.
<<Non accetto imprecazioni da una a cui si devono cavare fuori le cose con le pinze>>.
Mi zittii.
STAI LEGGENDO
Quando io non sogno
RomanceNina da tempo non sogna più. Le sue notti sono sempre identiche, un sipario nero da cui non filtrano immagini o suoni. Neri, il suo inaspettato coinquilino, la costringe a fare i conti con la realtà. Saranno ancora sogni o nuovi incubi? "Io ero chi...