9. Mi fischiano le orecchie.

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Sto piangendo.
Ho appena finito di sostenere l'esame e sto piangendo mentre mi dirigo velocemente al mio appartamento per recuperare la valigia e tornare dalla mia famiglia.
Premo il cellulare contro il mio orecchio, cerco di asciugare le lacrime e aspetto che mio fratello risponda alla mia chiamata.

«Adè», la voce profonda di Salvo si fa sentire immediatamente e tiro su col naso.
«Salvo, senti... Puoi venire a prendermi alla stazione, dopo? La mia macchina è ancora all'officina del padre di Luca e tornerò con il treno», la mia voce trema mentre parlo.
«Certo. Vengo a prenderti io. Tutto bene, Adé? Stai piangendo?»
«Ho appena finito l'esame», ammetto e aumento la velocità dei miei passi.
«Quel bastardo ti ha umiliata ancora davanti a tutti?», alza il tono di voce, «Mi sono rotto le palle. Stavolta vado a parlarci io», e so che cosa intende con "vado a parlarci".
È il fratello più dolce del mondo, ma è  anche un tipo piuttosto irascibile quando si tratta di me.

«No, Salvo, non mi ha umiliata», un'altra lacrima sfugge al mio controllo, «Anzi».
E mi scappa una risata isterica.
«Stai ridendo?», è piuttosto confuso.
«L'ho passato, Salvo. Ho passato l'esame di analisi. Ha corretto il compito davanti ai miei occhi e mi ha fatto i complimenti! Ventotto, Salvo. VENTOTTO», rido come una pazza e una macchina quasi mi mette sotto mentre attraverso senza guardare.

Mio fratello rimane in silenzio per istanti che sembrano interminabili, poi anche lui ride: «Brava, piccola alce. Sapevo che avresti spaccato tutto. Lo hai detto a papà?»
«Non ancora. Voglio vedere la sua faccia di presenza»
«Va bene. Fammi sapere quando stai per arrivare»
«Non dirlo neanche a mamma», lo minaccio e lui sospira.
«Muto come un cervo»
«Ti odio», detto questo, termino la chiamata e apro il portone di casa prima di salire a grandi passi fino al settimo piano.
Neanche le scale rovineranno il mio buon umore.

Lacrime di gioia continuano a bagnare la mia faccia mentre un sorriso enorme è stampato sulle mie labbra.
Apro la porta e urlo un "ciao" a gran voce.
La porta della stanza di Luca si apre in fretta, così come quella di Martina.
«Oddio, hai passato l'esame», lei sgrana gli occhi mentre Luca mi fissa con sospetto.

«Forse no», bisbiglia lui, «Sta piangendo»
«Ventotto!», e urleró questo numero per i prossimi trenta giorni.
Sono troppo felice.
«Ventotto?», il mio amico sgrana gli occhi.
«Sì!»
«E che cazzo ci piangi?», scoppia a ridere e poi si fionda ad abbracciarmi, seguito a ruota da Martina che sembra aver messo da parte l'ascia da guerra.
Cerco di asciugare le mie guance e poi mi guardo intorno: «Michela non è in casa? E Mattia?»

«Michela è andata via poco fa mentre Mattia è uscito stamattina presto»
«Qualcuno ha il suo numero? Devo dargli la bella notizia», cammino a grandi passi in direzione della mia camera ed ignoro l'occhiataccia di Martina.
Lo devo ringraziare, Martì.
È merito suo se sto ridendo adesso, ne sono sicura.
Suo e della sua raccomandazione...

«Non ancora», ammette Luca, «Devo ricordarmi di chiederglielo», si ferma insieme a Martina davanti alla porta della mia stanza ed entrambi mi fissano mentre tiro fuori da sotto il letto la valigia e la riempio di vestiti a caso.
Non so nemmeno cosa sto facendo.
Non penso a niente.
Sono troppo euforica.

«Va bene», dico, «Ringraziatelo per me appena lo vedete. Io devo correre alla stazione», mi fermo un attimo per concedermi un respiro profondo e poi torno a preparare la valigia in fretta e furia.
«Salutami Salvo quando lo vedi», Martina sorride in imbarazzo e annuisco in fretta.
Nel suo elenco dei principi azzurri, purtroppo, rientra anche mio fratello. 
Fortunatamente ha smesso di parlarmi di lui già da un pezzo.

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