«Ti dico che qualcuno mi stava seguendo», premo il cellulare contro l'orecchio e lancio un'occhiata veloce a Davide che sta cercando di svolgere correttamente un esercizio.
Luca, dall'altro lato del telefono, schiocca la lingua sotto il palato e sospira: «L'ansia ti sta sfuggendo di mano»
«Non è ansia!», ribatto, «Qualcuno mi ha seguito fin qui. E se Mattia avesse ragione? Se a Marco fosse partito qualcosa nel cervello?»
«Impossibile», mi dice.
«Perché?»
«Ho visto Marco poco fa all'università e, a meno che non abbia il potere di essere in due posti contemporaneamente, dubito che sia stato lui a seguirti».
Ah.Mordicchio le mie dita e mi lascio cadere sul letto, «Forse sto diventando pazza», sussurro e Davide si ritrova ad annuire con convinzione.
«Sei paranoica. Chi dovrebbe seguirti? E perché?», Luca esprime il suo pensiero senza giri di parole.
«N-non lo so, okay? Pensavo fosse Marco, ma adesso sono davvero confusa»
«Prova a rilassarti», mormora il mio amico, «Stasera esci e divertiti, va bene? Ti sentirai meglio, domani».Ed io gli do ascolto.
Quando arriva la sera, esco con il mio gruppo di colleghi, bevo due birre e cerco di scacciare via i pensieri e le paranoie.
Complice l'alcool, riesco anche a divertirmi e a ridere più del solito.
Della sensazione di angoscia provata per tutto il giorno, al momento, non c'è traccia.Sono le due del mattino quando mi trascino su per le scale per arrivare al settimo piano.
Il condominio è silenzioso e, se non avessi ancora dell'alcool in corpo, molto probabilmente me la starei già facendo sotto.
Passo una mano tra i capelli neri e mi concedo dei respiri profondi nel momento in cui mi fermo davanti alla porta.Riesco ad inserire la chiave nella toppa dopo tre tentativi e, una volta dentro l'appartamento, cerco di muovermi senza emettere nessun tipo di rumore.
Il mio piano, comunque, va a farsi fottere quando mi accorgo della portafinestra del terrazzo aperta e della presenza di un'ombra.
Oddio.
Sto per morire.
Qualcuno mi stava seguendo sul serio e adesso è qui. A casa mia.Porto una mano sul cuore e mi guardo intorno per afferrare qualcosa per difendermi.
Lancio la borsa a terra e afferro un piccolo vaso di ceramica che era sistemato sul tavolino vicino al divano.
Un bel colpo sulla nuca e poi scappo.
Cerco di non scoppiare a piangere a causa del panico e cammino lentamente, quindi raggiungo la terrazza e sollevo il vasetto.
«Adè, ma che fai?», la voce di Michela interrompe il mio tentato omicidio e l'arma del delitto sfugge dalle mie mani, finendo con il distruggersi sul pavimento.
Ho urlato, lo ammetto.La mia amica tiene in equilibrio tra le labbra schiuse una sigaretta e continua a fissarmi, sconcertata.
Sto diventando pazza.
«Pensavo... Pensavo che qualcuno fosse...»
«Cosa?»
«Entrato dalla terrazza», finisco il mio insensato discorso.
Lei soffia il fumo fuori dalla bocca e fa una smorfia: «Chi potrebbe entrare in casa da una terrazza al settimo piano?».
Ha ragione.Le mie mani tremano e deglutisco rumorosamente: «Scusa», sussurro, «Non volevo spaventarti»
«Va tutto bene? Ultimamente mi sembri un po' tesa».
Mordo l'interno della mia guancia e decido di sedermi sul pavimento, accanto a lei.
«Tutto bene», borbotto, «Ultimamente sono più paranoica del solito, ma mi passerà. Sai che ogni tanto mi capita»
«Ogni tanto», ridacchia.
Okay, sono sempre stata paranoica.
Però ultimamente esagero.
Stavo per colpire la testa di Michela con un vaso, dannazione.
La situazione mi sta sfuggendo di mano.«Scusa ancora, comunque. Vado a dormire», mi alzo e ho un piccolo capogiro. Rido nervosamente e saluto con un cenno della mano Michela che continua a fumare indisturbata.
Il mio cuore continua a battere velocemente mentre attraverso il corridoio, mi libero dei vestiti e mi metto a letto.
Fisso le mura e mi concedo dei respiri profondi.
Perché questa brutta sensazione non va via?
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SETTIMO PIANO.
ChickLitSOSPESA Immaginate un appartamento abitato da un gruppo di amici ed uno sconosciuto. Aggiungeteci un po' di baldoria, le lezioni, le sessioni d'esame, qualche tradimento, la gelosia, gli ex che ritornano ed un coinquilino tanto bello quanto odioso. ...