33. Basta così.

23K 1.9K 611
                                    

Il padre di Mattia è morto per overdose.
Lo hanno trovato su un marciapiede, di fronte al locale in cui passava le sue giornate.
Lo stesso in cui Mattia andava ogni sera, solamente per guardarlo da lontano.
È stato il padrone del pub a trovarlo; ha immediatamente chiamato Dimitri che ha preso il primo aereo per comunicare di persona la notizia al suo migliore amico.

È questo ciò che mi racconta proprio lui, mentre Mattia è in camera sua per riempire un borsone di cose che potrebbero servirgli.
Porteranno la salma a Catania e si terrà lì il funerale.
Io, in tutto questo, sono decisamente molto scossa.
Per non parlare di Mattia che non riesce a dire una parola.
«Ma come faceva ad avere il tuo numero?», osservo l'acqua che bolle in un pentolino e lancio un'occhiata a Dimitri che è appoggiato al bancone della cucina.

È così calmo, così bravo a nascondere l'agitazione.
«Sono stato io a darglielo, l'anno scorso. Sapevo che il padre di Mattia  avrebbe avuto vita breve. Passava lì tutte le giornate, quindi ho pensato che, molto probabilmente, è lì che sarebbe morto».
Ah.
Verso l'acqua calda in due tazze e immergo al loro interno delle bustine di camomilla.
Dimitri afferra una tazza e mi ringrazia, quindi io mi stringo nelle spalle e mi concedo un respiro profondo.

«Vado a chiamare Mattia. È in camera sua da un pezzo», dico, «Gli farà bene bere qualcosa di caldo».
Dimitri annuisce e mi regala un sorriso tirato, dunque percorro il corridoio e raggiungo la camera di Mattia.
Entro senza nemmeno bussare.
Il mio coinquilino, del resto, non si accorge nemmeno della mia presenza.

Mi appoggio allo stipite della porta e lo osservo silenziosamente.
Continua a piegare in modo impeccabile una t-shirt nera, ma non sembra soddisfatto e riprova ancora e ancora.
«Mattia», lo chiamo.
Niente.
«Mattì», riprovo, togliendogli la maglietta dalle mani.
Finalmente punta i suoi occhi neri su di me e mi viene voglia di stringerlo in un abbraccio.
È distrutto.
Il viso pallido, le labbra rosse e screpolate, i capelli scompigliati e l'espressione di un bambino indifeso.
Per la prima volta, Mattia Caruso, mi appare senza il suo scudo di ironia e  arroganza.

«Lascia stare. È piegata bene», sistemo la maglietta nel borsone e poi, finalmente, lo stringo in un abbraccio che lui non ricambia.
Inspiro il profumo dolce della sua pelle e cerco di non tremare a causa dell'agitazione: «Mi dispiace così tanto», sussurro al suo orecchio, «Non so cosa fare per farti stare meglio», ammetto, «Per qualsiasi cosa, Mattia, qualsiasi, puoi contare su di me».
Adesso aumenta la stretta e mi attira più a sé. Affonda le mani nei miei capelli e poggia il mento sulla mia testa.
Non dice niente, ma credo che mi stia ringraziando con il suo abbraccio.

«Ti va di bere qualcosa di caldo? Ti ho preparato una camomilla».
Si schiarisce la voce e poi risponde: «No»
«Va bene», decido di non insistere e smetto di abbracciarlo, quindi mi alzo sulle punte e stampo un bacio sulle sue labbra: «Sono in cucina con Dimitri, okay? Raggiunici, quando sei pronto».
Annuisce silenziosamente e lascia un bacio sul dorso della mia mano per poi lasciarmi andare.
Mi fa male il cuore a vederlo così.

Mattia ci raggiunge mezz'ora dopo, il borsone in spalla e degli occhiali da sole a coprire il suo sguardo.
Si rivolge a Dimitri con un cenno del capo in direzione della porta: «Andiamo».
Lui si alza in fretta e annuisce, poi un senso di vuoto mi colpisce all'improvviso.
Non voglio che vada via.
Non senza di me, almeno.
«Posso venire?», parlo in fretta, schierandomi tra loro e la porta.
«No. Levati», è Mattia a rispondere.

«Voglio venire con voi»
«Adè, non è il momento. Facci passare»
«Io penso che sia un'ottima idea», Dimitri, come sempre, si fa amare, «Puoi venire con noi. Vai a prendere quello che ti serve. Ti aspettiamo».
Mattia adesso sembra perdere del tutto la pazienza: «Non aspetto proprio nessuno. Andiamo via. Ora, Dimitri. ORA», gli punta un dito contro ed il ragazzo indietreggia un po', ma non sembra scomporsi a causa dell'aggressività del mio coinquilino.

SETTIMO PIANO. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora