27. Non è niente.

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Mi stanno seguendo.
Continuo a guardarmi le spalle, ma non c'è nessuno.
Però io so che qualcuno, dietro di me, sta monitorando ogni mio spostamento, ogni mio passo, ogni mia parola.
Comincio a correre per riuscire a seminarlo, chiunque lui sia. Più la velocità dei miei passi aumenta, più il mio cuore batte all'impazzata.
Mi sta seguendo.
Cosa vuoi da me?
Perché mi segui?
Cosa ti ho fatto?

«Adele, svegliati. Hai ospiti»
«Eh?»
«Svegliati. Ivan ti ha portato la colazione», la voce di Luca si fa più chiara e adesso sbatto le palpebre, cercando di mettere a fuoco tutto ciò che mi circonda.
Il mio amico mi guarda dall'alto con i suoi grandi occhi verdi, sorride e scuote la testa: «Hai avuto un incubo?»
«Mh-mh», passo la mano sulla mia fronte e faccio una smorfia nel trovarla sudata.
Va avanti così da una settimana.
Quell'ultimo messaggio anonimo ha scatenato in me un forte, fortissimo stato di stress.
Ogni giorno la mia paura cresce a dismisura.

«Il veterinario ti aspetta»
«Arrivo subito», borbotto, quindi raggiungo il bagno per lavare la mia faccia e i denti, poi mi trascino fino alla cucina.
Sto ancora dormendo.
Ivan, a differenza mia, è già energico e sorridente.
Nel momento in cui mi vede, balza in piedi e mi schiocca un bacio sulla guancia: «Buongiorno», mi dice, «Ero nei paraggi e ho deciso di farti una sorpresa»
«Grazie», mormoro per poi lasciarmi cadere su una sedia, «Mi fa piacere vederti»
«Non volevo svegliarti», dice, «Ma il tuo coinquilino ha insistito tanto».

Scrollo le spalle e sbadiglio per l'ennesima volta: «Non preoccuparti. Preparo il caffè, ne vuoi?»
«Lo accetto volentieri», e mi regala il suo sorriso mozzafiato.
È bello, simpatico e gentile.
Perché non mi prendo una cotta per lui invece di farmi venire le farfalle nello stomaco per quel bipolare di Mattia?

Sto preparando la caffettiera quando proprio l'oggetto dei miei pensieri fa il suo splendido ingresso.
Lo evito dalla notte in cui si è preso quella sbronza.
Non vuole aprirsi con me? Non vuole parlarmi? Bene. Non lo farò nemmeno io.
Tieniti i tuoi segreti, Mattia.
Io mi terrò i miei.
Quando li avrò, ovviamente.
Al momento non ho niente di nuovo da nascondergli.
Dannazione.

Il moro si ferma davanti alla porta, indossa un paio di jeans scuri ed una t-shirt nera che fascia perfettamente il suo torace scolpito.
I suoi occhi si posano prima su di me, poi su Ivan e ancora una volta sul mio corpo.
In particolare, sta studiando le mie gambe lasciate scoperte dai pantaloncini del pigiama.
Sembra indignato.
Perché è indignato?
«Buongiorno», è Ivan a parlare.
Mattia non lo guarda nemmeno e gli fa un cenno col capo.
Simpatico come sempre.

«Vuoi un po' di caffè?», propongo.
«No», risponde, «Ho una lezione tra cinque minuti».
E perché te ne stai qui impalato a fissarmi?
«Ehm, okay».
Silenzio.
Boh.
«Tu non hai cose da fare, Ivan? Non hai un lavoro, impegni, interessi?», incrocia le braccia al petto e aspetta una risposta che non tarda ad arrivare.
«Sono un veterinario. Ho un ambulatorio tutto mio»
«Che bello», commenta con un palese finto entusiasmo, «E come mai non sei lì?»
«Mattì, ma i fatti tuoi, quando?», accendo il fornello e fulmino con lo sguardo il mio coinquilino.

«Sto facendo conversazione, Adè. Tu continua a fare quello che stavi facendo»
«Sto preparando il caffè per fare colazione con Ivan», esce fuori quasi come un ringhio, «Mi ha fatto una sorpresa, come puoi vedere»
«Oh, lo vedo», inunidisce le sue labbra, «Lo vedo eccome. Non hai avuto nemmeno il tempo di vestirti», il suo tono di voce è talmente odioso che mi viene voglia di colpirlo con la Moka.

Vede che non rispondo, quindi continua: «Sta tranquilla. Me ne sto andando. Non voglio interrompere la vostra colazione»
«Bene»
«Ma va, non interrompi niente! Anzi, siediti con noi», Ivan sorride gentilmente ed io trattengo la voglia di sbattere la testa contro il muro.
Ma lui non sente l'astio nell'aria?
«No, grazie. Devo andare», lo saluta e poi mi dedica un'altra occhiataccia prima di andare via.
Mah.

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