CAPITOLO REVISIONATO
Restai rinchiusa lì per qualche settimana. Poi, dopo un mese, mi stancai e mentre Rebecca era a lavorare, io uscii dalla botola. Uscì di casa e mi accorsi che quel paesino era davvero piccolo. Andai subito a casa di gioele, un mio ex compagno di classe. Sapevo che abitasse in quel paese e che ogni mattina dovesse svegliarsi presto. Ammetto che mi piaceva e anche io gli piacevo, infatti alla fine della terza media ci eravamo fidanzati. Quando arrivai a casa sua, suonai il citofono e lui rispose:
- chi è?-
- gioele sono io, emma!-
Lui scese subito e appena fu possibile ci abbracciammo.
-é bello rivederti. Cosa hai fatto quest'estate?- mi chiese
Non sapevo che dire. Era già sbagliato che fossi qui, ma sentivo di potermi fidare. Alla fine, dopo aver taciuto per un po' risposi:
- è una lunga storia-
- raccontamela allora-
-non posso-
Vedendo che stavo quasi piangendo,lui mi mise una mano sotto il mento e mi alzò la testa, guardandomi bene gli occhi. Ormai piangevo senza lamentarmi.
- perché non puoi?- mi chiese con un tono un po' disperato.
Io lo abbracciai senza rispondere. Essendo vicina al suo orecchio gli sussurrai piano:
- mio padre mi sta cercando per usarmi come cavia. Non posso uscire di casa, ma sono scappata. Non avrei dovuto dirlo a nessuno, ma di te mi fido-
Finita la frase mi allontanai. Solo ora mi accorsi che piangeva. Alzò gli occhi e mi disse:
- torna a casa- io lo guardai spaventata.
- ma io voglio stare qui con te.- dissi rendendomi solo dopo conto di quanto sembri una frase fatta per filtrare.
-Resta a casa. Non voglio che lui ti faccia qualcosa.-
-ma....-
- fallo per me, torna a casa e resta lì. –
Io lo guardavo preoccupata e triste.
- quando ti rivedrò?- chiesi
- non lo so, ma sappi che lo faccio solo per il tuo bene, e lo sai cosa provo nei tuoi confronti-
E poi successe una cosa inaspettata. Mi tirò verso di lui e mi diede un bacio. Veloce veloce, ma non me lo sarei mai scordata. Io lo guardavo stupita, mi era piaciuto, ma sapevo che sarebbe passato molto tempo per un altro.
Mi allontanai e tornai a casa. Mi accorsi che mia sorella era tornata. Mi avvicinai alla finestra e mi accorsi che piangeva vicino alla botola. Come sarei entrata senza farmi vedere? Mi nascosi dietro la macchina e aspettai che usciva. Uscì dopo un'ora. Fortunamente mi nascosi nel retro della casa, perché prese la macchina. Appena si allontanò entrai dalla finestra e rientrai nella botola. Subito dopo rebecca era già tornata. Quando entrò dalla porta urlò:
- emma!!!-
Era disperata. Quando mi chiamò io risposi:
- rebecca?-Lei alzò la testa e si precipitò accanto la botola. Prima mi abbracciò. Poi mi diede uno schiaffo talmente forte che mi lasciò la stampa delle sue dita sulla guancia. Però non dissi niente.
- sei uscita! Mi sembrava che avessi detto chiaramente che tu non saresti dovuta uscire da qui dentro!-
Urlava talmente forte che le orecchie mi fischiarono.
- è un mese che sono chiusa qui dentro! Non mi interessa se muoio, così è peggio-
Piangevamo e urlavamo entrambe.
- lo capisci che voglio proteggerti o no? Devi restare qui! Se non vuoi farlo per me, fallo per te!-
Ormai piangeva come se volesse allagare la casa.
- forse hai ragione, sto esagerando.-
Si alzò e uscii di casa innervosita. Io rientrai nella botola e mi buttai sul cuscinone. Presi una delle mie matite colorate e disegnai un cuore sulla parete ruvida. Avevo lasciato la botola socchiusa, e quando rebecca tornò era notte fonda. Sentì un fortissimo odore di fumo. Uscì dalla botola e mi affacciai alla finestra. Mi accorsi che il cortile era pieno di mozziconi di sigaretta. Anche la maglietta bianca che indossava era divenuta grigiastra. Subito le urlai:
- ma si può sapere cosa hai fatto?-
Lei subito nascose il pacchetto e l'accendino, come se non l'avessi vista.
- tu dimmi cosa hai fatto ieri.-
- mi pare ovvio che tu hai fumato non so quanti pacchi di sigarette.-
Si avvicinò al divano e ci cadde sopra come morta. Io mi avvicinai velocemente e mi accorsi che le usciva sangue da naso. Lei prese un fazzoletto e si asciugò come se niente fosse.
-hai mai fumato prima?-
-no-
- perché lo hai fatto?-
- mi dispiace, emma. Ti prometto che smetterò. Per ora non sto bene. In ogni modo, ora tocca a me farti qualche domanda... dove sei stata ieri? –
- in giro-
-hai parlato con qualcuno?-
-si-
-maschio o femmina?-
-maschio-
- hai un rapporto con questo ragazzo?- mi chiese con tono di sfida.
Io arrossì e risposi- si... ora hai finito con le domande?-
-no, c'è l'ultima. Che avete fatto?-
Io mi avvolsi il dito nel bordo della maglietta per un po' e poi dissi:
- niente di che-
-sputa il rospo!-
- e va bene, ci siamo baciati. No,non rispondere, so già cosa mi chiederai. Siamo fidanzati, ok? Non lo vedo da giugno.-
-altro?-
-no, mi ha mandato a casa. Voleva proteggermi, infatti ha detto che tu avevi ragione-
lei sbattè la mano sulla testa e disse:
- si può sapere che gli hai detto?-
- mio padre mi sta cercando per essere la sua cavia. Non posso uscire ma sono scappata.-
- bene, puoi farlo venire domani? Chiamagli.-
- sono le tre di notte. Posso farlo venire il primo giorno di settembre?-
- ok, va bene.-
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allora, questo capitolo è pieno di dialoghi. A me non piacciono le cose sdolcinate, infatti sarà abbastanza ristretto il campo sentimentale. In ogni modo, la storia è ancora lunga.
continua...
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La ragazza robot
Teen FictionDal capitolo 19: "-non é niente. -raccontalo a qualcun'altro- dico sarcasticamente - ma é inutile che insisto, la tua corazza non é penetrabile o aggirabile, quindi farò finta di crederti." Emma é una ragazza normale come tante altre, ma il fatto di...