ATTENTI A NON ALLAGARE LA TERRA
CAPITOLO REVISIONATO14 anni dopo
Alla fine, accettai la sua proposta, sperando di trovare un po' di tranquillità. E adesso, 14 anni dopo l'accaduto, sto seduta sul letto a rifletterci. Oggi, é il compleanno di Daphne ed Irene. Oggi morivano le mie sorelle. Oggi loro sapranno come sono andate le cose. Sarà così che la racconterò loro. Ma tanto so che inizierò a piangere ancora prima di iniziare. I capelli, raccolti in una coda, sono tornati del loro castano normale, Gioele mi aveva convinto a non ritingerli per non tirare giù altri brutti ricordi. Mi ero promessa di raccontar loro tutto oggi e sarà quello che farò. Ormai sono cresciute. Tiro un respiro profondo e mi alzo dal letto.
-dove vai?- dice Gioele, sdraiato sul letto.
-oggi...devo fare una cosa
mi ferma per il polso
-sei sicura di volerlo fare?
-si!- dico con un po di incertezza
-a me non mi sembra..
-io devo... Loro devono sapere
-come dici tu
Gli do un bacio ed esco dalla stanza, chiudendo la porta con le mani tremanti. Scendo le scale rendendomi conto di come ho vissuto quegli anni. Ho risentito le loro voci stanotte, come fossero accanto a me.
Saluto Matteo che scendeva al piano di sotto e mi avvicino alle porte delle due gemelle. Da dietro la porte di daphne si sente un leggero pianto. Dei singhiozzi. Busso alla porta. Come risposta sento solo dei lamenti. Faccio scoccare delicatamente la maniglia della porta ed entro. É seduta a terra e piange. Daphne é più delicata di Irene. Gentile e emotiva. Il contrario di Irene, che é testarda e quasi senza anima, ma alla fine anche lei é dolce. Mi siedo accanto a lei e sto zitta. Non voglio esserle d'intralcio.
-emma?- dice singhiozzando spostandosi i capelli castani, quasi neri. Sa che non voglio essere chiamata zia.
-dimmi
-io-io voglio sapere cosa é successo alla mamma
Mi si gela il cuore.
-ma perché piangi?
-irene voleva saperlo, ma voleva che fossi io a chiedertelo, io non volevo e lei...- singhiozza con la mano sopra l'occhio
Io le tolgo la mano dall'occhio e vedo che ha un grosso ematoma e il sopracciglio spaccato.
-vieni- dico alzandomi
Usciamo dalla stanza e io vado in quella di Irene.
-che cosa vuoi?
-Daphne mi ha detto che vuoi sapere che vuoi sapere cosa é successo a Rebecca.
-quella cretina....- si alza cercando si darle un pugno, ma sbatte sulla mia mano che si era posta fra le due.
-se ci fosse stata tua madre, ti avrebbe fatto saltare un paio di denti
-Mia madre non c'è
Quella ragazza mi fa imbestialire.
-tu non sai neanche chi é tua madre
Sembra scioccata dalla mia affermazione.
-bene, raccontamelo tu allora
-emma, io ho trovato questa foto..- dice Daphne piano porgendomi una foto. Io la prendo. Sento gli occhi riempirsi di lacrime. Non piangere. Non un'altra volta. Non ci riesco, vedo la mia mano che viene bagnata dalle lacrime. Questa foto l'avevamo fatta per il compleanno di Ester. Mi porto una mano alla bocca, cercando di frenare piccoli lamenti che mi sfuggono. Daphne mette una mano sulla mia spalla. É strano. Di solito loro due sembrano vedermi come un alieno, come un qualcosa che non deve essere neanche sfiorato. Piuttosto Irene che Daphne. Guardo la sua mano. Sembro una bambina piccola. A piangere davanti a due ragazze più piccole di me. Mi scappa un leggero sorriso guardando la sua mano. Anche lei la fissa.
-do-dove l'hai trovata?- dico
-ehm... Qualche tempo fa era il cucina...- dice spaventata
Io le sorrido e mi asciugo le lacrime. A dirla tutta non le "asciugo" ma le strofino.
-non devi avere paura. Mi ero scordata che ad alcune persone faceva addirittura paura. Anche a me faceva paura, all'inizio. Anche Ester aveva paura di se stessa, ma lei non del suo corpo, ma della sua anima.
-io non ho paura... É solo strano...- io le sorrido.
-voglio raccontarvi tutto. Sarò breve, quei tre anni sono passati in fretta.
E così é stato.
In tre ore avevo raccontato tre anni essenziali per me. E loro erano state zitte, ad ascoltarmi. E non erano mancati i miei lacrimoni, ma anche Daphne sembra sul punto di piangere. Anche Irene sembra essere colpita. Entrambe mi abbracciano, e io non ci penso due volte a ricambiare.
-sapete ragazze... io la loro morte non la supererò mai -dico guardando il tramonto- io avrei dovuto chiedere loro delle cose... Tutte e tre eravamo autolesioniste. Io avrei dovuto chiedere di smetterla, di fermarsi.
Dalle scale sale qualcuno. Dopo pochissimo arriva Gioele evidentemente preoccupato per le mie condizioni.
-emma...- dice avvicinandosi con un tono di leggero rimprovero. Io lo guardo sorridendo leggermente, seppur gli occhi dicano tutt'altro.
-ciao Gioele
-sei stronza lo sai?- dice avvicinandosi al mio viso
-avrei dovuto farlo prima o poi....
-come stai?- sapevo che non intendeva il corpo
-mi fa male la spalla- dico quasi prendendolo in giro
-sei davvero stronza allora
-sto bene, tranquillo
-dimostramelo- dice con tono di sfida mischiato a malizia pura
-non qui...-dico imbarazzata dando un occhiata alle due gemelle, di cui Irene vuole vedere dove arriveremo e Daphne é solo imbarazzata.
-voglio vederti tutta rossa come 14 anni fa...
-no...dai....
-irene, Daphne, lo sapete che 14 anni fa ci siamo fidanzati e...
irene lo interrompe -abbiamo capito che avete fatto
-come sua madre...- penso a voce alta
-eh?- dice Daphne
-Rebecca era proprio come te, Irene...- sussurro
-emma- dice Irene
-cosa?
-com'era la mamma?
Io cerco di trovare le parole, e Gioele, vedendomi in difficoltà prende una sedia e si siede accanto a me, tenendomi per mano. Da quattordici anni a questa parte aveva capito che per me l'importanza del contatto fisico era qualcosa di enorme, e mi teneva spesso per mano. A volte anche la notte. Io lo guardo, un po' per cercare le parole, un po' per ringraziarlo di essere vicino a me. Lui mi sorride dolcemente e io torno a guardare le gemelle, che sedute sul divano, si tengono per mano.
-io non voglio che mi chiamiate zia per il semplice motivo che Rebecca è stata mia madre per 16 anni della mia vita. Io... non saprei cosa dire di lei... Sembrava tanto testarda e inaffettiva con gli estranei, ma con me era stata più dolce del dovuto. Si fidava ciecamente di me e io mi fidavo di lei. In un periodo mi ha fatto stare male, ed anche ad Ester. Non accettava il fatto che io mi fossi affenzionata a Ester e soprattutto non accettava che la nostra costruttrice dovesse vivere con noi. Poi fortunatamente ha cambiato idea ed é tornata ad essere la nostra madre che non abbiamo avuto. Era testarda, fino all'ultimo ha tenuto le sue idee, però non si é mai confidata con noi. Forse avrebbe dovuto farlo... Io... avrei dovuto aiutarla di più. L'avrei fatta smettere di fumare per dimenticare. Avrei potuto far tante cose per lei...-concludo in lacrime dopo aver balbettato piano queste parole. Le due gemelle tengono lo sguardo basso. Gioele mi circonda le spalle con le braccia e mi stringe a se, mentre mi asciuga le lacrime con un bacio.
-emma, devi continuare ancora?- mi sussurra
-si, però resta qui, ti prego- dico senza fiato
-certo
-e ester?- chiede Irene
-beh Ester mostrava l'opposto di quello che era. Dietro il corpo esile c'era un corpo resistente, ma la sua anima, che sembrava tanto sicura e tanto coraggiosa, era fragile, più delicata del vetro... Lei... é stata lei a spingermi avanti più che Rebecca. Io... Io...- mi accascio sulla spalla di Gioele incapace di andare avanti. Sento Gioele che sospira e mette un braccio sopra la mi schiena.
-ester e Rebecca avevano lasciato delle lettere, e da quanto io ho capito, Ester si scusava ancora e diceva che avrebbe voluto vedere più spesso il cielo- dice Gioele togliendomi le parole di bocca.
-non poteva uscire?- dice Irene un po' imbarazzata dalla situazione.
-non sai quanto ho dovuto fare per convincere emma ad uscire...- dice Gioele sciogliendo l'abbraccio e accarezzandomi il viso.
-é strano, ti senti diversa anche se prima non lo eri... Lei non voleva uscire perché io non volevo uscire. Non volevo incontrare nessuno, soprattutto lui. C'era il rischio di essere catturate ed era raro uscire- dico un po' più sicura. Il telefono vibra nella tasca. Lo prendo e rimango bloccata. Rebecca? Come é possibile? Lo apro velocemente e vedo che é un video. Mi alzo dal pouf e mi siedo tra le due sorelle. Faccio partire il video.
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La ragazza robot
Teen FictionDal capitolo 19: "-non é niente. -raccontalo a qualcun'altro- dico sarcasticamente - ma é inutile che insisto, la tua corazza non é penetrabile o aggirabile, quindi farò finta di crederti." Emma é una ragazza normale come tante altre, ma il fatto di...