la promessa

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CAPITOLO REVISIONATO

Nulla, tutto buio. Nonostante tutto riesco a sentire voci confuse. Non capisco cosa dicono. Qualcuno mi chiama un paio di volte. Apri gli occhi, cavolo. Riesco ad aprirli a malapena. Qualcuno é davanti a me. Gioele? Ma come é possibile?
-emma, svegliati!- dice prendendomi la mano
-gioele...- sussurro con un leggerissimo sorriso
-avevo paura che non ti svegliassi
-sto bene- anche se mi sento svenire
-per favore stai ferma..
-ti ho detto che sto bene, Gioele
-le tue sorelle...
-lo so
Mi si riempiono gli occhi di lacrime, e mi alzo senza neanche volere. Il ginocchio mi tiene su a malapena. Ester aveva ragione.
-Rebecca...- dico piano raggiungendola
-emma, sorridi- dice con la voce flebile prima di chiudere gli occhi tra i sussulti delle scosse
-Rebecca...- dico accasciandomi al suo petto.
Mi avvicino ad Ester strisciando. Lei sembra quasi resistere.
-ester...- dico balbettando e  piangendo
-emma, ti prego, perdonami- dice lentamente. Il pianto peggiora sempre di più
-Ester ti ho perdonato molto tempo fa- dico sorridendo, nonostante le lacrime. Le devo alleggerire la pillola più amara: morire a sedici anni
-stiamo morendo- dice fissando il tetto. Io ricomincio a piangere.
-non piangere, ti scongiuro. Prenditi cura di Daphne e di Irene, Rebecca voleva chiamarle così, ma soprattutto- fu interrotta da un colpo di tosse che le fece sputare un po' di sangue - ma sopratutto, prenditi cura di te stessa, ti prego - dice prendendomi la mano. La droga non le aveva fatto nulla, ma quella ferita all'addome l'aveva indebolita troppo. Sento la sua presa affievolirsi sempre di più. Scatta un pianto forte e inarrestabile, anche l'occhio robotico sembra al limite. Io mi siedo rumorosamente a terra, per puoi sdraiarmi. Il ginocchio perde sangue rosa sporcando il pavimento. Gioele si avvicina a me e mi mette una mano sulla spalla.
-lo sai cosa mi dispiace? Essere viva, é la peggior cosa che potrei mai essere o fare.
Guardo il cadavere di mio padre. Non ho idea di come sia morto, e di come siano arrivati qui gioele e matteo. Vedo solo che ha un coltello sottile nel petto, che gli provoca schizzi di sangue
-emma, cosa vuoi fare?- mi sussurra Gioele
-andiamo via, vi prego- dico. Sembrerà egoista, ma non voglio stare accanto ai cadaveri delle mie sorelle, mi fa stare male, mi corrode da dentro.
-ti vorrei prendere in braccio, ma pesi troppo...- dice Gioele
-non fa niente, riesco a camminare, ma tienimi

Un po dopo

Sono nel letto matrimoniale, Matteo aveva portato le gemelle a casa sua, per non disturbare. Il silenzio é talmente profondo che mi fischiano le orecchie. Il loro odore invade la casa, mi voglio godere ogni cellula abbia il loro odore. E anche il mio corpo, l'unica cosa che mi rimane di Ester e di Rebecca. Addosso ho solo il reggiseno (che ha uno scopo inutile) e un paio di pantaloncini, perché Gioele ha tentato di aggiustarmi, per quanto possibile. Ammaccature qua e la, graffi, emorragie varie, rottura di cavi, ecc. Tutte cose che Ester avrebbe e risolto nel tempo di un caffè. Le mani stringono il lenzuolo, le guance bagnate e gli occhi arrossati. Entra Gioele a torso nudo, con dei fogli in mano.
-cosa sono?- chiedo
Lui si sdraia nel letto e me li porge.
-me li hanno dati le tue sorelle qualche tempo fa
Io lo guardo sorpresa e mi appoggio al suo petto, usandolo come cuscino, e inizio a leggere la prima lettera, quella di Rebecca.
"Cara Emma,
mi dispiace veramente tanto di averti lasciata sola. Se non dovessi arrivarci, ti prego di chiamare le mie gemelle Daphne e Irene. Avrei voluto vederle crescere, vivere con Matteo, avere una vita lunga, ma mi é stato impedito" i miei occhi diventano lucidi " ma non prendertela con te stessa, piuttosto si felice di avercela fatta, a differenza mia. Non so se ester mi ha seguito, ma nel caso lo avesse fatto, ti prego di avere un motivo in più per curare le mie figlie, Matteo, Gioele e soprattutto te stessa. Riprenditi, ti scongiuro. Perdonami per quel periodo in cui vi ho fatto male, vi ho maltrattato e non vi ho calcolato. Avrei dovuto godere quel periodo, e ogni secondo che lo ha composto.
Ciao, la tua sorellona.
Ps: usa bene il mio letto ;)"
L'ultima frase mi fa arrossire molto, dopo tutte le lacrime che avevo versato leggendola. Gioele se ne accorge e fa una leggera risata.
-che ridi tu?- dico divertita
-tua sorella é pervertita
Io un po' mi rattristisco e un espressione di dolore torna a solcare il mio viso
-emma
-cosa?
-ti va di leggere l'altra?- dice Gioele accarezzadomi delicatamente la fronte.
Faccio scorrere dietro il foglio portando avanti il secondo. Scritto quasi completamente, il foglio é molto stropicciato. So già che piangerò.
"Ciao Emma, se stai leggendo questa lettera, avrò combinato qualche stronzata. Non rattristarti per la mia morte, ti prego, non crearti una corazza, ma cerca di mantenere un bel ricordo di noi. Non ho molto da dire, ma solo una cosa conta davvero. Una parola che é stata pronunciata troppe volte in quella casa: scusa. E sono ancora qui, per chiederti scusa per un corpo non tuo, per dolori che avresti evitato e per molto altro che non sto ad elencarti. In camera mia dovresti trovare una specie di diaro con le istruzioni per non  distruggere il tuo corpo nel tempo di una frittata. Questi due ultimi anni sono stati i più belli della mia esistenza, anche se ho visto il cielo solo qualche volta. Mi dispiace che sia durato così poco, ma va bene lo stesso. Avrei voluto fare molto altro, ma credo che mi acconterò, in fin dei conti sono felice di quello che ho passato, e dato che siamo alla fine ti confesso una cosa, anche se credo che tu la sapessi già. Anche se rimpiango un sacco le mie azioni, una piccola parte di me era felice di me, e ne andava orgogliosa. Mi dispiace, avrei voluto farti conoscere meglio la vera Ester, quella che era sotto la corazza di metallo. Non ti fermare mai, ti prego, raggiungimi più tardi possibile. Ti auguro tutto il bene di questo mondo, e lo auguro anche a Gioele, a cui ho dato questa lettera dicendo di dartela se fossi morta. Cambia lo scopo di quella casa, e dai il significato opposto a TUTTO. Spero che almeno tu abbia capito questo "riferimento" e riuscirai a portare avanti tutti.
Sei la nostra unica forza, Emma.
La tua sorellina, Ester.
Ps: ti ho lasciato un regalo sotto il mio letto, voglio che la tenga tu. "
Gioele cerca di asciugarmi le lacrime con i pollici, invano. Mi circonda la vita con i braccio e mi toglie delicatamente la lettera dalle mani, forse per non farla bagnare, forse per non ricordarmi quello che era successo.
-gioele...- dico singhiozzando
-cosa?- risponde tranquillamente guardandomi
-loro non avevano nessuna colpa, e adesso non ci sono. Dovevo essere io al posto loro- dico singhiozzando più forte. Lui mi abbraccia molto forte.
-non dire stronzate, Emma
-é la verità
-e anche se fosse la. verità, le tue sorelle ti amavano lo stesso e ne hai avuto la prova
-lo sai cos'é? Sono arrabbiata, e sono triste e... e... e io non lo so, ok? Io... io... non credo di superarlo mai
Lui mi abbraccia forte. Sta succedendo quello che ester aveva previsto, mi sto costruendo addosso una barriera.
-perché non vai a prendere il regalo di Ester, che ne dici?
Mi alzo e lo vado a prendere. Sotto il letto trovo una scatola non troppo grande ricoperta da una carta a righe verdi. Torno nella seconda camera da letto e salgo sul letto. Mi siedo accanto a Gioele e alzo il coperchio. Una lacrima mi solca la guancia. Alzo delicatamente la maglietta dalla scatola.
-questa... Questa era...
Gioele mi guarda stranito.
-Ester ci aveva raccontato che l'ultima volta che aveva visto sua madre viva, il sangue della madre le si era impresso sulla maglia. Lei conservava questa maglia da quando era bambina...
Una maglia taglia 6 anni circa bianca, con un cuore disegnato da sangue.
-é un regalo bellissimo- dice Gioele con un sorriso triste -ma quello cos'é?- dice indicando una scatolina incollata sotto il coperchio. Poso la maglia e prendo il coperchio. Apro la scatolina con due dita. Dalla sorpresa il coperchio cade sul letto. Divento tutta rossa, e sulle mie labbra si increspa un sorriso tenero. Anche Gioele ha lo stesso sorriso.
-sono fatti...come siamo fatte noi... - dico prendendone uno in mano. Gioele prende l'altro
Due piccoli anelli, fatti da bulloni dilatati. Una rondella e una perlina vitrea ornano uno dei due.
-sono bellissimi, Emma.
Un attimo di silenzio cala nella stanza, che viene rotto da Gioele.
-Emma
-cosa?
-tu lo sai che ti amo, vero?
-certo che lo so- dico sorridendo
-sei bellissima quando sorridi, però ora sei tutta rossa... tu...
-io cosa?
-lo fai apposta?
-scusa- dico sorridendo
-tu... Un giorno vorresti sposarmi?
-mi prendi alla sprovvista- dico
-vuoi portarmi alla pazzia?- dice malizioso
-certo, Gioele- mi decido a dire.
-ho avuto paura per un attimo- dice prendomi una mano. Prende l'anellino e me lo mette al dito, e io faccio lo stesso
Diamo inizio ad un bacio dato con fin troppa passione, ma poca per entrambi. Mi stacco quasi a malincuore.
-gioele, mi fai una promessa?
-quale?- dice con le mani alla base del collo
-mi prometti che resterai sempre con me?
-certo
-ne sei sicuro?
-non ti fidi di me?
-certo che mi fido, ma io non voglio che tu resti con me solo perché te lo sto chiedendo. Pensaci. Sono una ragazza in corpo di metallo, ho due bambine a cui badare e...- vengo interrotta
-Emma basta.- dice facendomi sdraiare all'indietro -tu sei perfetta così, non lamentarti. Non ti lascerò andare, nè ora, nè mai. Sono felice di vivere qui,  con te e con le gemelle. Altrimenti non ti avrei fatto la proposta, non credi?
-io...
-le tue sorelle ti allontavano da questo tuo lato, ma dato che non ci sono, credo che lo dovrei fare io
Io gli sorrido leggermente, le guance sporche dai resti delle lacrime. Lui si avvicina di nuovo al mio viso e mi bacia un altra volta. Le labbra sono l'unico punto dal quale sento bene le sensazioni, quindi é più che un piacere per me.
-sei cosi carina quando sorridi- dice con un'espressione po' pervertita. In fin dei conti, la situazione é molto imbarazzante, infatti le guance di colorano di un leggero rossore.
-lo hai già detto- dico a tono.
-e sei carina anche quando arrossisci- dice facendomi diventare ancora più rossa.
-ah, ho capito- dice gettandosi accanto a me, dandomi leggermente un bacio a stampo.
-non mi fraintendere- dico ancora più rossa
-ok, allora spiegamelo tu- dice guardandomi con un po' di malizia
-beh...ecco...é solo...imbarazzante ehm- balbetto confusamente
-eh?- dice
-non mi mettere in imbarazzo!-dico a voce alta tutta rossa coprendomi il viso con le mani
-sei così carina, sei tutta rossa- dice ridendo. Mi piace, é piacevole stare con lui, ma é davvero imbarazzante. Mi metto seduta, e lo guardo mentre, sdraiato sul letto, mi guarda. Lui si mette seduto davanti a me e mi accarezza la testa, vicino a quel piccolo pezzo di. metallo che permette che la vita continui per qualche minuto. Ester aveva cercato di prevedere la possibilità di morire e di evitarla. Le lesioni interne avevano impedito il funzionamento del sistema, che si era reso inattivo, inesistente, inutile. Ester ci conosceva meglio di come ci conoscevamo e di come la conoscevamo. Sapeva che sotto quella specie di corpo sagomato eravamo pelle e ossa. Era la depressione. Mangiavamo e consumavamo completamente le energie, consumando i meandri del pensiero e del nostro corpo con i rimpianti e con le colpe. Avrei voluto conoscerle meglio. Avrei voluto fare cose con loro. Avrei voluto vederle sorridere, ma le ho viste solo piangere. Mi dispiace, ragazze.
-emma, qualcosa non va?- dice. Si sarà accorto della mia aria pensierosa. Non sento completamente il suo tocco, avrà messo la sua mano sopra quel piccolo pezzo nascosto dai capelli.
-quel coso...Ester aveva detto, circa un anno fa, che avrebbe potuto tenerci in vita per un po'. Con lei lo aveva fatto. Teneva cosciente e riavviava il cuore con gli impulsi elettrici dei nervi. Si sono condannate da sole. Rebecca, con l'acqua dentro i cavi di era elettrificata completamente. Scaricava a terra e si ricarcava ad ogni respiro. Si é bruciata da sola, da dentro. E invece Ester aveva troppe lesioni,  e il sistema é andato in panne.- sussurro con lo sguardo vuoto. Lui mi abbraccia, seppure il mio sguardo sembri vuoto. Non ricambio, resto ferma, ghiacciata.
-emma, torna in te, ti prego. Non puoi farci niente, se non stare tranquilla- si stacca dall'abbraccio -e non darti rimpianti inutili. Non puoi evitarli, ma pensa che ora sono in un posto migliore. Ti prego, Emma. Resta qui, con me.- dice tenendomi per le guance. Socchiudiamo gli occhi e ci lasciamo guidare dai nostri instinti, baciandoci e lasciando le nostre lingue toccarsi e muoversi, come se stessero ballando. Sembra orribile detto così, ma nella realtà é strano. E piacevole. Ci stacchiamo piano, fissando le labbra dell'altro.
-Emma
-cosa?
-ti va di... passare la notte insieme?
E così é stato

Non mi uccidete, grazie

La ragazza robotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora