CAPITOLO REVISIONATO
7 mesi dopo…
Fra una settimana è il mio compleanno. In questi mesi sono successe tante cose. Tra Ester e Rebecca c’è un rapporto troppo fragile, quasi invisibile. Anche con me Rebecca ha lo stesso rapporto. Per uscire abbiamo usato e usiamo delle calze color carne. Si, è una cosa assurda, ma nessuno se ne accorge. Io ed Ester siamo sempre rimaste a casa. Non vogliamo che la gente ci veda o ci incontri. Rebecca invece esce sempre. Ormai la sento lontana. Non è più la sorellona che conoscevo. Ormai non ci calcola. Siamo come fantasmi. Credo che si comporti così anche perché da 16 anni che si occupa di me. Solo 7 anni della sua vita è riuscita a goderseli. Poi sono arrivata io e la sua vita è cambiata. Appena sono nata, quando avevo uno o due mesi, ci hanno lasciate in orfanotrofio. A sette anni ha perso tutto. Poi abbiamo passato 11 anni lì, e dopo tre anni di tranquillità, palesemente finta, eccoci lì a scappare. E dopo due anni eccoci qui. In quei due mesi in cui sono restata a casa , venivo picchiata come se fosse normale come il pane a tavola. Oggi è stato il mio compleanno… ho passato la giornata accoccolata con Ester sul divano mentre guardavamo film a caso. Lei mi ha detto:
-non ho niente da regalarti, solo qualche bullone e due rondelle-
A me è bastato, piuttosto rebecca non ha detto niente. Quanto vorrei andare al mare…Il giorno dopo…
-Vorresti andare al mare?- dico
-Non ci sono mai stata
-Quanto sarebbe bello, ma il metallo?
-Non è un problema. Siamo fatte di acciaio, più precisamente uguale a quello delle pentole, solo che il nostro si riscalda poco ed è molto sottile. La ruggine non dovrebbe essere un problema.
-Ma allora perché Rebecca si arrugginiva?
-Il suo era un metallo di scarto, ma ogni volta che potevo le mettevo qualcosa di acciaio. Adesso è completa.
-Ma se qualcuno ci vede?
-Non lo so.
Subito entra rebecca che interrompe la conversazione.
-Domani andiamo al mare. Devo andare con altri ragazzi ma voi verrete con me.
Esce dalla stanza e noi iniziamo a festeggiare. Diciamo che quando ester ci ha costruito, ha fatto il massimo per farci restare donne normali. Infatti sul busto l'acciaio è solo rivestimento. E non è proprio acciaio. È una specie di acciaio elastico che ci permette anche di avere bambini, o almeno credo. In fin dei conti non tutti i mali vengono per nuocere.Il giorno dopo…
Sin dalla mattina presto ci siamo sistemate per andare. Entrambe abbiamo preso un costume intero, io rosa e Ester verde limone. Rebecca invece aveva un bikini azzurro fluo, fregandosene del metallo.
Dopo una decina di minuti arriviamo al mare. Rebecca ci mette l’ombrellone e si allontana di qualche metro per andare dai ragazzi. Ester ha un’espressione sognante. Sono costretta a tenerla per le ascelle in acqua perché non sa nuotare. Alla fine usciamo dall'acqua perché ester aveva tentato di annegare una ventina di volte, ed io mi ero stancata di andarla a prenderla sott'acqua. Ci siamo sedute sotto il sole e abbiamo guardato il mare.
-Vorrei tanto divertirmi con rebecca- dice ester
-Anche io
-E invece lei non sta mai con noi, anche se un po' é colpa moa
-Andiamo da lei?- chiedo con tono malizioso per smorzare la cosa
-Ci ucciderebbe- dice ridendo
-No, adesso vieni- mi alzo e la trascino finché non si alza
Ci mettiamo vicino a rebecca e le bussiamo sulla spalla. Lei si gira sobbalzando dallo spavento.
-Che volete?
-Possiamo stare con te ?
-Va bene, ma fate silenzio
Ci sediamo dietro di lei e tutti i ragazzi e le ragazze ci guardano straniti.
C' é qualche istante di silenzio rotto dal movimento del mare.
-com'é che vi chiamate?- dice un tizio
-emma
-ester
Diciamo a testa bassa.
Loro iniziano a parlare di tante cose. Quanto vorrei essere come loro... Ad un certo punto, mentre fisso i granelli di sabbia come se fossero la cosa più interessante del mondo, un ragazza mi chiama.
-ehi!... Emma....!
-si, che succede?
-ti posso fare una domanda?
-spara- dico mentre cerco la mano di Ester. So che sarà una domanda a livello... interno.
-com'é essere così?
E che avevo detto. Ester mi guarda e per la prima volta anche rebecca, che era con la schiena curvata, si é messa dritta in ascolto. C'é silenzio per un po'. Poi mi prendo di coraggio e dico:
- é strano. A volte é bello e a volte non lo é. Ti senti come se tutto quello che avevi attorno adesso non lo hai piú. E in effetti é cosi.
-non solo quello che hai intorno alla tua mente, ma anche la tua mente stessa- dice piano rebecca intromettendosi nella conversazione. Ester intanto sta con la testa chinata.
-ma chi vi ha fatto tutto questo?-
Non ci voleva questa domanda. Ester inizia a piangere piano. Nessuno risponde, poi ad un certo punto ester dice piano ma disperatamente:
-Io!! É solo colpa mia! Sarei dovuta morire io!
E inizia a piangere disperandosi. Io rimango a guardare a terra. Nessuno riesce ad aiutare ester, nemmeno io. Si sente la tessitrice di questa orribile storia. Tutti conosciamo il problema, ma nessuno conosce la soluzione.
-NON É COLPA TUA- le dico piangendo scuotendola per la spalle. Rebecca sta zitta. E fa bene. Lei peggiorerebbe solo le cose. Direbbe " la colpa é tua se siamo così" . E in realtà la colpa é SUA perché se stava zitta ester sarebbe stata bene, o almeno meglio. In ogni modo mi abbraccia e si sdraia sulle mie gambe piangendo silenziosamente. Dopo un po' dorme.
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La ragazza robot
Teen FictionDal capitolo 19: "-non é niente. -raccontalo a qualcun'altro- dico sarcasticamente - ma é inutile che insisto, la tua corazza non é penetrabile o aggirabile, quindi farò finta di crederti." Emma é una ragazza normale come tante altre, ma il fatto di...