CAPITOLO REVISIONATO
-allora, da dove comincio? Diciamo che il nostro corpo é umano solo nel busto. La pelle é ricoperta da una sostanza gommosa molto difficile da tagliare. É elastica quindi permette di muoversi. Però la nostra pelle non esiste più. Per fissare la gomma, ho dovuto versarla bollente sulla pelle. Tra la gomma e il metallo c'é meno di un centimetro di spazio, e li passano tutti insieme i cavi, compresi il movimento e il liquido colorato. Quel liquido viene messo in movimento dal moto dal motore, e serve a oliare le giunture e a condurre l'elettricità prodotta dal motore. Avendo perso i nostri arti, abbiamo perso anche i muscoli. Ci muoviamo solo grazie alle scosse che il motore trasmette al liquido e al sistema nervoso. Comunque, il metallo che ci ricopre é un acciaio molto leggero, che con un coltello molto appuntito, o con ascia, si taglierà facilmente. Anche quella gomma, in certi punti é facilmente tagliabile, specialmente se la lama é calda. Avete domande? É inutile scendere nei dettagli.- disse ester smettendo di fissare un punto indefinito del pavimento e guardando me e Rebecca.
-perché non hai lasciato la nostra vecchia pelle?- chiede rebecca un po scossa
-semplice. Eravate distrutte. Ho dubbi che lo sappiate, ma io credo di sapere più di voi. Rebecca aveva non so quanti tagli sull'addome- rebecca diventa tutta rossa- e Emma era ricoperta da ematomi e scheggie. Io non sapevo cosa era successo prima, ma sapevo che cosa sarebbe potuto succeredere dopo. Ester scatta all'in piedi, tira un sospiro e con un sorriso dice:
-ora se non vi dispiace mi metto a lavoro-
-io vado fuori- dico alzandomi e uscendo dalla stanza. Non voglio stare tra i piedi. Chiudo la porta e mi faccio scivolare fino a sedermi a terra. Da dietro il muro sento la loro conversazione:
-a volte Emma é troppo ingenua- sento ester dire
-perché?
-non metto in dubbio il vostro legame, ma al posto suo non lascerei mia sorella da sola con qualcuno come me.
-si fida di te, non é ingenua.
-lo so, ma se non fossi io, e avessi cattive intenzioni, cosa succederebbe? Io non mi fiderei di una come me...
-su questo hai ragione. Io ho paura che le succeda qualcosa proprio per questo. Non mi interessa se io stia male, ma finché potrò muovermi non permetterò che le succeda nulla.
-nel caso dovessi essere incinta, non credo che tu possa muoverti come adesso. Bisognerebbe cambiare tutta la parte addominale con un metallo più resistenti, e fare trasfusioni di sangue per rendere il tuo sangue più umano possibile. Il liquido non gli farebbe di certo bene.
Poi non si sente più nulla, le parole sono coperte da rumore di metallo e lamenti vari. Sfortunatamente ne io ne rebecca siamo come Ester. Per un niente ci facciamo male, soprattutto io. E invece lei tace e soffre in silenzio, come se non stesse male. Ester apre la porta e quando vede che ero li accanto fa una faccia da "ma quindi hai sentito tutto?" però cerca di contenersi e dice porgendomi la mano:
-emma, dai, entra.
Mi alzo prendendole la mano e entrando nella stanza. Rebecca é sdraiata come prima solo che é coperta fino al petto da un lenzuolo, dal quale scendono una ventina di cavi, alcuni sottili, altri spessi.
-siete state veloci- dico per rompere il silenzio.
-veloci? É passata mezz'ora!- dice Ester allegra, forse solo per convincersi che non abbia sentito nulla.
-emma, ce qualcosa che non va?- chiede Rebecca. Sicuramente ha capito tutto, ma non voglio farla stare ancora peggio. Le si legge negli occhi che non sta bene. E invece, leggendo gli occhi di Ester vedi tante preoccupazioni mal celate e lacrime nascoste. Il suo sguardo é sempre uguale, distaccato dalla realtà e in attesa del peggio. Invece quello di Rebecca é completamente diverso e può essere in due modi differenti. Per la maggior parte é uno sguardo con poca tristezza, e sembra quasi che voglia affrontare il futuro senza paura. Ma tante, tante volte, ho visto un altro sguardo. Uno sguardo rassicurante ma stanco. Sembra voglia dire: "io sto bene, ma vai avanti sola" e poi non sta neanche bene. É quello che ha adesso. Si é stancata di tutto questo e preferirebbe di gran lunga rimanere indietro, e tornare dopo. Sembra egoistico, ma non lo é. Ha semplicemente perso la voglia di resistere e combattere.
-no, va tutto bene- dico sorridendo -piuttosto tu cone stai? - chiedo un pò preoccupata di aver toccato un tasto dolente.
-non voglio farti vomitare, ma avere tubi da tutte le parti non é piacevole- dice ester mettendomi una mano sulla spalla.
-ester vieni un attimo- le prendo la mano e la porto fuori.
-cosa vuoi sapere?- dice un po' imbronciata
-tu hai idea di come nascono i bambini? Sono umani, non macchine!-
-eh si allora?
Rimango basita dalle sue parole.
-tu hai idea di che fare fra nove mesi?- sottolineando il "tu"
-no- Dice grattandosi la testa
Rimango seriamente scioccata dalle sue parole, ma prima che possa contrabbattere dice:
-tu credi seriamente che "Rebecca" - facendo le virgolette con le dita- non ne sia capace? É Rebecca, mica sono io!
-ma non lo vedi che é stanca? Si é stancata di questa vita!- dissi alzando la voce
-e che vuoi dire?! Non sappiamo neanche se é incinta, e tu parti in quarta! Vuoi dire che é colpa mia?- urla con le lascrime agli occhi. Si prende sempre la colpa!
-SIETE DUE STRONZE!- urla rebecca dalla sua stanza. Entrambe corriamo lì e la vediamo con le dita che stringono il lenzuolo e le lacrime agli occhi. Entrambe abbassiamo la testa. Ha ragione. Siamo due stronze.
-ha ragione- dice Ester - sono una stronza...
-siamo...- dico corregendola
-si, lo siete. Tu -indicando ester- non fai altro che pigliarti tutte le colpe e pure mi sopravvaluti. E tu - indicandomi- sei solo pessimista. Si, hai ragione, sono stanca di tutto questo. Ma non vuol dire che io debba mollare.
-io mi prendo "tutte le colpe" solo perché sono le MIE colpe, E NIENTE POTRÀ VIETARMELO!- tira un respiro, china la testa e inizia a piangere, mentre dice:
-io lo sento, sento che fra poco tutto si rovinerà. Lo sento, é come se stessimo camminando sul bordo di un burrone, prima o poi cadremo.
Rebecca si sporge un po' e le da uno schiaffo, lasciandole i segni sulla guancia. Lei china la testa come al solito e tace, senza ne lamentarsi, ne replicare.
-io...prima...ho sentito quello che dicevate..- confesso. Ester ha ancora la testa china.
-si, lo avevo capito. E lo aveva capito anche lei.
Rebecca aveva il lenzuolo sul petto e le braccia scoperte, dalle quali uscivano due cavi biancastri.
-venite qui, su- dice rebecca tranquillamente, aprendo le braccia e fregandosene del fatto che non avesse niente addosso. Entrambe ci accoccoliamo nelle sue braccia, ester a destra e io a sinistra. Ester inizia a piangere singhiozzando, come se la sua maschera inflessibile fosse caduta. Credo che anche Rebecca sappia che Ester non sta piangendo per lo schiaffo, ma perché ha paura. Io mi allontano lasciando Rebecca libera di tenere Ester. Piange facendo molto rumore per un bel po', poi fa sempre più silenzio.
-emma, prendila- sussurra Rebecca. Io la prendo in braccio e la porto sul divano. Mi siedo accanto a lei e le tolgo i capelli dal viso. Ha la guancia violacea per lo schiaffo, il metallo fa male sulla pelle. Mi inginocchio accanto al suo orecchie e poggio la faccia sul divano.
-mi dispiace Ester... anche io ho paura... anche io lo sento... mi dispiace... É colpa mia, solo mia...- mi si riempiono gli occhi di lacrime - sai, una volta, in orfanotrofio, ho tentato di buttarmi dal terrazzo... Rebecca mi ha fermato, ma non avrebbe dovuto farlo, sarei dovuta cadere...- ester mi interrompe
-ormai siamo in ballo, e tanto vale ballare, anche se ci faremo male
Alzo gli occhi velocemente, mi alzo di scatto e mi butto sul suo petto piangendo.
-vai in camera tua e dormi, ti prometto che ti raggiungo presto, ma nostra sorella ha bisogno di me.- dice dopo poco alzandosi. Vado nel mio letto e la aspetto.-------

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La ragazza robot
Teen FictionDal capitolo 19: "-non é niente. -raccontalo a qualcun'altro- dico sarcasticamente - ma é inutile che insisto, la tua corazza non é penetrabile o aggirabile, quindi farò finta di crederti." Emma é una ragazza normale come tante altre, ma il fatto di...