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«Cosa stai leggendo?»
Le lunghe dita di Hadeon sorreggevano un libro dalle sterminanti pagine, i suoi gomiti erano poggiati sull'ampio tavolo della cucina.
Più che dalla mia domanda, venne sorpreso dalle mie attenzioni.
Quella era la prima volta che rivolgevo la parola a quel ragazzo. Lo avevo osservato silenziosamente durante la mia permanenza in quella casa e l'esito finale mi diceva che qualcosa in lui non mi faceva aver paura di ronzargli intorno, e a dir la verità, mi infondeva coraggio. Ogni qualvolta che venivo messa in difficoltà da Dimitri, magicamente appariva un Hadeon che, nonostante lo sforzo invano, tentava di salvarmi. Sollevando l'opera che stava sfogliando, mi mostrò la copertina per dare una risposta alla mia curiosità invadente.
«Oh, lo conosco!»
La mia affermazione gli fece issare finalmente il capo direzionandolo verso di me. Faceva parte della lista di tutti gli innumerevoli libri che avevo divorato prima di volare via dalla mia casa.
«Ti piace leggere?»
Persino il suo modo di parlarmi risultava incredibilmente rassicurante. Probabilmente era dovuto al tono di voce di cui si serviva, che risuonava così pacato e soave.
Leggere era sempre stata una delle mie più grandi passioni fin da bambina. Allora ero brava ad uscire dal mondo circostante in cui mi trovavo, per intrufolarmi in altre mille dimensioni fatte della pasta che desideravo io. Un mondo mio.
«Sì, lo facevo spesso. Prima di essere rinchiusa qui dentro..»
Da quando avevo incontrato il boss, molte cose erano cambiate. Ma quell'ambiente non mi consigliava per niente di chiedere a Dimitri di acquistarmi un buon libro da leggere per trascorrere le ore. Diceva che sarebbe bastato che io aprissi bocca per avere tutto ciò che desiderassi, ma in realtà nulla era davvero gratis per me. Me lo avrebbe fatto ripagare con uno dei suoi soliti ricatti a cui ero ormai abituata.
«Che genere preferisci?»
Ancora lui non mise un fermo alla sua voce, preludendomi di voler intraprendere una conversazione. Era così bello ed emozionante, stavo finalmente avendo una vera chiacchierata "amichevole" ma soprattutto normale con qualcuno, dopo un mese di isolamento. Trascorrevo le giornate rinchiusa in quell'eminente vano, se non per quelle volte in cui Dimitri mi richiamava per andare da qualche parte. Quella mattina invece, mi ero svegliata promettendo a me stessa di dover fare qualcosa per colorare un po' le mie giornate sbiadite.
Ne avevo bisogno.
«Non prediligo un genere in particolare, mi piacciono tutti. Il mio metro di giudizio si basa piuttosto sul contenuto di un libro e da ciò che esso mi trasmette.»
L'espressione di Hadeon mi regalò un sorriso sincero, dimostrando di capire e di andare d'accordo con ciò che avevo appena detto. Adesso avevamo una cosa in comune, ed entrambi ne eravamo a conoscenza.
«Somigli tanto a Shiori.»
Ben presto scoprii che il lato rasserenante di quel ragazzo era dovuto alla sua rassomiglianza con la mia cara amica. Entrambi emanavano la stessa aura. Shiori era una ragazza in grado di comprenderti in ogni situazione, e confortarti sempre. E lui sembrava anch'esso possedere queste caratteristiche. Senza rendermene conto iniziai a costruire un puzzle unendo tutti i punti che avevano in comune. Entrambi amavano la lettura ed erano anche abili nelle lingue. Hadeon era molto bravo con l'inglese. In una mattina di quelle, giurai di averlo sentito sostenere una conversazione intera in un perfetto inglese durante una telefonata.
«Shiori eh? Perché non la invitiamo a cena qualche volta?»
E dopo tanta astinenza dal provare quella spensieratezza che tanto meritavo, ecco qualcuno rubarmi il mio unico attimo di svago. Tutto si convertì in uno scenario horror, dove ciò che non vorresti accadesse, beh... accade.
Ai bordi del tavolo vi era Genos, che giocava a far saltare per aria una mela rossa tra le mani. E insieme ad essa, anche il mio cuore. Questo tizio era diventato come un tatuaggio per me. Ogni volta che lo guardavi, avresti inevitabilmente ricordato il significato che gli avevi associato, per sempre. Ed io ogni volta che lo guardavo, ripensavo a ciò che avrebbe potuto fare a Shiori, come un'immagine che appariva automaticamente davanti ai miei occhi. E adesso mi stava parlando di un invito a cena. Ero stata così brava fino a quel momento a mantenerla lontana da tutta quella situazione per proteggerla, ma io stessa avevo appena rovinato tutto a causa della mia sbadataggine.
«Stanne fuori!»
Il mio tono di voce arrivò alle orecchie di qualcuno, che incuriosito non aspettò altro tempo per catapultarsi in cucina. L'aspetto di Dimitri era fresco e ordinato come sempre, un vero padrone di casa, e non solo... Ma io divenni incontrollabile. Non avevo progettato di alzare la voce con Genos, ma le mie corde vocali si rivelarono più disobbedienti di quanto mi aspettassi, e ciò ebbe su di lui l'effetto contrario di quanto desideravo.
«Boss, perché non invitare Shiori a mangiare con noi? Crystal dovrà essersi sentita sola e annoiata per tutto questo tempo, non è forse vero?! Magari l'aiuterebbe a calmarsi un po'!»
Il suo livello di bastardaggine non aveva confini. L'idea di appendere la sua testa ad un palo come quella di Ned Stark, a volte mi veniva a tentare come un piatto di carbonara dopo il Ramadan. Non capivo perché lo facesse, non capivo cosa ci trovasse di divertente nel compromettere ancor di più la mia vita e anche quella dell'unica persona che mi era stata vicina.
No, Genos doveva essere sicuramente una persona migliore di quella. Non potevo accettarlo così.
«Vorresti, Crystal?»
L'intervento di Dimitri sembrò andare in sintonia con il gioco provocatorio di Genos. Contemporaneamente, il profumo della colonia che indossava quella mattina, stava sfacciatamente inebriando i miei sensi.
«Nemmeno nei miei sogni.»
Se i miei occhi avessero avuto il potere di fulminare realmente la gente, credo che avrei avuto un mucchio di polvere da spalare in quella casa.
«Sei noiosa.»
Mi sentivo come la mela che ruotava tra le sue mani. Ma non gli avrei permesso di addentarmi in nessun modo.
Fino a quel momento ero stata incredibilmente brava a tacere, mantenendo i miei pensieri da criminale solo per me. Ma adesso era arrivato il momento di uscire fuori il mio corredo di armi. Forse, non ero poi così diversa da loro quando volevo. Non avrei permesso a qualcuno di passarla liscia, specialmente se quel qualcuno, si era divertito con me. Fui felice di presentargli Crystal per bene.
«Genos, è così che porti rispetto al tuo capo? Insultando la sua donna?»
Lo sguardo di Hadeon si focalizzò in un punto indefinito della cucina, cercando immediatamente di mascherare con la sua mano il sorriso a mezza luna che lo stava minacciando di venir fuori. A quanto pare aveva capito il gioco che avevo appena iniziato in mia difesa. Quel ragazzo era troppo intelligente. Non capivo cosa ci facesse lì in mezzo  al branco.
Dimitri nel frattempo si era gonfiato il petto sentendosi adulato da me per la prima volta, ma non aveva capito che lo stavo semplicemente usando, a mio vantaggio...
«Cosa? Non provare nemmeno a mettermi contro-»
Ma lo arrestai. Il pesce era affamato perché aveva abboccato di nuovo. Non credevo che fosse un bersaglio così facile da maneggiare. Mi stavo intrattenendo in abbondanza per vendicarmi di tutti suoi soprusi.
«Ah-ah! Fermo! Stai cercando di rubare il trono al tuo re dandomi degli ordini adesso? È proprio vero. Non ci si può fidare più nemmeno dei propri amici oggigiorno.»
Alzai le sopracciglia e facendo scontrare le mie labbra le tirai verso l'interno, dedicando quell'espressione a Dimitri.
In tutta risposta, l'anima di Genos emanava terrore attraverso i suoi occhi. Eh no, quello a cui aveva assistito non era stato un tranello del diavolo, ma il tranello di Crystal. Uno di quelli semplici per l'esattezza.
«Boss, non mi permetterei mai, io...»
Cercando di ricorrere subito alla difesa, non si accorse del modo in cui Dimitri lo stava fissando. Anche lui aveva capito le mie intenzioni e non stava dando minimamente peso alle azioni del ragazzo, ma si stava divertendo a vederlo disperare, forse come piccola punizione per aver alzato il tono con me mettendo in dubbio il ruolo del suo padrone.
«Basta così. Crystal?!»
Ponendo fine ai giochi, pronunciò il mio nome prima di andar via per informarmi di voler essere seguito da me.
Scesi dalla sedia su cui ero seduta facendo un cenno di soddisfazione ad Hadeon che ricambiò silenziosamente.
«Che stronza.»
Il sussurro di Genos furono in grado di sentirlo persino le mura che ci circondavano. Ciò affermava la mia riuscita nell'avergliela fatta pagare. Magari la prossima volta, ci avrebbe pensato due volte prima di pronunciare il nome Shiori.
«Puoi dirlo forte!»
Rubandogli la mela che reggeva in mano, lo sorpassai addentandola e sparendo da quella stanza.
Julius, Gillean e Daijon mi passarono accanto per entrare in cucina mentre andavo via.
«Perché vuoi compromettere la sua amica Shiori?»
La voce di Hadeon mi immobilizzò all'istante. Quella conversazione mi interessava eccome! Cercando di non farmi scoprire, incollai le spalle al muro e aprii per bene le orecchie, inoltrandomi cautamente verso l'entrata per sporgergli un occhio.
«Io non voglio compromettere nessuno!»
Genos ricorse subito alla difesa utilizzando un tono di voce paragonabile a quello di un bambino con la bocca imbrattata di cioccolato, che dice alla mamma di non essere stato lui a mangiare tutta la torta.
«Allora spiegaci, c'è qualcosa che nascondi piccolo genio eh?.»
Quella doveva essere la voce di Gillean che si prendeva gioco del suo coetaneo.
«Piccolo? Sei più anziano di me solo di qualche mese!»
Trattenni il più possibile la mia risata per non farmi beccare. Per quanto potessero essere stronzi e criminali, quando erano insieme cambiavano.
«Cosa? Anche io voglio sapere, sono bravo a mantenere i segreti.»
La curiosità affamata di Daijon si precipitò nel tavolo insieme a quella degli altri, che contemplavano Genos in attesa.
«Aspettate. Genos non era quello che doveva occuparsi di quella ragazza il giorno del rapimento di Crystal?»
L'astuzia di Julius mi stordì. A quanto pare non gli sfuggiva propria nulla. Da questo punto di vista, niente poteva andare contro al fatto che fosse il più giovane tra loro.
«Per caso, ti sei innamorato a prima vista?»
Il palmi aperti di Levi si poggiarono sotto il suo mento, recitando in modo sdolcinato e poetico la domanda che aveva appena posto. Mi accorsi solo dopo della sua presenza. Era riuscito a mimetizzarsi per bene, che neanche un camaleonte.
«Ahh niente di tutto questo! Magari un'altra volta. Va bene?!»
Le mani dell'interrogato si mossero per aria per scacciare le ipotesi di tutti, come se fossero delle zanzare fastidiose.
Quindi c'era davvero qualcosa che non aveva detto. Dovevo scoprirlo! Altrimenti non avrei permesso mai al mondo di fare entrare Shiori in villa.
«Uff, sei un guastafeste.»
Deluso dal non aver ricavato nulla, Gillean abbandonò il tavolo seguito da alcuni dei ragazzi. Era arrivato il momento di andare via per davvero, un altro passo e mi avrebbero vista.
Dimitri mi stava ancora aspettando da qualche parte nella casa.
«Volevi l'invito in busta? Stavo morendo di una malattia chiamata attesa.»
Non ero sorpresa dal suo rimprovero. Mi sarei stupita piuttosto se non avesse detto nulla.
«Mi scusi, principe di Busan.»
Deliziandolo delle scuse più false del mio rispetto verso i suoi confronti, mi incamminai rimanendo in piedi di fronte a lui.
«Sai come si dice? Più lunga è l'attesa, più dolce è la sorpresa. Sono pronto.»
La sua voglia di scherzare era impossibile da ignorare. Allargò le braccia in attesa di qualcosa.
«Passo.»
Una parola bastò ad annientare l'entusiasmo di Dimitri. Improvvisamente l'espressione nel suo volto si fece seria.
«Tu hai ben capito chi sono io?»
In tutta la sua pienezza se ne stava seduto sul suo seggio, con i polpastrelli delle mani congiunti all'altezza delle sue labbra ed i gomiti poggiati sulla scrivania. Ma la melodia di quella domanda, evidenziava che lui fosse già consapevole di un sì come risposta da parte mia. Stava cercando di esercitare il suo potere su di me o vi era altro di lui di cui io non ero a conoscenza?
«Sì?»
La mia risposta suonò scontata quanto incerta, seguita dal mio sguardo in tralice.
«E sai anche che se non decido io, niente si muove di un solo millimetro?!»
Sapevamo entrambi che a quelle domande appartenevano già delle risposte ovvie. Ma lui non si faceva scrupoli a pormele ugualmente.
«E quindi?»
Passai il peso del mio corpo da una gamba all'altra ed incrociai le braccia al petto in attesa di un chiarimento razionale al suo comportamento.
«Quindi potrei davvero farti incontrare Shiori.»
Una pistola carica puntata sulla tempia sarebbe risultata meno minacciosa del modo in cui la sua frase tuonò nel mio cervello.
«Dimitri. Perché?!»
Sciolsi le mia braccia divaricandole per protesta. Non potevo. Shiori non si meritava una vita... ma quale vita?
«Perché Genos ha ragione. Se incontrare Shiori ti farebbe sentire meglio, mi rendo conto della situazione difficile in cui ti ho messa.»
Le dita di Dimitri interruppero il contatto tra di loro, inoltrandosi invece verso i capelli che vennero riportati all'indietro, come la sua schiena che decise di rilassarsi sulla poltrona.
«Non posso rischiare che le venga fatto del male solo perché mi manca vederla.»
Puntai i miei occhi investigatori nei suoi per studiare quali fossero le sue vere intenzioni.
«Come ti ho già detto, nessuno farà niente a nessuno se non sarà per ordine mio.»
La voce sua strascicata mi avvertiva di quanto non fosse abituato ad essere contraddetto.
«Infatti. Chi mi dice che tu non farai niente?»
Mi stampai sulla faccia l'espressione da detective, ossessionata dal suo caso e disposta a tutto pur di capirci qualcosa.
«Non ti fidi ancora di me?»
Quella non era sicuramente una novità. Fidarsi del proprio rapitore. Non l'avevo mai sentita.
«Come potrei?»
Assestai un colpo all'ego dell'uomo di parola che professava di essere.
«Lascia perdere. Peggio per te.»
Corrucciato da come fosse andata quella conversazione, abbandonò la sua postazione per allontanarsi dalla stanza.
Le sue intenzioni erano davvero buone come sembravano? La sua superficialità nel non insistere aveva mandato il mio intelletto a farsi benedire.
«Anche se volessi, le ho mentito!»
Al suono della mia voce, il corpo di Dimitri si fermò all'istante prima dell'arco separatore tra la stanza ed il lungo corridoio. Deglutii dopo aver scovato che una parte implicita di me adesso era pro all'incontro con Shiori.
«Tutti lo fanno, continuamente.»
Ed ecco che con una sua semplice frase, riuscì a mandarmi in tilt ancora una volta. Bastava aggiungere un pizzico della mia mente da complessata, con una spolverata della sua vaporosità nel non contraddire se stesso, e la ricetta per l'accoppiata vincente era pronta!
«Quindi...»
Come da copione, il pensiero che anche lui mi stesse mentendo non si permise a mancare.
«No! Io non ti stavo mentendo.»
In preda allo shock per la mia diffidenza, la mise a freno carbonizzandomi.
«Dove mi permetteresti di incontrarla?»
Non un solo dettaglio sarebbe dovuto sfuggirmi prima di mettere in atto una tale follia.
Mi sentivo in qualche modo una grande responsabilità addosso. Come se la vita di Shiori dipendesse da me.
«Indovina? Qui.»
Mon Dieu. La sua voce melliflua fece retrarre i miei bulbi oculari, chiudendo le palpebre e schiudendo le labbra. Era troppo, troppo rischioso. Ma era strano. Le avrebbe permesso di accedere al suo regno segreto, soltanto per... me?
«E Genos?»
Come ogni regno segreto, l'oscurità ne faceva parte. Non avevo ancora davvero capito la logica di quel ragazzo. Il suo vero io.
«Genos non ha niente a che fare con Shiori. Quella volta al Sakura Coffee, l'avrebbe attaccata solo per volere mio, ricorda. Si diverte semplicemente troppo a ricoprire il ruolo da killer che gli hai dato tu stessa. E qui io non c'entro!»
Le braccia di Dimitri si sollevarono per scrollarsi di dosso delle colpe che credeva di non avere. Era inquietante il modo in cui riuscissi a scorgere del sarcasmo in quasi ogni parola che fuoriusciva dalla sua bocca maledetta. Sembrava che il suo tono standard fosse impostato in quella modalità.
«Se credi che la tua amica sia in grado di starsene al suo posto senza causare problemi, benissimo! Posso mandare qualcuno a prenderla anche adesso. In caso contrario... beh, sarebbe noioso doversene sbarazzare, e ho altro a cui pensare.»
Mi fidavo di Shiori. Ma di Shiori soltanto. E se le avessi chiesto di comportarsi in un certo modo, lei lo avrebbe fatto. Ma come avrebbe reagito scoprendo la situazione in cui mi trovavo? E Dimitri, aveva davvero cercato di mostrarmi un suo lato buono tramite Shiori? Se nel suo piano malefico aveva assegnato un ruolo anche a lei, non si sarebbe fatto scrupoli ad andarla a rapire, così come aveva fatto con me. Invece la utilizzava soltanto come punto forte per farmi crollare ai suoi ricatti. Ma per fare questo, non aveva bisogno della sua presenza. Con me gli bastava semplicemente pronunciare il suo nome. Quindi forse... non mi stava mentendo.
«Quando vuoi.»
Vedendomi continuare a riflettere, capì che me la sarei presa comoda per valutare al meglio ogni sua possibile strategia prima di comunicargli la mia decisione. Così allentò la presa concedendomi del tempo.
Iniziai ad escogitare un piano per scoprire cosa nascondesse Genos. Magari se fossi diventata sua amica, sarei riuscita ad estrapolargli qualcosa? O avrei cambiato le sue ipotetiche intenzioni malvagie e contemporaneamente avrei migliorato la mia convivenza con loro. Era decisamente la cosa giusta da fare. Sia con Genos che con il resto dei ragazzi. Avevo anche in mente di trovare un punto debole di Dimitri, in modo da lasciarmi andare e non costringermi più a sposarlo. Ma durante la mia ora di svisceramento cerebrale, qualcosa di non invitato prese le redini di tutti i miei pensieri. Era qualcosa che avevo involontariamente ignorato e me ne ricordai improvvisamente. Ebbi un flashback che mi riportò indietro alla mattina in cui stavamo tornando a casa dal Black Moon. Prima di addormentarmi sentii dire qualcosa a Dimitri che riguardasse un incontro.
Lui stava per andare via adesso, ma per la seconda volta glielo impedii.
«Ah, Dimitri?»
Sibilai quelle due parole aspettandomi in tutta risposta uno sguardo rovente da parte sua, impossibile non ammettere di aver provato un senso di timore.
«Sembra che oggi tu non riesca proprio staccarti da me.»
Ma le mie aspettative furono prese a pugni dal suo sorriso spavaldo colmo di malizia che si affrettò ad esibire.
«Chi era la persona che mi avresti fatto conoscere?»
Deludendo le sue previsioni sul perché lo avessi trattenuto ancora, sentii l'agitazione farsi spazio dentro di me. Ero ansiosa di scoprirlo.
«Mio padre.»
Mi lanciò addosso un esplosivo con tutta la serenità del mondo.

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