La prima cosa che Kenneth sentì al suo risveglio fu l'odore intenso e pungente dell'incenso, che gli fece storcere il naso ed emettere un leggero colpo di tosse.
Per diverso tempo rimase immobile, con gli occhi ancora socchiusi e il corpo abbandonato contro un materasso troppo morbido e ampio per essere il suo.
Sentiva un dolore lancinante al capo, come se, mentre stava dormendo, qualcuno gli avesse aperto la testa per prendergli il cervello, lo avesse messo in un frullatore e poi lo avesse rimesso a posto.
Ci mise alcuni minuti per ricordare quali fossero stati gli ultimi avvenimenti che avevano preceduto quella sua perdita di conoscenza.
Ricordò quella luce pulsante color lavanda puntata contro i suoi occhi e le parole "temo di non avere altra scelta che cancellarti la memoria".
Pensò che alla fine non avesse funzionato poi così bene. Infatti riusciva ancora a ricordare tutti gli avvenimenti di quella sera, dall'aura rossa di Ragnar, alla sua conversazione con Lillian, all'arrivo di quella strega, Vilde, mentre stava buttando la spazzatura sul retro.Una cosa però non riusciva a capirla: dove si trovava?
Finalmente aprì gli occhi e, con leggero sconcerto, la prima cosa che si ritrovò davanti fu nientemeno che la "notte stellata" di Van Gogh, dipinta con incredibile precisione sull'intero soffitto di quella camera da letto.
Si tirò su a sedere, guardandosi intorno mentre si massaggiava le tempie doloranti.
Quella stanza era il caos più assoluto.
Intorno a lui, sparsi disordinatamente ai piedi di quel grande letto a due piazze, c'erano una miriade di vestiti di ogni tipo, dalle gonne ai giacconi invernali, oltre a barattoli mezzi vuoti di vernice, tele sfondate, pennelli incrostati di pittura e cartacce di merendine da distributore.
E poi, abbandonate disordinatamente sulla superficie di una cassettiera, una fila di candele usate e bastoncini d'incenso. Solo due erano accesi, ma a quanto pareva erano più che sufficienti per appestare l'intera stanza.La luce del mattino filtrava attraverso le tapparelle tirate giù solo per metà di una grande porta finestra.
Improvvisamente il mezzelfo si accorse di avere un disperato bisogno di aria fresca, così si alzò in piedi e, dopo aver constatato di avere addosso gli stessi vestiti di quella sera, iniziò a muoversi in direzione della luce, facendosi spazio tra tutte le cianfrusaglie sparse per terra.Una volta arrivato davanti alla porta finestra, tirò su le serrande e la spalancò.
Si affacciava su un piccolo balcone, la cui ringhiera era completamente coperta da un intrico di rampicanti, edera e fiori di ogni tipo, ma ciò che lo lasciò davvero senza fiato fu ciò che poteva scorgere al di là di essa.Perché si trovava nel bel mezzo di un bosco?
Il mal di testa si fece improvvisamente più forte e a quello andò a sommarsi anche un leggero senso di nausea, che lo costrinse a poggiare un fianco contro la parete per non perdere l'equilibrio.
Sentì il suo battito cardiaco accelerare e, mentre un brivido gelido gli percorreva la spina dorsale, si impose di non lasciarsi sopraffare dal panico.Ma come poteva rimanere calmo in una situazione del genere?
Non aveva la più pallida idea di dove si trovasse o come avesse fatto ad arrivarci e i suoi ultimi ricordi riguardavano una strega dall'aura arancione.D'un tratto sentì la serratura scattare e si voltò in direzione della porta.
Era pronto a vedersi comparire davanti i riccioli biondi di Vilde o perfino gli occhi verde smeraldo di Ragnar, invece si ritrovò davanti una completa.sconosciuta, dai lunghi e lisci capelli verde prato e i grandi occhi spiritati, dall'iride rossa.
Era molto bassa e dal fisico snello, sicuramente non superava il metro e cinquanta, tuttavia dai lineamenti del suo viso Kenneth capì che doveva essere un po' più grande di lui, forse sui ventitrè anni. Indossava una lunga vestaglia bianca, sporca in più punti di schizzi di pittura, e camminava a piedi scalzi.
Inoltre era circondata da un'aura di un arancione così intenso da rasentare quasi il rosso.
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How to Destroy Humanity
FantasyAmbientazione: La storia si svolge in un mondo tale e quale al nostro (stessa suddivisione in Stati, stesse forme di governo, stesso corso della storia, stessa epoca etc.), con l'unica differenza che qui da sempre è la norma essere circondati da cre...