29. Come inscenare una tragedia in mezzo al mare

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Nella mano destra un bicchiere di carta. Nella sinistra l'una la mano dell'altra.

«Uno...»

I loro rispettivi sguardi si incatenavano a vicenda.

«Due...»

Due respiri profondi, e poi...

«...Tre.»

Le mani delle due si mossero all'unisono, sollevando i due bicchieri per portarli l'una alle labbra dell'altra e viceversa.

Ma se il liquido mortale iniziò ben presto a scorrere giù per la gola della fata, lo stesso non fece quello contenuto nel bicchiere che lei stessa teneva in mano, originariamente destinato a bagnare le labbra della strega dalla lunga chioma color grano, ma ora riverso sul ponte della nave maledetta.

Gli occhi della bionda si sgranarono nel momento in cui realizzò cosa fosse appena accaduto e subito la sua mano corse a frugare nella tasca del cappotto dell'altra, la quale non mosse un solo muscolo per fermarla. Quando ne tirò fuori la fialetta, infatti, scoprì che era vuota. Tutto ciò che un tempo vi era contenuto, era stato versato nei due bicchieri fino all'ultima goccia.

«Perché?»

Chiese con un filo di voce.

«Se andiamo tutte e due all'aldilà, chi glielo dà un ceffone a Ragnar?»

«Ma la barca...»

«Tornerà ad essere un normalissimo motoscafo non appena l'avrò portata via con me... Tranquilla, non dovrai tornare indietro a nuoto.»

Aggiunse mettendosi a ridere. Cosa che fece subito montare la rabbia nell'altra, fino a quel momento troppo incredula per reagire, per potersi capacitare di cosa stesse davvero accadendo.

«Ma perchè non mi dici mai quello che ti passa per la testa!?»

«Se te l'avessi detto, non avresti mai accettato.»

«Certo che non avrei accettato!» Esclamò, afferrando l'altra per le spalle e iniziando a scuoterla, come se la volesse smuovere, non capendo come potesse essere così calma. «Hai bevuto del veleno, Yvette! Il tuo veleno!» Dopo aver gridato, rimase ad osservarla in silenzio con il volto tutto rosso dalla rabbia e dallo sforzo. Quindi, con una voce dal tono più basso, incrinato da quel pianto che stava facendo di tutto per trattenere: «Non lo capisci che stai per morire?»

«Certo che lo so, era questo il piano. Anche nel tuo piano era previsto che io morissi, dopotutto. Semplicemente nel mio non era necessario che facessi anche tu la stessa fine. E tu invece non lo capisci che se non ti dai una mossa, dovrai convivere per tutto il resto della tua vita con il rimorso di aver trascorso i miei ultimi istanti di vita a inveirmi contro anzichè a baciarmi?»

Il groppo che le ostruiva la gola si sciolse e le lacrime iniziarono a rigare silenziosamente il suo viso, dando a quello che temeva sarebbe stato il loro ultimo bacio un retrogusto salato e amaro.

«Mi dispiace per averti sempre fatto penare tanto.» Le soffiò sulle labbra Yvette mentre riprendevano fiato. «Probabilmente sarebbe stato meglio se non mi avessi mai incontra-»

Ma Vilde non le permise di terminare, facendola tacere con un ennesimo bacio, ancora più appassionato e disperato dei precedenti.

«Non pensarlo neanche per un solo istante.» Le disse in un tono che sapeva quasi di minaccia. «È vero che mi hai fatto penare, stare con te è come farsi un giro sulle montagne russe! Ma è normale che ci siano alti e bassi quando si è innamorati... E io ti amo.»

«Anche io ti amo.»

Si abbracciarono, o meglio, si artigliarono l'una all'altra. Con forza. A lungo.
Vilde si aspettava di sentire il corpo dell'altra abbandonarsi inerme tra le sue braccia da un momento all'altro. Il suo cuore, che sentiva battere con foga contro il proprio betto, spegnersi poco a poco, come una fiammella.
I suoi occhi farsi vitrei e le sue labbra fredde, assumendo il livido colore della morte.
Ma il tempo passava... E Yvette era ancora viva.
Eppure il veleno che avevano preparato era una miscela letale, capace di stendere un gigante in un battito di ciglia. Quindi perchè...?

How to Destroy HumanityDove le storie prendono vita. Scoprilo ora