21. Come (non) bere una camomilla

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«Siete già tornati?»

Sentirono chiedere in tono svogliato da una voce che sarebbe potuta passare benissimo per quella di Ragnar, se solo il corvino non fosse stato proprio una delle tre persone appena entrate nell'ampia e sfarzosa sala da ballo.

Elias, ancora nelle sembianze di Ragnar, se ne stava sdraiato su uno dei tanti divanetti accatastati contro le pareti, incastrati tra una colonna e l'altra. Ma forse più che sdraiato sarebbe meglio dire spaparanzato, d'altronde con le gambe sollevate per stare distese su uno dei braccioli, il braccio destro a penzoloni a sfiorare il pavimento e il sinistro piegato pigramente davanti al viso per proteggersi dalla luce dei lampadari, sembrava essere convinto di trovarsi nel salotto di casa sua piuttosto che nella sala da ballo del Palazzo Reale di Oslo.

«Avete portato la camomilla alle perle di tapioca?»

«Ehm... No.»

Rispose Kenneth, facendolo sussultare.

«Piuttosto, grazie a Yvette sono diventato un esperto di the, tisane, camomille e via dicendo e sono abbastanza sicuro che la camomilla alle perle di tapioca non esista.»

Aggiuse Ragnar mentre si avvicinava al suo impostore.

«Appunto.» Replicó il doppelgänger tirandosi su a sedere con uno sbadiglio. «A quanto pare peró i tizi a cui l'ho commissionata non lo sanno, perché sono usciti da almeno venti minuti e ancora non tornano. Comunque... Cosa ci fate qui voi?»

«Cosa ci facciamo qui noi?» Replicó il mezzelfo strabuzzando gli occhi. «Tu semmai perchè-»

Ma si interruppe di colpo nel momento in cui si vide passare accanto come una furia un vampiro circondato da un'aura omicida, di un arancione talmente scuro che gli fece venire i brividi.

«Cosa ti è saltato in mente?»

Tuonó Florian mentre Elias si trasformava per tornare ad assumere le sue solite sembianze.

«Ti assicuro che aveva tutto un senso lì sul momento.» Gli assicuró il biondo, apparentemente incurante del fare intimidatorio dell'altro, anche se Kenneth notó che stava evitando il suo sguardo. «Anzi, a ripensarci é proprio una storia buffa. In pratica quando-»

Ma non appena si accorse che il vampiro aveva sollevato una mano, come intenzionato a tirargli una cinquina dritta sul volto, il doppelgänger ammutolì di colpa. Tuttavia non mosse un solo muscolo per spostarsi dalla traiettoria del colpo.

I due rimasero così per molto più del necessario, finchè, nel momento in cui Elias sollevò finalmente lo sguardo per incontrare il suo, Florian distolse bruscamente il proprio, riabbassando lentamente la mano lungo il fianco per poi andarsi a sedere accanto a lui sul divanetto tenendo il capo chino.

«Quando hai fatto quella telefonata assurda... Mi hai fatto prendere un colpo.»

«Lo immaginavo.» Rise l'altro. «D'altronde l'intento era proprio quello... No aspetta, dimentica l'ultima parte!»

Florian sospiró, scuotendo leggermente il capo come a scrollarsi di dosso le ultime parole appena pronunciate dall'altro insieme alla preoccupazione provata nel corso delle ultime ore.

«Non lo fare più.»

Mormoró, così a bassa voce che solo il biondo lo sentì.

«Cosa? Farti preoccupare?»

«Rischiare la tua vita.»

«Non mi sembra di essere in pericolo qui. Sono perfino andati a prendermi una camomilla! Anche se in effetti quando torneranno a mani vuote tutti incavolati un po' sarò a rischio... Comunque, devo forse ricordarti quale sia il nostro obbiettivo finale? Che io muoia oggi o muoia non cambia niente.»

How to Destroy HumanityDove le storie prendono vita. Scoprilo ora