9. Come superare un test a sorpresa

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Nel momento in cui mise piede per la seconda volta in quella casa, Kenneth iniziò a sentire uno strano fastidio, una sorta di disagio che partì dallo stomaco e diffondendosi rapidamente gli arrivò fino alla gola facendogli mancare il fiato, come se tutti i suoi organi interni avessero iniziato a formicolare, o meglio, ad agitarsi come forsennati, quasi avessero intenzione di liberarsi dei legamenti che li tenevano ancorati a quel corpo e abbandonarlo lì per darsi alla fuga. Forse il suo corpo in quel modo stava cercando di dirgli di girare i tacchi e lasciare quella casa una volta per tutte.

E per quanto fosse decisamente tentato di seguire quel suggerimento, il mezzelfo sapeva bene di non avere altra scelta. Non arrivati a quel punto, almeno.
Ricordava bene cosa aveva detto loro Tove durante il cammino, ovvero che li avrebbe riportati indietro in qualsiasi momento se glielo avessero chiesto. Infatti il problema non era tanto quello, ovvero come fare per andarsene. Il vero problema era che ci sarebbe voluto l'intervento di un tir o di una mandria di bufali per tirare fuori di lì Lillian. Gli bastò rivolgerle un rapido sguardo e notare il suo sguardo entusiasta per capire che non sarebbe mai riuscito a convincerla a tirarsi indietro.

Per lei però era facile, si ritrovò a considerare subito dopo, dopotutto lei era un licantropo e aveva dalla sua parte anni e anni di atletica leggera e vari sport estremi. Con una velocità, un olfatto, un udito e soprattutto con una forza del genere, ci credeva che lei fosse praticamente priva del senso del pericolo, qualunque fosse il contesto in cui si trovasse.
Per lui però non era lo stesso. Certo, si teneva in forma ed era di costituzione abbastanza robusta, ma alla fine sia la sua forza, sia la sua velocità, sia tutte le sue altre capacità erano nella media. Il suo unico potere, quello che per tanti anni lo aveva tenuto egregiamente fuori dai guai, lì dentro era completamente inutile, dato che era già perfettamente consapevole di essere in quel momento come un coniglio che si va a imbucare di sua spontanea volontà nella tana della volpe. Non aveva certo bisogno di vedere quelle aure arancioni e gialle per capire che si era cacciato nei guai ad un livello che mai avrebbe pensato di poter raggiungere.

«Guarda un po' chi si rivede.»

Commentò Vilde, affacciandosi dalla cucina con un sorriso raggiante.

Kenneth stava per ricambiare il saluto, quando la strega, affrettandosi nella sua direzione, lo superò e andò incontro alla troll, abbassandosi sulle ginocchia per stare alla sua altezza e avvolgendola con uno slancio in un lungo e caloroso abbraccio.

«Com'è che non ti fai più vedere tanto spesso da queste parti?»

Le chiese continuando a stringere Tove a sè. Kenneth non potè fare a meno di chiedersi se non le facesse male, considerando che la pelle della troll era dura come la pietra.

«Chissà?» Rispose Tove ironicamente, alzando lo sguardo al cielo con esasperazione, ma ricambiando comunque l'abbraccio. «Sarà per colpa di quello che vi siete messi in testa ultimamente, non credi? Voglio dire, ma come vi salta in mente di- No. No, non dire una sola parola. Sono stanca di discuterne. Ecco a voi i nuovi adepti, belli pimpanti e con addosso questa buona fragranza di terra e resina. Finchè non se ne vanno loro, resto anche io.» Sciolse un po' bruscamente l'abbraccio e poi, in tono grave, voltandosi prima verso il mezzelfo e poi verso il licantropo: «Se avete bisogno di me, sono in soggiorno a guardare il programma più demenziale che riesco a trovare. Mi aiuterà a distrarmi.»

Detto ciò proseguì a passo di marcia lungo il corridoio e, dopo una rapidissima incursione in cucina per appropriarsi di una busta di patatine al formaggio e di una bottiglia da un litro di coca cola, si diresse in salone, con la determinazione e la fierezza di un soldato che sta andando a compiere una missione di vitale importanza per il suo esercito.

«Non credete anche voi che più provi a fare la dura, più sia adorabile?»

Commentò la strega, seguendo con tenerezza il tragitto dell'amica e scoppiando in una fragorosa risata nel momento in cui quest'ultima, avendola sentita perfettamente, alzò la mano sinistra al cielo e sollevò il dito medio, rischiando però così di far cadere a terra la busta di patatine, che riuscì a salvare grazie al pronto intervento del piede, ma ponendosi così in una situazione di equilibrio precario e ritrovandosi costretta a completare il proprio tragitto a saltelli, per poi chiudersi dietro le spalle la porta del soggiorno con un calcio e un'imprecazione.

How to Destroy HumanityDove le storie prendono vita. Scoprilo ora