Il cellulare suonò a vuoto per un minuto, quindi interruppe la telefonata.
I due fratelli sollevarono lo sguardo, trovando riflesso l'uno negli occhi dell'altra il medesimo sgomento.«Cosa significa?»
Chiese Svein.
Si trovavano infatti nella sala principale del Elven Inn, dove Ragnar, Florian, Elias e Svein avevano passato la notte, occupando tutte e quattro le camere disponibili. Lillian, pur avendo dormito a casa sua, li aveva raggiunti da poco.
«Vorrei saperlo anch'io.» Mormorò la mezzelfo. «Quando siamo arrivati a casa non c'era traccia di loro. Non hanno neanche lasciato un messaggio, un post-it attaccato al frigo... Nulla. E adesso non rispondono neanche al cellulare. O meglio, in realtà quello di papà era a casa, lo aveva lasciato sul comodino in camera da letto. Quello di nostra madre, invece... Io non capisco. Lo avete sentito anche voi: quando chiamiamo, non parte la vocina preregistrata che ci dice che il numero non è raggiungibile e non si attiva neanche la segreteria. È come se lei ci stesse ignorando di proposito.»
«Forse ha messo il silenzioso.»
Suggerì Florian.
«Dopo tutte le volte che ha sgridato me e mio fratello per averlo fatto?» Sbuffò lei. «No, non credo proprio. Piuttosto, potrebbe essere in condizione di non poterci rispondere. Magari vorrebbe, ma per qualche motivo non può.»
«Non so se sia peggio questo o la possibilità che ci stia semplicemente ignorando.»
Mormorò Kenneth.
«Vostro padre passa molto tempo al porto, no?» Intervenne Lillian. «Possiamo andare e fare qualche domanda ai suoi amici. Forse ne sanno qualcosa o magari ci potranno dire almeno quando è stata l'ultima volta che li hanno visti.»
«Buona idea.» Concordò Ragnar. «Tanto saremmo dovuti andare al porto in ogni caso per prendere una barca.»
«Tu vieni?»
Chiese Kenneth alla sorella.
«Certo. Vista la situazione, mi sembra proprio inutile continuare a tenere aperto questo posto solo per salvare le apparenze. Fatemi solo mettere un cartello fuori per avvisare che resteremo chiusi per qualche giorno.»
Disse correndo a cercare un foglio e una penna.
«Ehi, ma non manca qualcuno?» Chiese il licantropo guardandosi intorno con attenzione. «Che fine ha fatto Elias?»
Nel rendersi conto della mancanza del doppelgänger, tutti i presenti si voltarono simultaneamente verso il vampiro, il quale, nel rendersene conto, subito scattò sulla difensiva.
«Che volete da me? Non abbiamo mica dormito nella stessa stanza! Non lo vedo da ieri sera, proprio come voi!»
Anche se non del tutto convinti, i ragazzi decisero di lasciarlo stare.
«Chi sale a svegliare il bell'addormentato?» Chiese Lillian. «Vado io o vuoi andare tu, Flo-»
Ma lei non ebbe il tempo di finire il nome e il vampiro di arrabbiarsi per l'ennesima volta, che i presenti sentirono un rapido scalpiccio provenire dalle scale.
«Buongiorno, gente!» Esclamò allegramente Elias sollevando la mano. «Allora, siete pronti per andare in scena?»
Chiese raggiungendoli allegramente. Ma c'era qualcosa di strano in lui. Qualcosa che probabilmente sperava di riuscire a mascherare con il suo buon umore palesemente forzato, ma che fu talmente evidente da non poter fare a meno di catturare all'istante l'attenzione di tutti i presenti.
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How to Destroy Humanity
FantasíaAmbientazione: La storia si svolge in un mondo tale e quale al nostro (stessa suddivisione in Stati, stesse forme di governo, stesso corso della storia, stessa epoca etc.), con l'unica differenza che qui da sempre è la norma essere circondati da cre...