«A che ora devi aprire?»
«Adesso sono le undici e mezza, giusto? Allora tra sette ore esatte. Il fine settimana in realtà apriamo anche per il pranzo, da mezzogiorno fino alle dieci e mezza, facciamo orario continuato, ma per fortuna oggi è martedì.»
Rispose Kenneth, mentre richiudeva a chiave la porta sul retro.
Ancora non riusciva a credere di averli seriamente portati lì.
Sperava solo che la scusa di Lillian avrebbe retto in caso suo padre lo avesse scoperto.«Carino questo posto.»
Commentò Elias, uscendo dalla cucina per affacciarsi nella sala principale.
Subito il mezzelfo infilò le chiavi in tasca e si affrettò per raggiungere gli altri, sperando solo che non combinassero casini.
Vedere quei ragazzi sparpagliati tra i tavoli del Elven Inn, un luogo a lui più familiare perfino della sua stessa casa, gli fece uno strano effetto. Era come se fino a quel momento avesse inconsciamente considerato tutta quella faccenda del complotto come qualcosa di astratto, quasi onirico, mentre ora finalmente, nel vederli immersi in un ambiente così abituale per lui, avesse realizzato quanto fosse reale ciò in cui si era invischiato.«Stare qui mi sta facendo venire fame.»
Commentò tutto d'un tratto Florian, al che buona parte dei presenti si voltò nella sua direzione con uno sguardo che era un misto tra l'interdetto e l'allarmato.
Riconoscendo all'istante quel tipo di reazione, il vampiro ruotò gli occhi, alzando i palmi delle mani come a volerli rassicurare di non avere cattive intenzioni.
«Ve l'ho già spiegato, io non bevo sangue. Sono astemio. È solo che questa mattina non sono riuscito a fare colazione e mi sono appena ricordato di quanto fosse buono il cibo che fanno qui. Nulla di più. Tranquilli, non dovrete tirare a sorte per scegliere chi sacrificare per saziare la mia sete.»
A quella rassicurazione, che fosse solo internamente o in senso letterale, tutti i presenti meno uno sentirono l'impulso di tirare un sospiro di sollievo. Tuttavia questo sospiro non fece neanche in tempo a lasciare le loro labbra -metaforiche o reali che fossero-, che intervenne proprio l'unico dei presenti al quale quelle parole non avevano dato il minimo conforto.
«Peccato. Io mi sarei offerto volontario molto volentieri.»
Commentò, attirando su di sè sei paia di sguardi.
«Non avevo dubbi al riguardo. Ma scordati che una cosa del genere possa davvero accadere.»
Replicò Florian in uno sbuffo spazientito, come se si fosse aspettato l'arrivo di un commento del genere -non che il possedere questa consapevolezza gli avesse risparmiato il bisogno di distogliere a disagio lo sguardo da quello del doppelgänger-.
«Oh, lo credo bene.» Ribattè prontamente proprio quest'ultimo, sollevando lentamente un angolo delle labbra in un ghigno. «Dopotutto, se perdessi il controllo e mi facessi fuori -cosa altamente probabile dato che il mio sangue è sicuramente delizioso-, poi come potresti continuare a vivere senza di me?»
«Non metterla in questo modo, che così mi tenti davvero.» Sbuffò il vampiro, volgendo lo sguardo verso di lui solo per poi distoglierlo nuovamente, scuotendo il capo. «E poi sono sicuro che, considerata la tua carenza di senso del pericolo, non ci sarà bisogno del mio intervento per farti fuori.»
«Non posso negare che ci sia un fondo di verità in quello che hai detto, ammetto di trovare estremamente divertenti le situazioni potenzialmente mortali. Ma tanto lo sappiamo entrambi che se anche mi dovesse accadere qualcosa, tu mi seguiresti subito a ruota.»
«Certo, come no... Se ne sei così convinto, allora perchè non facciamo una prova?»
«Quando vuoi.»
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How to Destroy Humanity
FantasíaAmbientazione: La storia si svolge in un mondo tale e quale al nostro (stessa suddivisione in Stati, stesse forme di governo, stesso corso della storia, stessa epoca etc.), con l'unica differenza che qui da sempre è la norma essere circondati da cre...