6. Come (non) by-passare un terzo grado

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«Non ci posso credere!»

Quell'esclamazione, pronunciata da un timbro di voce che suonava alle orecchie di Kenneth fin troppo familiare, riuscì subito a fargli riprendere i sensi.

Sentì una strana sensazione di déjà vu quando si ritrovò ad aprire lentamente gli occhi e guardarsi intorno con leggero disorientamento.
Questa volta però il luogo in cui si trovava gli era ben più noto rispetto a quella caotica camera da letto nel bel mezzo del bosco in cui si era risvegliato la volta precedente.
Adesso si trattava della cucina del Elven Inn e lui era sdraiato sul pavimento, proprio in prossimità della porta sul retro.

Dopo aver sospirato internamente dal sollievo nel realizzare di essere stato riportato indietro, la sua attenzione venne inevitabilmente catturata dalla persona che lo aveva appena svegliato.

«Linn...» Mugugnò, con la voce ancora impastata dal sonno. «Cosa ci fai qui?»

«Potrei farti la stessa domanda.»

Replicò la sorella, assottigliando i grandi occhi azzurri in uno sguardo carico di sospetto, mentre si portava distrattamente dietro le orecchie a punta una ciocca dei suoi lunghi capelli argentei.

«Ieri ero molto stanco. Credo di essermi addormentato senza rendermene conto.»

Improvvisò il mezzelfo, mentre la sorella continuava a scrutarlo con quello sguardo inquisitore.
Non era mai riuscito a sostenere quello sguardo, fin da quando ne aveva memoria.
Alla fine, però, proprio quando Kenneth stava per arrendersi e confessarle tutto, la ragazza alzò lo sguardo al cielo con uno sbuffo e sorrise.

«Quindi è così che è andata, eh? Che peccato...» Sospirò, scuotendo il capo con fare sconsolato. «Sai, ieri sera, quando si era fatta tipo l'una e tu non eri ancora tornato, abbiamo provato a chiamarti almeno una decina di volte, ma il tuo cellulare risultava sempre "spento o non raggiungibile". All'inizio papà si è preoccupato un sacco, pensa che stava quasi per chiamare la polizia! Oh, non fare quella faccia, Ken, non è stato affatto esagerato: tu non fai mai tardi... Poi però la mamma lo ha calmato, suggerendo che forse ti eri semplicemente trovato una fidanzata o un fidanzato e così sono partite le scommesse. Anche se io ho votato contro questa ipotesi, sapendo perfettamente che fosse molto più probabile che piuttosto fossi stato rapito da una qualche strana organizzazione complottista e portato con la forza nella loro base segreta, confesso di non essere poi chissà quanto felice di aver vinto. Ammetto che, pur non credendolo davvero possibile, un po' ci speravo che ti fossi finalmente trovato qualcuno.»

Il fratello sussultò nel sentirle dire che a suo parere era molto più probabile che quella notte lui fosse stato rapito da un'organizzazione complottista, piuttosto che avesse passato la notte in compagnia della sua presunta "dolce metà", dato che, per quanto fosse assurdo, si trattava della pura e semplice verità.

«Certo però che hai una cera terribile...» Commentò la diciannovenne, abbassandosi per osservarlo in volto più da vicino. «Immagino che non faccia poi così bene dormire per terra.»

«Ora che lo so, stai pure tranquilla che non accadrà mai più.»

Le assicurò Kenneth, mentre con un po' di fatica si rimetteva in piedi, accettando di buon grado la mano che la sorella gli possa per aiutarlo nella sua impresa.

«Piuttosto...» Riprese una volta che fu tornato in pieno possesso delle sue facoltà motorie. «Cos'ha scommesso papà?»

«Anche secondo lui eri stato rapito.» Rispose Linn ridendo. «Si rifiutava di credere che, se fossi uscito con qualcuno, non ci avresti mandato nessun messaggio per avvisarci che avresti passato la notte fuori. Però non credo che temesse davvero che tu fossi in pericolo, dato che ha rinunciato a chiamare la polizia senza fare troppe storie. Pensa a quanto serebbe stato imbarazzante, anzi esilarante, se la polizia fosse passata per investigare sulla tua scomparsa e ti avesse trovato qui sul retro a fare un lago di bava sul pavimento!»

How to Destroy HumanityDove le storie prendono vita. Scoprilo ora