Conoscendo la mia persona, non avrei mai immaginato di soffrire per amore, nonostante lei sia stata una delle conquiste più difficili che abbia mai fatto.
Ricordo ancora bene quando la incontrai.
Al solo pensiero mi viene da sorridere, ricordando quei capelli biondi che ondeggiavano al vento, durante una classica serata a Posillipo, io con i miei compagni stavamo scherzando e ridendo come eravamo soliti a fare.Ma la vidi, sapevo che non era solita a frequentare quel posto, non mi era mai capitato di vederla. O almeno, non avevo mai fatto caso ai suoi occhi verdi e il suo sguardo altezzoso.
Si vantava, si "sbatteva" come solitamente dico. Guardava scettica ogni coppietta che le passava affianco, assieme alle sue amiche, che ridevano a qualche sua battuta, io la guardavo, sapevo che lei era una di quelle che non aveva mai provato l'amore, non lo conosceva.
E così mi avvicinai, iniziai a conoscerla, o almeno inizialmente ci provai.
Lei era diffidente, come è giusto che sia, ma non rinunciai, e così, giorno dopo giorno, incontro dopo incontro lei cedette.
E ci mettemmo assieme, iniziai a farle capire cos'era l'amore, iniziai a farle provare questo sentimento, e ogni giorno che passava io mi innamoravo sempre di più.Era tutto quello che volevo, era una piccola bambina che stava imparando ad amare, e di ciò ne ero orgoglioso.
Le stavo insegnando che alla fine, nella vita, non conta solo divertirsi, fare amicizie, era importante saper amare ed essere amati. E così sembrava che l'avesse capito.Quei piccoli atteggiamenti che inizialmente era solita ad usare erano come, per magia, spariti. Era un'altra persona, e le sue amiche me lo fecero notare. E mi si riempiva il cuore d'orgoglio quando me lo dicevano, io ero stato capace di creare tutto ciò.
Ma come qualsiasi cosa, delle volte ritorna contro. Non sapevo cosa fosse successo eppure era capitato.
Un giorno venne da me, con lo sguardo basso e i capelli biondi che le ricadevano sul viso. Eravamo nello stesso posto in cui ci incontrammo. Le chiesi cosa era successo, e lei mi spiegò tutto.
Mi disse che aveva trovato un'altra persona da amare, che per me non sentiva più niente, che aveva bisogno di nuove emozioni.Cercai di farle capire che io, l'amavo ancora, ma fu tutto inutile. Ciò che avevo creato mi aveva distrutto.
Così me ne andai con il cuore ancora in gola, e la consapevolezza, che da quel momento in poi non avrei più sentito niente
Però nell'amore, quello vero, continuavo a credere.
Per me l'amore era lasciarsi dietro il resto e iniziare a viaggiare in cerca di serenità, tra le canzoni anni ‘80 e le pizze in macchina, sotto la luce della luna... proprio come nei film o nelle storie più belle. Noi, affamati di vita, inseguendo la felicità e qualche sogno proibito.
Per me l'amore è essere arte che si evolve, autonoma e rivoluzionaria, far parte di questa segreta armonia senza tempo ne spazio. Di cui, però, solo noi due conosciamo l'esistenza, con la speranza e il desiderio d'avere per sempre la voglia e il coraggio per continuare a sognare.
L'amore è anche felicità in fin dei conti...
Ma poi, che cos’è la felicità? No, perchè è tutto molto confuso.
Essere felici non è sorridere ad una battuta, ne viaggiare o mangiare.
Felice non è per forza una persona piena di amici, di gente che le vuole bene.
Quelle magari sono fortune in più, ma secondo me: La felicità non è un emozione, e forse neanche un sentimento.
Forse è semplicemente la capacità di guardare un problema negli occhi e ridere, ridere forte.
La felicità è anche avere una persona da amare al proprio fianco.
Infondo l'amare porta a non dirsi mai addio.
È litigare, odiarsi, allontanarsi. Desiderare di scappare, restare, lasciarsi, tornare. È chiedersi infiniti perché. Amare è avere paura, piangere e soffrire ma non riuescire a dirsi addio, nonostante tutto mai. Amare è provarci sempre, spostare via i cocci rotti, medicarsi, guarirsi e aver la voglia di amarsi con più forza, con più amore. L'amore chiede amore, non lascia.