Mi giro e mi rigiro nel letto, neanche sta notte riesco ad addormentarmi. Come posso? Il terrore e la consapevolezza che lui sia qua, nei dintorni mi terrorizza. Cosa potrei fare? Cosa posso fare? Ho solo quindici anni, e la paura di uscire mi opprime, non voglio uscire dalla mia stanza. So che lui è lì, pronto, per assalirmi nuovamente.
No. No. Resto qua, si sto bene qui. Da sola, nella mia stanza senza un briciolo di sonno, mentre la mia insonnia, giorno dopo giorno mi disintegra, mi toglie le energie. Potrei andare a prendere quel boccettino, si quelle gocce che prende mia madre per addormentarsi, potrei fare così.
Dovrei uscire? E se anche lui, come me non stesse dormendo e fosse qua. Dietro alla mia porta, attendendo il momento perfetto per entrare e far di me quello che vuole? No, non sta volta non glielo permetterò. Non succederà di nuovo, sono anni che andiamo avanti così, e anni che voglia che questa cosa smetta. No, non mi avrai papà. Non questa volta.
Ma ho bisogno di quelle gocce. Quelle fottutissime gocce che finalmente daranno pace alla mia testa, ai miei pensieri e un po' anche a tutto il mio corpo. Ne avrei davvero bisogno, per quanto tempo ancora posso andare avanti così? Non molto penso, non posso rimanere chiusa qua. Si adesso esco.
Lentamente mi avvicinai alla porta della mia stanza, prestando attenzione ad ogni minimo rumore possa provenire dall'esterno. Qualsiasi.
Poco prima che posassi la mia gracile mano sul pomello della porta di legno, una botta contro quest'ultima mi fece sobbalzare dallo spavento. Chi era?-Gaia, Gaia bambina mia... Fammi entrare dai- disse una voce ridacchiando e sbattendo ripetutamente qualche oggetto contro la porta, probabilmente qualche bottiglia di whisky. Indietreggiai lentamente non volevo mi sentisse - dai, tua madre non ci sentirà. Promesso. Ha preso quelle gocce di merda - rise - non le avrai prese anche tu spero. Vabbè, anche se fosse, ti scoperei mentre dormi. Sai, sarebbe anche meglio - rise
No, no, non sta volta. No, ti prego.
Man mano che Indietreggiavo sentivo come se qualcosa non stesse andando come dovesse. Come se qualcosa stesse per accadere. Nuovamente.
Le mie spalle andarono contro il muro, i colpi alla porta si fecero più pesanti, sembravamo come calci.
Uno, due, tre... La porta si rigonfiva, la serratura non avrebbe retto ancora.No, non sta volta. Ti prego, basta.
Uno... Due... Tre...
Sempre più forti, sempre di più. Mamma ti prego salvami. Almeno tu.Ma niente, nessuno lo fermò, la serratura si ruppe, facendo saltare quelle piccole viti ovunque, e nel buio erano impossibili da vedere. La figura imponente dell'uomo mi si presentò davanti, in una mano una bottiglia di alcool, l'altra invece posata sul muro. Aveva il fiatone, ma sorrideva, cazzo se sorrideva.
Quel maledetto sorriso.
Avrei voluto strapparglielo dal volto. Ma non avevo il coraggio.-ti fai desiderare bambina- rise dopo qualche istante di silenzio che mi parve eterno. Non risposi e mi accasciai a terra, inspiavo, l'aria sembrava non volerne sapere di entrare nei polmoni, i passi si fecero più vicini. Sollevai lo sguardo da terra, ed eccolo, davanti a me. Pronto a fare ciò che voleva.
-sta sera sei più bella del solito- disse abbassando alla mia altezza, toccò una ciocca di capelli, spostai di poco il capo, non doveva toccarmi. - ma sta sera sei proprio impossibile! - sbottò rialzandosi.
Non poteva rinunciare. Ne ero convinta ormai, che avrebbe fatto di tutto tranne che a rinunciare.Posò la bottiglia sul comodò alla mia destra e si abbassò nuovamente - adesso, ti faccio passare proprio la voglia di fare la bella e impossibile- disse prendendomi per il polso, nonostante opposi resistenza riuscì a buttarmi sul mio letto, per precauzione socchiuse (per quanto fu possibile) la porta e si avvicinò a me.
No, no ti prego...non lo fare.
Si avvicinò alla bottiglia e senza smettere di fissarmi bevve un sorso del liquido colorato all'interno -sei silenziosa? Strano solitamente mi supplichi- rise - quindi piace anche a te, allora. Degna figlia di tua madre- rise posando la bottiglia al suo posto e avventandosi su di me.
Ho solo quindici anni, perché devi rovinarmi così?
-stai zitta puttana- disse posando una mano sulle mie labbra, mentre toglieva i leggeri pantaloni del mio pigiama.
No... No... Ti prego, vattene.
**
-amo... - disse qualcuno tirandomi leggeri schiaffetti sulla guancia, mi alzai di colpo, e mi guardai attorno.
Non era casa mia.
-tutto bene?- chiese il moro davanti a me, annuì e presi dei grandi respiri.-Gaia, che hai sognato? - chiese -Ema... Non ce la faccio più- sussurra posando la testa sulla spalla del moro - ancora? - chiese intuendo l'incubo, annui e posò le mani sulle mie gambe, avevano diversi graffi. Segno della rissa che era successa qualche ora fa per via, sempre di quella sottospecie di uomo che dovrebbe essere mio padre. Stava per riaccadere e se non fosse stato per Emanuele, il mio ragazzo, starei passando la notte insonne.
-ti ho promesso che non sarebbe più successo, e così io fatto. Non succederà più. Domani ce ne andiamo di qua. Così possiamo vivere felici. Va bene? - disse accarezzando dolcemente il mio volto.Sorrisi.
Meno male che c'era lui.
-ti amo Manu- dissi mentre lui mi strinse a sé, sdaiandosi sul materasso - ti amo anch'io- rispose posando un bacio sulla mia fronte.Buonanotte o buongiorno (dipende da quando state leggendo sta roba, buona scuola a tutte bellezze) vedo se riesco a dormire ora🥰😂