Portai nervosamente alle labbra la canna, l'accesi e lanciai l'accendino sul tavolo - è inutile che adesso fai così! - urlò dalla stanza opposta. Ma che voleva ancora?
-ma che cazzo vuoi ancora?-chiesi innervosito -tu e il tuo comportamento di merda... Non ti sopporto più cazzo! - urlò con gli occhi colmi di rabbia e lacrime
-Meryl nessuno ti ha costretto a stare con me. Così come nessuno ti ha messo in testa di dovermi cambiare, lo vuoi capire che sono così e basta?! - urlai alzandomi di scatto, indietreggiò spaventata, davvero le mettevo tutto quel timore?-se lo voglio fare è perché ti amo, si Andrew ti amo- disse, mi soffermai su quella parola. Mi ama? Ma una persona che ti ama non cerca di cambiarti, non ti vuole diverso, non limita il tuo spazio o le tue passioni. Una persona che ti ama rispetta le tue decisioni, qualsiasi siano.
Non sapevo se ciò che mi aveva detto fosse reale, non sapevo se crederle o meno. Ero confuso, ma stanco di lei che deve decidere per me.-non dici nulla? - chiese mentre qualche lacrima scendeva lungo il suo viso - Meryl cosa vuoi che ti dica? Che una persona che ama davvero capisce le esigenze. Tu non mi capisci, tu non capisci un cazzo.- dissi innervosito - io non capisco?! Ma sei serio?! - urlò - tu stai inseguendo una passione del cazzo! Che cazzo devi fare con sto rap? Cosa vuoi fare? Smettila e trovati qualcosa di serio da fare- la rabbia iniziò a prendere possesso del mio corpo, mi avvicinai pericolosamente al suo volto.
-io sto facendo ciò che voglio davvero, non vado in giro a lecchinare il mio capo, non sto ai servizi di nessuno. Non come te. Che fai un lavoro di merda, che ti rende una rompi coglioni assurda, che ti fa dare mille scuse. Ma sai quante volte ho pensato che tu stessi con quel vecchio di merda?!-dissi, in un attimo la sua mano si stampò sulla mia guancia - vaffanculo esci da sta cazzo di casa.-dissi prima che la situazione potesse peggiorare - quel vecchio di merda mi tratta con più rispetto! - urlò - e allora vai a farti scopare da lui, vai, ma non aspettarti che torno. Non ti aspettare più un cazzo- dissi sedendomi nuovamente al mio posto, sulle sue guance le righe di eyeliner erano molto più evidenti, le lacrime continuavano a scendere.
Se ne andò sbattendo la porta.
«Tornerò, non da te
No però, ti scorderò»