La strada dei giusti è come la luce dell'alba, che aumenta lo splendore fino al meriggio. La via degli empi è come l'oscurità: non sanno dove saranno spinti a cadere.
[Proverbi 4:18-19]
Il profumo della decadenza era, contrariamente a quello che gli umani pensavano, un aroma tenue ma lievemente piccante, una fragranza che scivolava sulla pelle e ne titillava i sensi, attraente come può esserlo il tramonto, la caduta di un fiume dal precipizio roccioso,una rosa all'apice della sua fioritura, l'istante prima di perdere i petali.
Era, in poche parole, la fine di un ciclo, il momento più alto che precedeva la rovina. Si tratteneva il fiato nella meraviglia che diventava poi un grido disperato.
Ebbene, i diavoli erano l'essenza stessa della decadenza, l'atto ultimo e sublime che si protraeva in eterno e Camael amava quella sensazione di continua apnea.
Alcuni più di altri ne erano avvolti e alcuni più di altri l'indossavano come un profumo pregiato, forse ignari di farlo. Tra tutti Andras, notte negli occhi e nell'anima, era il più decadente e il più bello, perfino più di Lucifer, stella buia della corruzione.
Forse perché Andras, nella sua perdizione, aveva ancora qualcosa di incontaminato, il che lo rendeva una incantevole contraddizione.
Per quello lo aveva scelto.
Per quello ora gli sbarrava la strada, le sue quattro ali lievemente aperte che occludevano l'uscita, il palmo della mano poggiato sopra la camicia di seta.
Andras il marchese infernale irradiava un calore delizioso, Camael abbassò un poco il capo e gli occhi, nessun contatto visivo, solo la voce che divenne un sussurro. «So che tu mi vuoi.»
Il piccolo seme di fuoco impiantato al loro primo incontro divenne subito un incendio. Cosa ci sarebbe dopo il tramonto se la luce ricacciasse indietro la notte? Cosa in fondo al precipizio se la cascata non raggiungesse mai il suolo? E se la rosa aperta non sfiorisse mai, i petali marcirebbero attaccati allo stelo?
Sorrise quando sentì il diavolo immobilizzarsi. Alla "fine" poteva seguire un "inizio", ma Camael non l'avrebbe permesso.
«Prendo una stanza» aveva detto il diavolo.
«No» aveva risposto l'angelo. «Niente deve essere semplice.»
Lo avevano scavato fino al midollo, quegli occhi abissali, con una tale violenza che tra le gambe il sesso gli si era gonfiato, premendo contro il cavallo dei pantaloni con un guizzo vergognoso. Artigli sulla pelle, Andras non aveva detto altro, trascinandolo fuori dal Neutral.
Giù, correndo, per le scale bianche di marmo asettico. Andras gli stringeva un polso e le sue dita parevano quasi bruciargli la carne. I loro passi frenetici saettavano nel silenzio mentre le pareti parevano volerli intrappolare, i piani si accavallavano su loro stessi, porte chiuse su ogni parete.
A perdifiato, fino al piano terra.
«Via quelle ali!» aveva tuonato il marchese.
Con un fremito Camael le aveva fatte sparire, i lunghi capelli che ondeggiavano sulla schiena.
«Voi angeli siete vistosi come diamanti gettati sul letame!» aveva continuato Andras pieno di disprezzo, e Camael si era conficcato le unghie nel palmo, cercando di reprimere l'orgasmo crescente.
«Dove mi porterai?»
«Dove ti scoperò, vorrai dire!»
Superarono finalmente la hall e varcarono il grande portone di ferro anticato del grattacielo. Il diavolo lo tirò verso di sé, per un secondo i loro cuori pulsarono molto vicini, forse all'unisono, la notte avida però inghiottì ogni velleità romantica, Andras riprese a camminare, il marciapiede attorno al palazzo del Neutral era ben illuminato, passavano macchine ma non persone e tanto meno creature celestiali. Se qualcuno li vide non ne fece mai parola, non quella prima volta.
Raggiunsero il parcheggio. Auto lussuose, curve di metallo luccicante sotto il bagliore dei lampioni e pozze d'ombra tra di esse. Andras lo fece piegare sul cofano di una mercedes, gli sganciò la cintura e gli abbassò pantaloni e intimo in un'unica spinta. Incollò i suoi fianchi alle natiche di Camael, il membro duro andò a strofinarsi sui suoi testicoli gonfi, una mano scivolò tra i bottoni della camicia e li fece saltare, le dita artigliarono il petto, unghie sulla carne. L'angelo fremette, un dolore pungente, l'anticipazione di una sofferenza molto più sublime. Gettò la testa indietro, avvertì sulla guancia la barba e il suo aspro contrasto con la pelle liscia, percepì il diavolo girare il viso per baciarlo. Si voltò dall'altra parte. «Puoi scoparmi, ma non ti concedo di baciarmi.»
La mano di Andras risalì il petto e si serrò sulla sua gola, una stretta minacciosa. «Credi di poter dettare tu le regole?»
Il sesso di Camael fece un sobbalzo, stillando una prima goccia di seme. «Puoi baciarmi con la forza, non opporrò davvero resistenza, ma se lo fai, dopo questa sera, non ti permetterò più neanche di guardarmi.»
Le unghie si conficcarono nella sua gola, gli mozzarono il respiro per un istante, chiuse gli occhi.
Alle sue spalle il marchese infernale si schiacciò contro di lui, il fiato caldo contro l'orecchio. «Quanta arroganza.»
Camael tossì, le mani che tremavano sulla carrozzeria lustra.
Andras si sputò in una mano e due dita si intrufolarono in lui senza alcuna premura, viscide, rudi. Spinsero, si allargarono, ruotarono. La Potestà serrò i denti e si lasciò sfuggire un gemito basso, mentre veniva lavorato senza pietà. Quelle dita insolenti massaggiarono e premettero più volte, scovando velocemente i centri sensibili del piacere. Uno sfiorare esasperante che puntava a condurlo alla follia.
L'angelo sogghignò, tra un sospiro e l'altro. Diavolo perverso, sarebbe stato un vero piacere addomesticarlo.
YOU ARE READING
Neutral
FantasyStiamo vivendo un momento difficile a livello creativo, questo racconto che proporremmo a puntate è una sorta di esercitazione, per cui già da ora perdonate se non sarà perfettamente editato e se lo stile a volte farà delle altalene. Aggiorneremo ci...