Capitolo 6

481 40 27
                                    

Chi commette il peccato viene dal diavolo, perché il diavolo è peccatore fin dal principio.

[Giovanni,3,8]

Non l'aveva trovato. Non era seduto al bancone, con un bicchiere di brandy in mano e quel suo sguardo ombroso che vagava in cerca della luce. La luce di Camael.

Vuoto il sedile, spoglio il velluto, spento il mogano appena lucidato. Voci nell'aria. Qualche piuma, qualche zanna curva. Insignificanza.

Era arrabbiato, sì, si sentiva derubato, offeso. Accanto a lui Josiel e Amiratael cianciavano, non li ascoltava. Sedeva con un tumbler medio tra le mani, colmo di un cocktail azzurro elettrico: foglie di menta e spicchi sottili di lime; si bagnava le labbra e aspettava.

Sarebbe arrivato? Trafelato? Il corpo imponente fasciato in un abito sgualcito? Le lunghe ali nere avrebbero ribaltato uno sgabello nell'agitazione?

Attese, il cocktail divenne una brodaglia scaldata, l'abbandonò sul tavolino, insieme a Josiel e Amiratael.

«Dove vai?» chiesero.

«In città.» Non era propriamente una bugia.

Furono le sue ali a ribaltare uno sgabello.

Prese un taxi. L'umano che puzzava di tabacco bruciato lo guardava con lascivia dallo specchietto. Capelli grigi e occhi circondati da un fascio di rughe.

«Alla Città Alta, per cortesia.»

«Sì,signore.»

Gli vennero in mente le parole di Rehael: "gli umani sono solo scarti".

Sorrise all'uomo che continuava a sbirciarlo di tanto in tanto. Scarti sì, forse, difettosi, propensi alla rovina, eppure a lui non dispiacevano. Al Creatore erano assai graditi, per quanto fallaci li avesse concepiti, il loro continuo stare in bilico tra ombre e luci rendeva l'eternità meno monotona.

«È straniero, signore?» domandò timidamente il tassista.

«Non esattamente, vivo qui già da un po'.»

«Fa il modello? Mi pare di averla vista su qualche cartellone.» L'uomo ridacchiò, dissimulando l'imbarazzo.

Camael fece un aggraziato cenno di ringraziamento col capo. «Lei è molto gentile ma no, non sono un modello.»

«Beh, dovrebbe! Intendo, potrebbe farlo senza problemi, è un...» La voce si spense, un colpo di tosse rauco e disgustoso per prendere tempo. «Un bel ragazzo, sì.»

Camael guardò fuori dal finestrino, avvertiva il desiderio del mortale misto all'incertezza, brama e timore insieme in una miscela corrosiva.

"Non vi è nulla di inespugnabile per chi sa osare." diceva il filosofo greco Plutarco. C'erano umani che osavano e altri che si trattenevano. Così come c'erano angeli e diavoli che osavano e altri che si trattenevano.

Lui avrebbe osato. Cosa, invece, tratteneva Andras?

«Stiamo per arrivare, dove la lascio?»

Camael appoggiò la fronte al finestrino, goccioline minute scivolavano sul vetro, ma non si trattava di pioggia. Era nebbia, fluttuante,avvolgente, un sudario che non abbandonava mai quelle strade.

La Città Alta, cuore economico dell'urbe, grattacieli serrati l'uno sull'altro. Ai piani bassi uffici, a quelli alti gli attici lussuosi.

«Qui va bene.»

Il taxi accostò, quattro frecce che singultavano, la loro luce rossa che forava l'opacità della foschia, l'uomo si voltò a guardarlo: la lussuria imbrigliata dietro un sorriso conciliante.

Camael gli passò la sua carta di credito, sfiorando volutamente quelle dita ingiallite dalla nicotina, poi scese. Quel senso di concupiscenza gli rimase attaccato addosso anche quando il taxi sparì alla prima svolta. Alzò il volto guardandosi attorno. «Dove sei, mio oscuro marchese dell'Inferno?»

Luci nella bruma, nessuna presenza tangibile. Camael spiegò le sue ali e si sollevò dal terreno, ascese con grazia dal buio a una luminosità elettrica. Avvertiva sia presenze celesti che demoniache in quel luogo, ma confidava che avrebbe saputo rintracciare quella scia singolare che caratterizzava Andras tra le tante altre noiose. Fluttuò evitando le grandi vetrate, uomini o angeli e i loro affari terreni, qualche fragranza piccante attrasse la sua attenzione, ma non apparteneva al marchese, si vaporizzò nell'etere lasciando a malapena una nota monocorde.

Finché non la vide, una donna nuda, alta, giunonica, con i capelli scuri che le sfioravano le spalle e i seni. I suoi occhi lo fissavano gelidi, oltre il vetro temperato del finestrone di un attico.

Si avvicinò a lei, incuriosito, la sua essenza umana era contaminata, un'anima nera che aveva il retrogusto allettante che lui stava cercando.

«Lui dov'è?» domandò, al di là della finestra. Sapeva che lei poteva sentirlo.

La vide accigliarsi appena.

«Sono qui.» La sagoma si formò dall'oscurità come un riverbero di fumo nella notte. Andras appoggiò una mano sulla spalla della donna, allontanandola con delicatezza. Anche lui nudo, i capelli scompigliati gli ricadevano con ciuffi assai gradevoli sulle tempie, il suo sguardo era un ribollire di tenebre e passione.

«Non c'eri» disse semplicemente Camael.

«Oggi, ma sono venuto tutte le sere da quando mi hai lasciato al parcheggio.»

«È stato scortese da parte mia, lo ammetto.»

Andras si voltò, parlò alla donna, Camael non sentì nulla di ciò che veniva detto, ma non gli fu difficile intuirlo. La donna e il suo astio silenzioso si dileguarono.

La grande vetrata si aprì per farlo entrare.

«Stai violando svariati precetti divini.» Andras richiuse la finestra, il suo sesso già parzialmente turgido ondeggiava tra le cosce muscolose.

Camael non dissimulò il suo interesse, neanche per un secondo. «Questo ti preoccupa?»

Il diavolo sollevò le spalle. «Se non te ne preoccupi tu, a me non interessa.»

«Hai un'amante umana che conosce la tua natura?»

«Ho molti amanti umani, lei è la mia autista. Sei forse geloso?»

Camael sollevò lo sguardo. «Lo sono.»

NeutralWhere stories live. Discover now