Capitolo 11

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Non turbare un cuore esasperato,

non negare un dono al bisognoso.

[Siracide– capitolo 4]


Non si davano mai un appuntamento, non lo facevano perché avrebbe significato avere una sorta di rapporto condiviso e così non era.

Restava il fatto che Andras si trovava di nuovo lì, in compagnia di Naberius e Orobas, o più probabilmente in compagnia dei propri pensieri tormentati e di una fame inspiegabile.

Fame di sesso? Di attenzioni? Di emozioni? Qualunque cosa fosse gli rendeva difficile seguire le chiacchiere dei suoi amici.

«Sarà operativo a breve, ci vuole tempo per mettere insieme un network di queste dimensioni» stava spiegando Nabe all'altro.

Orobas era a capo della loro divisione, alle dirette dipendenze di Berith, un demone oltre i due metri, con gibbose spalle straordinariamente larghe. Annuì con aria pensosa. «Berith sembrava soddisfatto, cercate di non deluderlo o avremo seri problemi.»

Naberius scosse le mani come se volesse scacciare quelle parole. «Sia mai! Non intendo rientrare all'Inferno, almeno non senza il mio titolo nuovo di pacca!» Rise e tracannò quasi tutto il boccale di birra rossa che si era fatto servire.

Andras fece a malapena un cenno col capo a Orobas e poi tornò fissare i divanetti vuoti. Dove accidenti erano finiti gli angeli quella sera?

Non si davano appuntamento, ma in qualche modo si cercavano. Sì, perché Camael era persino arrivato a violare le direttive celesti presentandosi a casa sua. Andras aveva mantenuto uno stretto riserbo sulla questione e nemmeno Eleanore aveva fatto più parola dell'accaduto, ma era successo e non si poteva ignorare. Non avevano un rapporto condiviso ma, forse, anche la Potestà avvertiva quella fame diabolica che divorava Andras dall'interno.

«Andras ha investito molto in quest'affare, molti soldi a dire il vero, il lavoro di fino l'ho fatto io» continuava Naberius. «Senza offesa, amico mio, se solo ti impegnassi un pochino di più sul versante dello spionaggio noi...» si bloccò prima che Andras potesse protestare. «Vedi? Si parla dell'angelo ed ecco che spuntano le piume.»

Camael comparve dalle porte scorrevoli del Neutral, da solo, con un completo bianco ghiaccio che gli aderiva addosso come un guanto, i lunghi capelli legati in una coda blanda, gli occhi più luminosi che mai.

Non rispose nemmeno ai saluti, passando dal corridoio centrale li raggiunse al bancone, ignorò Naberius e Orobas, così come aveva fatto con tutto il resto dei presenti nel locale, e sorrise ad Andras.

Dritto su di lui, come se fossero soli, lontano da sguardi sorpresi, sbigottiti o indignati.

Lo stesso Naberius rimase a bocca aperta, ma senza parole, il ché la diceva lunga sulla situazione.

«Andras, mio caro, sono felice di rivederti, offrimi qualcosa da bere, qualcosa che piace a voi demoni.»

Quello sguardo luminoso era diretto a lui e Andras non desiderava altro. Sorrise di rimando, indicò lo sgabello accanto al suo. «Come vuoi, vediamo quanto può reggere un angelo. Barista, un French 75, per cortesia.»

Il cocktail fu servito in un bel flute violaceo, con una una scorza di limone arricciata all'interno che somigliava molto a un piccolo serpente albino.

Camael prese il bicchiere e sorseggiò, poi si leccò le labbra, cosa che Andras avrebbe voluto fare a sua volta.

«Champagne» osservò l'angelo.

«Gin, limone, zucchero e un goccio di champagne. Non volevo esagerare con le novità, avete stomaci delicati.»

«Che premura.» Camael bevve un altro sorso. Il ginocchio toccò quello di Andras.

Alle sue spalle Orobas gli tirò la giacca. «Che state facendo?» gli sibilò all'orecchio, ma fu Naberius a intervenire, balzò giù dallo sgabello e agganciò l'avambraccio di Orobas, trascinandolo via. «E' ora di andare, capo, è tardi, meglio mettersi al lavoro.» E si congedò con un vistoso occhiolino verso Andras.

«Tu non devi lavorare?» domandò Camael, senza aver dato l'aria di prestare attenzione a quella pantomima.

«E dovrei privarmi di tutto lo sdegno che ci circonda? Nah, troppo divertente essere oggetto di scandalo.» Alzò il braccio. «Un French 75 anche per me.» Rivolse un cenno all'Elevato. «Non vorrei rovinarti il sapore quando ti bacerò, proprio di fronte a tutti.»

«Uhm, e se io non fossi d'accordo?»

Il tono era stato divertito, persino amabile, ma qualcosa scattò immediatamente in Andras. Di nuovo quel gioco pericoloso ed eccitante che c'era tra loro, oramai era facile riconoscerne i meccanismi. «Sei stato tu a dare inizio a tutto. La tua razza ti sta fissando come se fossi impazzito e stanno sparlando alle tue spalle, non li senti?» osservò, nascondendo un brivido d'aspettativa.

«Li sento, e la tua sta ridacchiando a metà tra il compiacimento e l'invidia. Ma questo dovrebbe forse importarci?»

Andras prese il flute che la barista aveva preparato per lui e bevve. Il sapore dolce e aspro insieme era piacevolmente rinfrescante, in qualche modo gli ricordava l'essenza stessa di Camael, un mix di contraddizioni mescolate in modo inaspettatamente delizioso.

La Potestà si protese verso di lui e fece tintinnare i due bicchieri. «Ciò che gli altri pensano non ha valore, Andras, io sono qui solo per te. E tu?»

La parte razionale di lui fece scattare ogni possibile campanello d'allarme, ma la parte istintiva e primordiale la mise rapidamente a tacere. Perché stare in guardia? Camael lo aveva raggiunto a casa sua, gli aveva detto di essere geloso, di desiderarlo e ora, a ulteriore discapito delle convenzioni sociali e celestiali, di essere lì per lui. Solo per lui.

Che gli altri borbottassero o ghignassero pure. «Da quando ti ho conosciuto vengo sempre qui solo per te» confessò.

Il sorriso splendido con cui Camael rispose gli scaldò il cuore.

NeutralWhere stories live. Discover now