Quanto più sei grande, tanto più umìliati: così troverai grazia davanti al Signore.
[Siracide– capitolo 3]
Si erano visti per troppo poco tempo e Andras sentiva già forte la mancanza.
Sedeva sul divano del suo appartamento, un bicchiere di scotch in una mano e nell'altra il suo regalo.
Lo fissava già da un po', il ghiaccio nel liquore si era quasi completamente sciolto. Aveva congedato Eleanore, concedendole la serata libera, lei aveva protestato, ma Andras aveva bisogno di restare solo, così non le aveva dato ascolto.
L'insofferenza della donna, la pioggia battente sulle vetrate, lampeggiare al di sopra dei led alle pareti, l'odore lievissimo della canfora sul tappeto. Tutto era ai margini della sua coscienza.
L'ultimo pezzo di ghiaccio scrocchiò dentro il bicchiere e si divise, Andras si portò il liquore alle labbra. Avrebbe voluto mettersi a ridere, ma non ci riuscì, perché, in fondo, drammaticamente, quel regalo aveva un'importanza considerevole per lui.
Lo sollevò piano in alto, osservò i dettagli incisi sul cuoio rigido, l'anello spesso, argentato, appeso al piccolo gancio, la chiusura a lacci incrociati.
«Cosa si prova a precipitare all'Inferno?» chiese ad alta voce a nessuno. «Cosa si prova a tornare in Paradiso, piuttosto!»
Appoggiò il bicchiere sul tavolino da caffè, prese il regalo con entrambe le mani, tenendolo con ogni cura possibile, lo aprì e lo indossò, annodando uno a uno i laccetti. Poi si alzò e si avvicinò allo specchio in fondo al salone.
La superficie riflettente gli restituì crudelmente la verità.
Figura slanciata, pantaloni scuri aderenti sopra le cosce muscolose, la camicia color antracite lievemente tirata sul petto, fasciante in vita, sbottonata sul collo. Ed eccolo lì, perfettamente calzante, persino elegante a suo modo.
Il collare.
Indugiò, sollevò la mano, sfiorò la linea del cuoio, appena al di sopra della gola: sulla pelle una pressione lieve, ma la presenza ingombrante.
Si tolse la camicia e fece uscire ali e corna e l'immagine gli rimbalzò addosso con una forma sconosciuta, lui era forza, energia oscura, possanza primordiale eppure quella piccola fascia brunita attorno al collo lo rendeva semplicemente sottomesso.
Immaginò Camael che gli allacciava il collare con le sue dita bianche, ebbe un brivido, un rigurgito voluttuoso che gli fece tendere il cavallo dei pantaloni.
Si tolse il collare frettolosamente, se così doveva essere, così sarebbe stato!
Terminò di spogliarsi, abbandonò il regalo sul cuscino del letto e andò a farsi una doccia. Lunghi giorni sarebbero passati fino a quando avrebbe potuto rivedere l'Elevato, avevano deciso insieme di non trovarsi più al Neutral, non fino a quando la situazione delle rispettive Cerchie non si sarebbe placata. Un tormento, ma poco potevano farci.
Il giorno successivo, alla riunione, avrebbe spiegato a Orobas eNaberius che, sì, gli angeli sospettavano qualcosa dell'affare Newtech, ma probabilmente non avevano informazioni sufficienti per intervenire. Dal canto suo, Camael avrebbe dichiarato di non avere certezza alcuna del coinvolgimento di Andras.
E che li lasciassero in pace, una volta per tutte!
* * *
Quattro giorni esatti, da quella sera al parco. Forse una manciata di ore più avanti e senza la pioggia. Un messaggio laconico lasciato al cellulare. Andras aveva salutato Nabe sbrigativamente. L'amico era sparito dietro la porta del suo ufficio lanciandogli un tetro avvertimento: «sta ben attento, più intensa è la luce più nere sono le ombre!»
Andras chiuse il computer e impilò i fascicoli nei cassetti, mentre indossava il soprabito chiamò Eleanore.
La trovò pronta al volante della macchina appena raggiunse il piano sotterraneo.
«Dove la porto, signor Schwartz?»
«Al mio appartamento.»
«Subito.»
Eleanore guidò con insolita impazienza, ma Andras aveva i pensieri altrove e non ci fece caso. Notò invece il guizzo sulle labbra rosse, l'accenno di un sorriso, quando fermò il motore nel parcheggio della palazzina e scese dalla macchina, aprendogli lo sportello.
«Volete che io...»
La liquidò con un cenno della mano. «Stasera non è necessario. Per oggi non mi occorreranno oltre i tuoi servigi.»
«Come desiderate.»
Andras la salutò senza ulteriori indugi, anche se avvertì lo stesso sorriso trasformarsi in una smorfia amareggiata. Non servivano sensi ultraterreni per capire che l'umana era delusa.
"Mi spiace, mia fedele Eleanore, ma stasera mi immergerò nella luce. Solo domani penserò alle ombre."
Finalmente nel suo appartamento, gettò il soprabito sul letto e sedette con il cellulare in mano. Un tremito impaziente nel respiro.
Quattro giorni, era stato come in apnea.
Osservò le parole luccicanti sullo schermo: Ti manco? Chiamami, voglio sentirti.
Nessun nome, solo un numero. Pigiò il tasto del recall col pollice, mentre con l'altra mano si sbottonava la camicia.
Il suono di risposta gli mandò per un istante il cuore in gola, la replica soave lo placò immediatamente.
«Mio adorato demonio.» La dolcezza di quella voce!
«Sei un angelo ipocrita, mi chiedi se mi manchi, però sei tu che vuoi sentirmi.»
Lo sbuffo di un sorriso.
«Non potevamo incontrarci?» disse, quasi rabbioso.
«È ancora troppo presto, lasciamo sedimentare le chiacchiere per un po'. Piuttosto, mi chiedevo se avessi apprezzato il mio regalo, scommetto che l'hai già indossato.»
Non rispose subito, si umettò le labbra mentre istintivamente cercava il collare con lo sguardo. Era ancora sopra il cuscino dove lo aveva lasciato, accanto a sé, di notte. «Vorrei... Penso che debba metterlo tu al mio collo.»
«Oh! Ma certo, che sciocco! Hai perfettamente ragione. Allora pazienta ancora un po', appena Rehael molla la presa verrò da te.»
Sembrava una conclusione. Andras si allarmò. «Tutto qui? Hai già soddisfatto la tua voglia di sentirmi?»
Altro sbuffo divertito. «In realtà ho ben altre voglie da soddisfare, hai una qualche idea di come fare?»
Il diavolo si passò nuovamente la lingua sulle labbra, bocca e gola completamente prosciugate. «Cazzo, Camael, comincio seriamente a dubitare che tu sia un Elevato!»
«Sai, pensavo, gli umani fanno quella cosa con i telefoni, com'è che si chiama?»
Andras aggrottò le sopracciglia. «Sesso telefonico?»
«Bravo! Così peccaminoso!»
Si lasciò cadere sul letto, una mano sulla fronte. Rise. «Sei serio?»
«Vuoi forse farmi credere che non ne sei capace?»
«Beh, ho fatto innumerevoli cose "peccaminose" nella mia lunga esistenza, ma questa...»
«La tua voce è già di per sé una strada perfetta per giungere all'orgasmo, perché non mi ci conduci?» insistette l'angelo tentatore. «Niente video, solo parole e le tue mani, come se fossero le mie.»
«Posso forse rifiutarmi?»
«Ma certo, solo che non vuoi.»
Andras chiuse gli occhi, Camael aveva ragione, come sempre.
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Neutral
FantasyStiamo vivendo un momento difficile a livello creativo, questo racconto che proporremmo a puntate è una sorta di esercitazione, per cui già da ora perdonate se non sarà perfettamente editato e se lo stile a volte farà delle altalene. Aggiorneremo ci...