Capitolo 5

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Se tieni conto delle colpe, Signore, chi potrà resistere?

[Salmi 130:3-4]

«Siamo arrivati.»

Il profilo della città si stagliava tra veli sovrapposti di nebbia, sagome mastodontiche e sfumate, come incorporei giganti d'ombra pietrificati tra vapori d'argento, simili alle lande desolate dell'inferno, picchi solitari scavati da gole del dolore dove brillavano, pulsanti, le schegge rosse delle automobili. Quelle arterie congestionate succhiavano via il tempo e, per contro, amplificavano i pensieri.

La città tratteneva il fiato, soffocava, eternamente.

«Signor Schwartz? Siamo arrivati.» Un piccolo disturbo, lo sguardo ancora vagava per il profilo squadrato, torri impilate in un unico sudario di foschia. Si voltò appena, forse un po' intorpidito, incontrando occhi scuri riflessi nello specchietto retrovisore.

«Siamo in orario?» chiese.

«Sì, signor Schwartz. Ore 18:25 esatte.» Eleanore spense infine il motore. «Vuole che la aspetti qui o preferisce che vada a parcheggiare?»

«Parcheggia e vatti a prendere un sandwich, ho idea che ne avrò per un po'.» Aprì lo sportello e scese.

«Mi scusi?»

«Cosa?» Andras si bloccò, infastidito.

«La sua valigetta.» Eleanore sporgeva dal sedile, i capelli castani perfettamente tirati indietro e trattenuti in una crocchia, il completo scuro stirato con cura, la camicia inamidata e il leggero profumo della tappezzeria dell'auto che le baciava la pelle.

«Giusto, la valigetta.» Andras si curvò e afferrò il manico. «Grazie.»

Eleanore, la sua autista umana, lo fissò allontanarsi fino a quando non sparì oltre l'enorme porta girevole della banca.

I pavimenti riflettevano una luce opaca, a quell'ora non c'era più molta gente, qualche impiegato, le guardie della sorveglianza. Prese l'ascensore, il lato ovest era in vetro e si poteva continuare a vedere lo skyline dall'alto. Da quell'angolatura il cielo sembrava schiarire.

Raggiunse l'ultimo piano, quando le porte si aprirono trovò Naberius ad attenderlo. Mani incrociate dietro la schiena, addosso una delle sue pacchiane giacche di velluto colorato, rosso rubino in quella circostanza.

«Hai portato il contante?»

Andras gli allungò la valigetta. «Mi auguro ne sia valsa la pena.»

Naberius sorrise, mettendo in mostra la dentatura bianca, a contrasto con la pelle scura sembrava brillare. «Puoi avere anche qualche extra, se capisci cosa intendo» ammiccò.

«Capisco, ma rifiuto.»

«Oh, andiamo! Sarà un perfetto diversivo vista la lunga e noiosa trattativa che ci aspetta. Maschio o femmina, scegli pure, ne ho per tutti i gusti!»

«Voglio solo le anime che mi sono state promesse in cambio, voglio la loro innocenza, la loro purezza, niente altro.»

L'amico diavolo s'imbronciò. «Da quando sei diventato così noioso?»

Andras lo superò e avanzò per la grande sala, dove campeggiava il lungo tavolino circondato da decine di sedie. «Sbrighiamoci.»

Trovò Eleanore seduta al suo posto di guida. Mise in moto appena Andras montò in macchina.

«Portami al Neutral.»

La donna iniziò la manovra. «Anche stasera, signor Schwartz? Non sarebbe meglio per oggi se la riporto al suo appartamento?»

«L'affare è andato a buon fine, ho voglia di bere.»

Le ruote accarezzavano l'asfalto e il motore faceva fusa delicate. La notte calava, come sempre inesorabile.

«Sperate ancora di vederlo?»

Andras fissò lo specchietto, ma questa volta lo sguardo non fu ricambiato.

«Dopo tutte queste settimane non si è stancato di essere deluso?» continuò lei.

«Sei al mio servizio da due anni e non ti ho mai vista così irritata.» Andras accavallò le gambe e rilassò il capo contro il poggiatesta del sedile.

«Perché da due anni a questa parte non l'avevo mai vista così insofferente.»

Il diavolo pigiò il pulsante che avrebbe oscurato i vetri della macchina, la piccola paratia color avorio si sollevò andando a nascondere la città fuori, insieme a tutti i suoi desideri.

«Hai ragione, Eleanore, torniamo a casa.»

NeutralWhere stories live. Discover now