Capitolo 16

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Non temere, perché io sono con te.

[Isaia 41:10]


La notte, lunga, in attesa.

Andras sorrideva da solo. Sorrideva al nulla, alla luce fioca delle lampade da camera. Sorrideva al silenzio. Al pensiero, all'immaginazione, alla sua stessa conclamata pazzia, di cui ormai aveva accettato l'esistenza. Una follia di cuore e non di testa e, per questo, tremenda, invincibile, totale.

Tu sei il mio veleno,

la mia caduta,

l'insania.

Tu sei l'irragionevole,

lo spiccar del volo,

il precipitare all'incontrario,

il cielo sopra la mia testa,

la mia fuga dalla libertà.

Tu sei la verità scomoda,

tagliente,

umiliante.

Tu sei il desiderio cieco,

la nostalgia primeva,

la bellezza senza impurità.

Tu sei l'amore,

il mio,

assoluto,

senza scampo.

Che importava di quanto sarebbe accaduto!

Aveva tradito la sua schiera? Aveva messo in pericolo la propria vita e quella dei compagni? Se Camael avesse deciso di usare l'informazione allora nulla più avrebbe avuto importanza. Alla malora il lavoro, gli amici, il compiacimento di Orobas, le gratifiche di Lucifero. Alla malora gli sforzi, i soldi, la dignità.

Se Camael avesse rivelato l'informazione avrebbe significato che non c'era mai stata, e non ci sarebbe stata in futuro, alcuna salvezza per Andras.

Meravigliosa, bianca, luce celestiale a cui non poteva più rinunciare. Il solo pensiero che tutto sarebbe finito, visto che la Potestà aveva già vinto quel gioco, gli rendeva insopportabile l'idea di continuare a esistere.

Eterna morte.

Eterna disfatta.

Eterna sofferenza.

Sorrideva, sì, di terrore.

Troppo tardi, ormai è fatta! Gli restava solo l'eco di quella voce dolce che lo rimproverava stupefatta, che lo rassicurava tra gli indugi. Fidarsi di un angelo? Perché no? Gli angeli non mentivano, gli angeli non tradivano...

Gli angeli non si innamoravano dei diavoli.

Troppo tardi, ormai è fatta!

Si alzò, lento. Mani, addome, petto, persino fin sulla barba, il suo sperma. Raggiunse il bagno, accese la luce, aprì il vano della doccia e l'acqua calda – doveva essere davvero molto calda –attese di vederla fumare e poi s'infilò sotto al getto.

Brucia,acqua, fuoco. Brucia la pelle che si arrossa, si arriccia, si rimargina. Bruciano i pensieri, tanto da ridurli in cenere, così da poter dormire, sognare magari, quella voce, quelle mani, quelle piume bianche.

Tornò in camera, guardò il letto sfatto, i suoi abiti accartocciati, si corrucciò, un suono inopportuno rompeva il silenzio. Prese il cellulare, alcuni messaggi, nessuno di Camael. Lo gettò sul tappeto e si distese.

L'indomani sarebbe stato il quinto giorno.

NeutralWhere stories live. Discover now