La collera è crudele, l'ira è impetuosa, ma chi può resistere alla gelosia?
[Proverbi]
Rehael era scontento, probabilmente perché avrebbe a sua volta scontentato Michael. Non che la cosa preoccupasse Camael, aveva ben altre priorità e beccarsi una ramanzina dalle alte sfere non lo intimoriva.
Certo, avrebbe voluto salvare quelle anime dalla dannazione eterna, ma non sulla pelle del suo Caduto, per cui, visto che dall'ultima riunione con il gruppo di lavoro non era emerso molto di utile, si era congedato con discrezione per recarsi al Neutral.
Il suo umore era stato abbastanza buono, almeno fino a quando Rehael non aveva bloccato le porte dell'ascensore, fissandolo con aria severa e dichiarando che sarebbe andato con lui.
«Ma prego, Josiel e Amiratael saranno lieti di averti tra noi.»
«Molto bene» aveva risposto Rehael, con un sorriso contrito.
Avevano fatto anche il viaggio insieme, nella Lotus del supervisore, c'era stato un silenzio assordante fino all'arrivo del parcheggio. Il palazzo che ospitava il Neutral svettava sopra le loro teste, la cima si perdeva tra spirali caliginose, Camael guardava il respiro diventare nuvola d'argento e si ticchettava con la punta dell'indice l'avambraccio.
La Potestà al suo fianco si ostinava nel suo minaccioso mutismo, sottile disagio che gli faceva avvertire l'aria ancora più fredda di quanto non fosse.
Salirono, l'ascensore luminoso e asettico, il chiacchiericcio che si interruppe per un solo istante al loro arrivo. Niente, l'angelo ribelle questa volta non si affiancava al diavolo con la sua solita sfacciata noncuranza, nulla di troppo interessante.
Andras non c'era, non ci sarebbe stato. Mancava poco e quel loro esilio autoimposto finalmente sarebbe terminato, ma per il momento Camael si sentiva un po' vuoto, gli mancava, la sua feroce bellezza, il suo corpo plasmabile, il suo piacere indomito e...
I suoi sorrisi, la sua voce, il suo calore.
Come si chiamava quel cocktail?
«Un French 75, per favore.» domandò alla barista, sedendosi su uno degli sgabelli del bancone.
Rehael prese un liquore blu in un bicchiere largo e piatto e andò a sedersi sulle poltroncine.
Josiel e Amiratael furono davvero lieti di vederlo, o almeno così parve.
Sarebbe stata un lunga, noiosa serata.
Camael si era aspettato un rimprovero, una minaccia, un tentativo di corruzione da parte di Rehael per avere quelle informazioni che, palesemente, si rifiutava di dare, ma non accadde nulla di tutto ciò. Al quarto drink, ormai con lo stomaco in subbuglio, l'Elevato decise di andarsene. Salutò i suoi compagni, affermò che avrebbe preso un taxi per tornarsene a casa. Aveva la mente lievemente annebbiata, mentre attraversava il pianerottolo per raggiungere l'ascensore si ritrovò faccia a faccia con qualcuno di familiare. Gli ci volle qualche istante per mettere davvero a fuoco, ma riconobbe presto l'umana che faceva da autista ad Andras.
Elena? Elisa?
Occhi scuri, rossetto rosso, capelli castani sciolti sul collo finalmente scoperto, non più in giacca e pantaloni, ma con un aderente abito che metteva ben in evidenza le forme prorompenti.
Eleanore.
La donna lo guardò, lui le sorrise cercando alle sue spalle la figura che solitamente l'accompagnava.
Lei si fermò. «Se cerca il signor Schwartz, mi spiace deluderla ma non è qui. Serata libera per me, ultimamente ne ho parecchie.» Passò oltre, entrando al Neutral, lasciandosi dietro una scia di gelsomino e un rigurgito di rabbia.
Il taxi tardò, Camael si era infreddolito e ora più che mai desiderava calore in cui avvolgersi. I suoi pensieri scompaginati lo ingannarono, così, invece che ritrovarsi davanti al cancello della propria abitazione, si costrinse a tirar su il naso per ammirare i grattacieli metallici della Città Alta.
Non avrebbe dovuto essere lì, affatto! Alla faccia della cautela e del muoversi con saggezza. Troppo alcol, e Andras aveva ragione, gli angeli erano troppo delicati per bere da diavoli! Tornare indietro?Il taxi si era allontanato, il suo respiro non si faceva più nuvola, ma ghiaccio contro le labbra tremanti.
Per quella notte, solo per quella notte!
Avanzò fino a raggiungere l'atrio, poi richiamò le ali e con attenzione risalì la fiancata. Poteva non ragionare con lucidità, ma per qualche strano motivo ricordava assai bene il piano a cui si trovava l'appartamento di Andras.
Bussò alle grandi vetrate, fino a quando non si accesero le luci e la sagoma scura non comparve, avvolta da una sensuale vestaglia di lucido raso rosso.
Camael si leccò le labbra, guardandolo.
Il diavolo sembrava un po' confuso, i capelli scompigliati sulla fronte. «Cosa ci fai qui?»
«Non lo so.» Camael fluttuò all'interno.
«Non dovresti, sei stato molto insistente a riguardo.»
«Verissimo.» Sbatté le ali, mentre poggiava i piedi sul pavimento, il movimento fece cadere una lampada. «Ops!»
Andras non sembrò preoccuparsi dell'oggetto, afferrò per una delle ali e attirò l'angelo a sé.
Calore. Camael sorrise.
Gli occhi neri del diavolo si assottigliarono. «Sei ubriaco?»
«Che esagerato. No!» Alzò un mano, passò un dito sulle labbra dell'altro. «Sentivo un po' freddo.»
Andras gli baciò quel dito. «Sei ubriaco.»
«Ho detto di no!» protestò l'angelo, gli avvolse le braccia al collo e si lasciò afferrare. «Ho freddo!»
«Va bene, va bene. Che ne dici allora di un bagno caldo?»
L'Elevato appoggiò la testa sulla spalla dell'altro. «Ottima idea.»
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Neutral
FantasyStiamo vivendo un momento difficile a livello creativo, questo racconto che proporremmo a puntate è una sorta di esercitazione, per cui già da ora perdonate se non sarà perfettamente editato e se lo stile a volte farà delle altalene. Aggiorneremo ci...