Tu non adorerai altro Dio, perché il Signore, che si chiama il Geloso, è un Dio geloso.
[Esodo, 34:14]
Avrebbe riso in faccia a quell'angelo maledetto, se solo il vederlo non lo avesse fatto sentire come il vincitore della guerra dell'Ultimo Cielo. Dunque era venuto a cercarlo, non si era trattato solo di una sperimentale voglia di trasgressione.
«Gelosia, che sentimento poco celestiale» lo prese in giro, mentre si dirigeva verso il salone che si apriva poco oltre le vetrate.
Camael sollevò le spalle con aria incurante e lo seguì. «Immaginavo un appartamento pregno di cupe suppellettili, trofei macabri e amenità diaboliche di indubbia volgarità. Invece è sobrio ed elegante, proprio come te.»
«Hai un'idea di noi diavoli che si avvicina molto a quella di alcuni umani integralisti.»
«Può darsi, ma il mio era un complimento.»
«Stai cercando di lusingarmi? C'è un'intera sezione dell'Inferno che si occupa di questo, vuoi fare domanda?»
Camael ridacchiò. «Sono bravo?»
Andras si bloccò proprio davanti al minibar, decine di bottiglie di varie forme e dimensioni piene a metà di liquidi ambrati. «Cosa bevono gli angeli, oltre al prosecco in ridicoli bicchierini di cristallo?»
La risposta fu ben diversa da qualunque cosa si aspettasse. Un corpo fresco premuto contro la sua schiena e mani bramose che scorrevano sui suoi fianchi, verso l'addome e proseguivano in alto, insinuandosi tra i peli del petto, trovando i capezzoli e pizzicandoli.
Gli occorse parecchia forza di volontà per tenere le labbra serrate, abbassò gli occhi su quelle dita bianche e snelle che lo stavano letteralmente assaggiando e fu costretto a trattenere il respiro. Il suo corpo stava già rispondendo a quel tocco che diveniva sempre meno delicato e stimolava i suoi centri nervosi come una continua scossa elettrica.
«Avrei adorato bere qualcosa con te nel tuo splendido salotto, ma non riesco a sopportare l'essenza di quella umana sulla tua pelle» sussurrò la Potestà, subito prima di poggiargli la bocca sul retro del collo.
«Beh,» riuscì a rispondere Andras. «Allora avresti dovuto essere un po'più disponibile. Non sono famoso per la mia pazienza.»
Camael lo pizzicò più forte, strappandogli un sussulto. C'era furore in quel gesto erotico.
«Hai decine, o forse centinaia, di amanti disponibili, per cui ho ragione di credere che qualcosa di così ordinario non ti basti!»
Andras lo afferrò ai polsi e allontanò le mani irriverenti da sé. Si voltò per fronteggiare l'Elevato. «E dunque tu sai cosa desidero?»
L'angelo sorrise, con la sua solita, tossica dolcezza. «Mi sembra di avertelo detto fin dal principio, ma vedrò di spiegarmi meglio: non basterebbero mille coiti con quell'umana per avere un briciolo dell'estasi che posso donarti io.»
Andras ghermì un bicchiere alla cieca, sentendo il bisogno di bere qualcosa di veramente forte. Maledetto arrogante, lui, le sue ali candide, i suoi capelli di sole, i suoi occhi di luce, le sue labbra morbide, la sua pelle perfetta, il suo profumo celestiale, la sua voce armoniosa! Gli serviva qualcosa che ammutolisse quelle sensazioni, il suo corpo vibrava, il suo cazzo traditore sollevava la testa in cerca di attenzioni.
Il bicchiere cadde e si ruppe in mille frammenti scintillanti, Andras si ritrovò con le proprie dita avvinghiate al collo candido dell'angelo, strette.
Camael dischiuse la bocca, un lieve sibilo, eppure continuava a sorridere.
Il marchese avrebbe voluto stringere ancora più forte la pelle diafana fino a lasciare il segno delle unghie, spingerlo verso il tappeto, sollevargli quelle ali pompose e fotterselo senza remore, ma qualcosa nel profondo lo mise in guardia. C'erano altri segreti che si agitavano dentro di lui, voglie, tentazioni, istinti ambigui e pericolosi, si leccò le labbra che sentiva aride come se avesse bevuto le acque di fuoco del Flagetonte. «Cosa vuoi che... faccia?» Non riusciva a credere di averlo detto, eppure sapeva che era quello che l'Elevato voleva da lui, e che gli avrebbe permesso di assaggiare l'estasi promessa.
Camael sollevò un braccio e gli sfiorò il polso, un tocco gentile. «Lasciami.»
Ritrasse la mano.
La Potestà si aggiustò il colletto lievemente stropicciato, slacciandosi il primo bottone e mostrando un brandello di pelle appena sopra le clavicole. Si tolse la giacca e la lanciò verso il divano alle sue spalle. «Vieni alla finestra.»
Si spostarono davanti alle grandi vetrate, a quell'altezza e quell'ora della notte la città era un culmine di luci schematiche su uno sfondo bidimensionale. Il diavolo osservò il panorama familiare e intravide dal riflesso sul vetro Camael scivolargli alle spalle. Le mani lo toccarono sulla curva della schiena, appena sopra le natiche, lo carezzarono risalendo la spina dorsale e premettero all'altezza delle spalle fino a costringerlo ad appoggiarsi contro la vetrata, palmi aperti sulla superficie fredda.
«Vorrei che mi venissi dentro, vorrei sentire il fuoco del tuo orgasmo farmi tremare l'anima mentre mi riempi di seme.» La voce era un sussurro pieno di trasporto, una richiesta accorata, quasi commovente, Andras non riusciva a credere alle proprie orecchie. Non sembrava affatto la voglia capricciosa di una scopata fuori dalle regole, ma un bisogno profondo, viscerale che titillava il suo intimo molto più di quanto stavano facendo le dita leggere sul suo corpo esposto.
«Per questo,» continuò l'angelo, mettendosi in ginocchio dietro di lui, «voglio che tu stia fermo e che non venga, fino a quando non ti chiederò di penetrarmi. Dentro di me, il tuo sperma corrotto lo desidero solo dentro di me!»
Dita leggere gli divaricarono piano le natiche, Andras spalancò gli occhi quando le labbra di Camael gli poggiarono prima un paio di delicati baci sulla pelle interna e poi la lingua, umida e fresca gli accarezzò la fessura, lappando con una lentezza colma di promesse.
«Cazzo» sibilò a denti stretti mentre appoggiava la fronte sul vetro e chiudeva gli occhi.
La lingua dell'angelo seguiva la curva inclinata del suo fondoschiena su e giù, e dava piccoli colpetti sull'apertura che istintivamente il diavolo contraeva.
«Buffo! Vetiver e lavanda, che sapore delicato per uno sporco e depravato diavolo dell'inferno!» Commentò Camael, una presa in giro detta con un tono così affettuoso che Andras si accigliò.
«Gli angeli non fanno la doccia dopo aver scopato con qualcuno?»
La prima risposta che ricevette fu un morso proprio nella zona più rotonda del suo gluteo sinistro. Non troppo forte, ma neanche troppo piano da illudersi di non essersi guadagnato un livido.
«Cazzo!» protestò, eppure non si mosse. Palmi e fronte contro il vetro, dita frementi e il suo culo ansioso di ricevere di più.
Camael riprese a leccare e unì alla bocca il tocco sicuro di una mano sui suoi testicoli. Li palpeggiava, li stringeva, li tirava, poi introdusse la lingua nell'orifizio.
Lo scopò in quel modo,mentre gli manipolava le palle.
Andras pensò che non aveva mai provato nulla di simile. Scariche di piacere gli fecero tremare braccia e gambe, mentre il suo ventre si riempiva di fuoco gelido, pronto a scaricarsi.
Gonfio di piacere tanto da aver paura di esplodere, si ricordò che Camael gli aveva chiesto di non venire.
Non era proprio esatto, non glielo aveva chiesto, glielo aveva imposto e ora lui era nei guai.
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Neutral
FantasyStiamo vivendo un momento difficile a livello creativo, questo racconto che proporremmo a puntate è una sorta di esercitazione, per cui già da ora perdonate se non sarà perfettamente editato e se lo stile a volte farà delle altalene. Aggiorneremo ci...