Capitolo 24

357 31 25
                                    

Tutto posso in colui che mi dà la forza.

[Filippesi 4:13]


Dimmelo.

Ne aveva bisogno, desiderava quelle parole, quella sensazione, la salvezza.

Dimmelo, ti prego.

Poteva parlare, chiedere.

Dimmi che mi ami.

«Un disastro totale, direi, tu hai disobbedito, io ho indirettamente fatto fallire il grande affare» mormorò con la faccia affondata contro il petto di Camael.

«Non posso negarlo» approvò la Potestà. «Sarà complicato trovare un modo per venirne fuori.»

Andras sbuffò. «Temo che Lucifero potrebbe decidere di condannarmi all'Oblio.» Sentì i muscoli di Camael irrigidirsi e fece un triste sorriso.

Dimmelo!

«Oh, per favore, la tua situazione non è poi così grave, prometti di recuperare quelle anime in un modo o nell'altro e avrai il suo perdono, io invece...»

«Cosa rischi, Camael?» Lo chiese con esitazione. Le Gerarchie Celesti non erano affatto magnanime e la rigidità dei protocolli era tale che neanche il più piccolo sgarro sarebbe stato fatto passare liscio.

Le dita dell'angelo si soffermarono sulla sua chioma arruffata, lisciando con delicatezza un nodo. «La Caduta.»

Andras si staccò a malincuore dal corpo dell'altro, aggiustò le ali malconce dietro di sé e si appoggiò ai cuscini, mentre guardava Camael in faccia, per cogliere i suoi pensieri.

L'Elevato intrecciò le proprie mani in grembo e fece un sospiro profondo. «Forse non sarà così male, non pensi anche tu che la Corruzione mi si addica?»

«Saresti splendido in ogni caso» disse sinceramente il diavolo.

«E se invece così non fosse? Se diventassi ripugnante?» Le dita intrecciate si strinsero convulse.

Andras le notò, guardò il suo angelo, il sole offuscato dalle grigie nubi dell'incertezza, impaurito. Forse era lui a dover dire quelle parole. «Ti amo, Camael, a prescindere da ciò che accadrà, dal tuo aspetto, che sia il Paradiso o l'Inferno, io ti apparterrò comunque.»

Camael si rimise in piedi, il suo sguardo impenetrabile, si allontanò dal letto per prendere qualcosa sul ripiano dello specchio. Andras cercò di sbirciare, comprese nel momento in cui l'angelo gli porse l'oggetto.

Il collare. I bordi di cuoio lievemente anneriti dal fuoco e una macchia scura di sangue secco che non era andata via.

Fece un piccolo ghigno, credeva di averlo perduto durante la battaglia. Le sue ali erano bruciate, ma quel collare era ancora lì. Il dono di Camael. «Devi mettermelo tu.»

L'Elevato gli si accostò e con cura gli legò i lacci dietro il collo.

«Sono lieto di essere almeno arrivato in tempo, avrei preferito aver capito prima quanto stava accadendo, ma non c'è modo di tornare indietro, sei comunque salvo e questo mi basta. Forse ora faresti meglio a parlare con Naberius, credo che abbiate alcune cose di cui discutere.»

Andras afferrò il polso di Camael prima che si ritraesse del tutto. «Sì, parlerò con Nabe, ma noi, tu...»

L'Elevato ridacchiò, accostandosi e baciandogli una guancia. «Sciocco, sei a casa mia, direi che ci vedremo presto e spesso, almeno fino a quando non sarai in grado di alzare quelle tue natiche così sode e appetitose dal mio letto.»

Andras annuì e lo lasciò andare. Si toccò fugacemente il collare, poi rimase in attesa di vedere il muso imbronciato del suo amico e sapere da lui quanto profondo fosse quel disastro.

Quando Naberius entrò nella stanza lo fece con prudenza, guardandosi attorno e muovendosi come se da un momento all'altro dovesse pestare una bomba.

Afferrò lo sgabello imbottito che si trovava davanti alla specchiera e si piazzò guardingo al capezzale dell'amico, con aria cospiratoria. «Ho sempre pensato che le case degli angeli fossero ascetiche mura e pallidi pavimenti, senza nient'altro, invece questa è quanto di più disgustosamente smorfioso io abbia mai visto!» Poi raddrizzò la schiena, aggiustandosi la giacca tigrata attorno al corpo magro. «Se non altro il tuo amante mi ha offerto un té delizioso.»

«Nabe, io non so come scusarmi con te per quanto accaduto.»

L'altro lo guardò, poi scosse il capo. «Temo che mi dovrai un bel po' di favori, da qui a mille anni, ho dovuto coprirti con Orobas che ha assicurato che avrebbe messo una buona parola con Beherit e, in più, ho salvato il culo luminoso del tuo bell'angioletto!»

Andras si corrucciò. «Meglio se vai per ordine a spiegarmi cosa è successo.»

«Sì, certo, ma prima lascia che ti chieda una cosa.»

«Sarebbe?»

«Come accidenti hai fatto a far innamorare di te un Fiammeggiante?»

NeutralWhere stories live. Discover now